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Il presidio

Stop al DDL Zan: Bergamo scende in piazza, Gandi: “Al vostro fianco in questa battaglia” fotogallery

Centinaia di persone in piazza per protestare contro l'affossamento del DDl Zan in Senato.

Bergamo. Il cielo grigio di una domenica autunnale finisce sullo sfondo sommerso dai colori dell’arcobaleno di borse, bandiere, sciarpe, ombrelli. Bergamo scende in piazza contro lo stop al DDL Zan e lo ho fatto domenica 31 ottobre davanti a Palazzo Frizzoni, sede del Comune di Bergamo. Sono le 15 quando davanti al portone del municipio ci sono già bandiere ed ombrelli in caso di pioggia, si provano microfoni e altoparlanti. Poi inizia la musica e piano piano la piazza si riempie e i manifestanti colorati inondano anche parte del Sentierone.

“Siamo qui per sentire un altro tipo di applausi” rimarca Valentina Ghilardi, presidente di Bergamo Pride e chiede ai politici di ascoltare le richieste che vengono dai cittadini.

Quindi parte la vera manifestazione. Prendono voce diversi rappresentanti delle associazioni. Cristina di ALFI (Associazione Lesbica Femminista Italiana), Marco Arlati di Arcigay Bergamo che chiede anche “il matrimonio equalitario e le adozioni: noi non siamo cittadini di serie B”. C’è poi l’associazione dei genitori Agedo, poi è la volta di Valentina Ghilardi, di Bergamo Pride e Ervin Bajrami di UCRI (Unione delle comunità romanés in Italia): “Sono convinto che i diritti civili siano diritti di tutte e tutti e non solo della minoranza di turno che li richiede, dovremo partire tutte/i dallo stesso punto, attraverso la parità sociale e legislativa, intersezionali. Il Ddl Zan è stato classificato con un disegno di legge per la comunità Lgbt+ in realtà la tutela si estende anche alle persone diversamente abili e alle donne, altro che minoranza. Un disegno di legge seppur al ribasso con quel famoso articolo 4 che difende le libertà d’opinione nonostante l’articolo 21 della Costituzione, come se insultare o picchiare qualcuno inneggiando ai crimini d’odio possa essere un’opinione. Il voto è stato volutamente a scrutinio segreto poiché la responsabilità politica verso la cittadinanza di questi cosiddetti “onorevoli” è pari a zero, vista la reazione per il non passaggio degli articoli e di conseguenza la morte del disegno di legge Zan. Abbiamo un’arma potente dalla nostra parte, il voto, sfruttiamo senza dimenticare la sconfitta storica che quel voto rappresenta, non per la comunità LGBT+, non per le persone diversamente abili, non per le donne e basta ma per l’intera società, perché i diritti civili sono di tutte e tutti e non solo di chi li richiede per essere tutelato/a e per avere parità sociale e legislativa”.

Infine il microfono va al vicesindaco di Bergamo, Sergio Gandi. “La cosa che spesso si dimentica quando ci si ritrova in un luogo come questo è che noi ci occupiamo di persone. Stiamo parlando di persone che hanno dei doveri e dei diritti. Questo punto fermo è sfuggito a chi in quel momento in Senato ha agito secondo altre logiche e ha fatto calcoli di altra natura.  Però inviterei anche a distinguere, ora qui parlo perché rappresento anche un’istituzione che è il Comune di Bergamo e sono tra quelli che fanno politica in questa fase della loro vita, non è tutto uguale e non tutti la pensano allo stesso modo. Chi ha applaudito e votato in quel modo ha una certa appartenenza e fa parte di un mondo, questo dovete ricordarvelo perché le battaglie vanno fatte con le persone che ci stanno e che sono solidali con questi temi. Finché ci saremo noi in questo Palazzo, l’Amministrazione di Bergamo è e sarà al vostro fianco”.

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