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L'intervista

Minacce a Berizzi, in 13 verso il processo: “Ma ogni giorno sono bersaglio di odio”

Il cronista bergamasco di Repubblica: "Nell'indagine solo una piccola parte delle minacce che ricevo quotidianamente". Sui cori 'Duce, Duce' all'Aeronautico: "C'è chi parla di goliardia, io mi chiedo come possa accadere in una scuola"

Milano. Paolo Berizzi ha accolto la notizia “con soddisfazione”. “La attendevo da tempo – dice -, ma è come togliere una goccia da un bicchiere pieno. Quelle finite nell’indagine sono una piccola, piccolissima parte delle minacce e dell’odio che purtroppo, lo dico con grande tristezza, ricevo ogni giorno”.

Dopo quasi tre anni, la Procura di Bergamo ha notificato l’avviso di chiusura indagini a 13 persone accusate di minaccia aggravata nei confronti dell’inviato bergamasco di Repubblica, da tempo oggetto di insulti e atti intimidatori per il suo lavoro d’inchiesta sul mondo dell’estrema destra. Unico cronista europeo attualmente sotto protezione per minacce neofasciste e neonaziste. “Segno che l’Italia – osserva Berizzi- ha qualche problema in più di altri Paesi con questo genere di fenomeni”.

Berizzi, ma chi sono queste persone?

Sono studenti, operai, impiegati, liberi professionisti. C’è anche un imprenditore, noto negli ambienti calcistici di Inter e Milan, il classico insospettabile. Tutti direttamente o indirettamente legati a gruppi neofascisti o ultras neri negli stadi. Ma la matrice comune è una: l’ideologia di estrema destra.

Che cosa vuol dire loro?

Che odiare costa. Chi pensa di poter attaccare, minacciare e bastonare indossando il passamontagna dell’anonimato, è bene che si rassegni al fatto che l’impunità non è loro garantita. C’è sempre chi fa rispettare la Legge.

Un monito anche per le altre persone che la insultano e minacciano sul web.

Ormai è la quotidianità… A prescindere da quel che scrivo e continuerò a scrivere.

Da anni, lei si occupa di inchieste e approfondimenti sui nuovi fascismi. Eppure, c’è chi crede sia meglio non dare troppa visibilità a questi fenomeni.

La prima regola dei fascisti è: i fascisti non esistono. Nel momento in cui neghiamo l’esistenza di questi gruppi, facciamo loro il più grande dei favori. Negare l’esistenza di un fenomeno significa automaticamente sdoganarlo, diventarne complici. Essere indifferenti rispetto a un fenomeno dal mio punto di vista preoccupante, significa normalizzarlo. Vuol dire offrire spazio, terreno di agibilità a questi gruppi. A proposito, sapete qual è l’ultima moda dei fascisti?

No, dica.

Dare dei fascisti agli altri: gridano alla dittatura sanitaria, ma sono gli stessi che hanno nostalgia della dittatura che fu. Chi fa informazione ha il dovere civile di denunciare queste organizzazioni, capire come sono strutturate, chi le finanzia e di quali sponde politiche godono. Penso alla destra istituzionale, quella in doppio petto, che in questi anni ha sdoganato il neofascismo. Dobbiamo fare quello che Umberto Eco ci mise in guardia di fare: prestare attenzione, perché il fascismo è in grado di riprodursi e rinascere sotto forme nuove. Tocca a noi cittadini individuarle e portarle a galla.

Tendiamo invece a minimizzare? Pensiamo ai cori ‘Duce, Duce’ all’Istituto Aeronautico di Bergamo, c’è chi li ha definiti una goliardata.

I teorici della goliardia sono complici di questi fenomeni, non importa se indirettamente o involontariamente. Minimizzarli, banalizzarli, derubricarli a folklore significa non volerli comprendere e nemmeno contrastare. I teorici della goliardia sono quelli che per anni hanno detto che ‘i fascisti non esistono più’. Ma il 9 ottobre, a Roma, anche loro si sono accorti che non solo i fascisti esistono, ma che sono pure squadristi. Perché l’attacco alla Cgil è un’azione eversiva, fascista nelle modalità. Anche chi prima faceva finta di niente o si girava dall’altra parte, adesso si è accorto che il fenomeno esiste e può essere pericoloso. Per quanto riguarda il caso dell’Aeronautico, mi chiedo come un preside possa prestarsi ad una cosa del genere. Come questo possa accedere nel 2021 in una scuola, la prima centrale educativa che forma l’individuo.

Non possono essere derubricate a folklore le sfilate del movimento no Green Pass, in corteo come deportati ebrei tra pigiami a righe e filo spinato.

Tutte le proteste sono legittime, anche quelle contro il Green Pass. Ma queste manifestazioni offendono e calpestano la memoria di milioni di morti e delle loro famiglie. Una vera indecenza, una violenza a tutti gli effetti. Il sonno della ragione genera mostri, ma noi questi mostri dobbiamo guardarli in faccia. E sconfiggerli, possibilmente.

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