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Cinema

La recensione

“Army of Thieves”: Heist movie tedesco sulle note di Richard Wagner

In questo prequel di “Army of the Dead” una donna misteriosa recluta il bancario Dieter per aiutare la sua squadra a scassinare tre leggendarie casseforti in Europa

Titolo originale: Army of Thieves

Regia: Matthias Schweighöfer

Durata: 129’

Genere: Crime, heist movie

Interpreti: Matthias Schweighöfer, Nathalie Emmanuel, Ruby O. Fee, Stuart Martin, Guz Khan, Jonathan Cohen

Valutazione IMDB: 6.4/10

Programmazione: Netflix

Trailerhttps://www.youtube.com/watch?v=lXtoKCr_j7g

Qualche anno prima dell’improbabile colpo da 200 milioni di dollari contenuti nei caveau sotterranei di una Las Vegas strapiena di non morti assetati di sangue, Ludwig Dieter (Matthias Schweighöfer) galleggiava all’interno di una vita monotona all’insegna di un impiego in banca poco appagante e di un passatempo davvero strano. Il tedesco, che in realtà si chiama Sebastian, è infatti molto appassionato di casseforti e nel tempo libero coltiva un piccolo canale YouTube in cui racconta la storia e la creazione di molte di queste, dando particolare attenzione a quattro gioielli della tecnica realizzati dal fabbro Hans Wagner: la Rheingold, la Siegfried, la Valchiria e la Gotterdammerung. Quest’ultima verrà scassinata proprio dallo stesso Dieter sei anni dopo, durante i fatti di “Army of the Dead”, ma per ora le casseforti, i cui nomi provengono dalle 4 opere di Richard Wagner che compongono il ciclo di drammi “Anello del Nibelungo”, sono solo un miraggio leggendario agli occhi di un anonimo bancario di Potsdam, ma qualcosa sta per cambiare. Tramite i suoi video infatti il ragazzo viene notato da Gwendoline (Nathalie Emmanuel), una ladra di gioielli intenzionata a reclutare Sebastian nella sua super squadra di criminali per rubare una fortuna in giro per il Vecchio Continente.

Sequel del poco felice “Army of the Dead” diretto da Zack Snyder e film più visto della settimana su Netflix, “Army of Thieves” è un lungometraggio prodotto dalla grande “N” rossa che espande l’universo cinematografico del regista americano, promettendo di arricchirsi ancora di più in breve tempo grazie ad altre storie, più o meno collegate al filone principale.

Il regista del film, nonché interprete principale, è il tedesco Matthias Schweighöfer che, affiancato nel soggetto e nella sceneggiatura da Shay Hatten e da Snyder stesso, cerca in ogni modo di dare dignità alla backstory di un personaggio di cui in fondo nessuno sentiva il bisogno, non riuscendoci praticamente mai.

Portando in scena lo schema tipico degli heist movie a tema criminale, peraltro già utilizzato nel primo capitolo della saga, “Army of Thieves” introduce allo spettatore in modo sequenziale una squadra sgangherata di ladri ambiziosi il cui fine ultimo è quello di mettere a segno uno dei colpi più grandi della storia.

Se vi sembra che si stia parlando de “La Casa di Carta” è perché le somiglianze si sprecano. In questo contesto Sebastian/Ludwig viene assoldato in virtù della sua innata abilità nello scassinare casseforti, facendosi talvolta guidare dalle note delle opere Wagner in quello che, seppur già visto, poteva essere un interessante espediente narrativo.

Così però non è, e il film paga a più riprese lo scotto di portare in scena dei che personaggi la cui profondità è pari a quella di un foglio di carta da stampante, e tra questi rientra purtroppo anche il protagonista. Timoroso, romantico e molto riservato, Sebastian verrà sviscerato quel tanto che basta da delineare e approfondire i caratteri più generici della sua personalità, lasciando però il fianco scoperto ad un trama canonica e già vista, in cui nemmeno l’apertura delle casseforti appassiona come dovrebbe.

Di difficile interpretazione è poi la scelta di Snyder di passare da uno zombie movie dai forti connotati truci ad un’opera action a tinte comiche, relegando i non morti a brevi comparse in sparuti servizi del telegiornale, eliminando così l’unico lato veramente riuscito di questo neonato (e per ora molto poco apprezzato) filone narrativo.

Eccessivamente lungo, ripetitivo e con il solo merito di portare in scena uno Schweighöfer profondamente calato nella parte, “Army of Thieves” si candida già come uno dei film più dimenticabili di questo 2021.

Battuta migliore: “Qui si parla di diventare leggende”

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