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Lo sciopero

Appalto Dhl ad Azzano, protesta senza sosta: “Differenze tra lavoratori inaccettabili” video

A far precipitare la situazione tra la Work & Service e la Uil Trasporti è stata la mancata firma sull'accordo di secondo livello: "Lavoriamo senza alcuna indennità di trasferta"

Azzano San Paolo. La richiesta è semplice: chiedono che vengano applicate anche a loro le stesse condizioni di lavoro degli altri colleghi, comprensive di indennità di trasferta e buoni pasto.

È la questione di fondo alla base dello sciopero che da due giorni prosegue all’esterno della Dhl di Azzano San Paolo, dove la Uil Trasporti continua a protestare contro la Work & Service, l’azienda con sede a Novara che gestisce l’appalto sul sito dell’hinterland.

“Tutto nasce a maggio dalla nostra mancata firma dell’accordo di secondo livello sottoscritto invece da Cgil e Cisl – ricorda Giacomo Ricciardi, segretario generale della Uil Trasporti di Bergamo – Da quel giorno abbiamo già organizzato tre scioperi, perché la situazione è solo peggiorata: chi è iscritto al nostro sindacato continua a essere oggetto di discriminazioni di ogni tipo e di forti pressioni a firmare in prima persona quell’accordo, basato sul regime di flessibilità che porterebbe da 39 a 44 le ore di lavoro”.

Tra i circa 30 iscritti alla Uil Trasporti l’adesione allo sciopero è stata praticamente del 100%, anche se durante la lotta qualcuno non se l’è sentita di andare avanti: “Per paura un paio di noi alla fine hanno firmato quell’accordo – spiega Dritan Beu, Rsu aziendale Uil Trasporti – Abbiamo segnalato da tempo la nostra situazione alle istituzioni provinciali, ma nessuno ci ascolta. Non è possibile andare a lavorare senza alcuna indennità di trasferta. Noi continuiamo nelle nostre azioni, ma ci sembra un labirinto senza fine: non è più accettabile. A sorprendere ancora di più è il fatto che a poca distanza da qui, alla TNT, la stessa azienda applichi condizioni di lavoro che prevedono 18 euro di indennità a trasferta, mentre noi siamo addirittura senza buoni pasto”.

Il sindacato non molla e ha deciso di portare la protesta a un livello superiore: “Abbiamo deciso di coinvolgere anche tutti i territori nazionali e martedì ci vedremo in videocall per fare il punto della situazione – aggiunge Ricciardi – L’accordo della discordia lo abbiamo già impugnato e il mese prossimo dovremmo avere la prima udienza: non possiamo sopportare questo trattamento ai nostri lavoratori, due dei quali sono stati licenziati e gli altri continuamente bersagliati da lettere di contestazioni. A livello nazionale a dicembre dello scorso anno era stato trovato un accordo con tutte le sigle sindacali, ma l’applicazione territoriale è molto frammentaria”.

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