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Città del vaticano

Papa Francesco tra la comunione di Biden e il rispetto delle minoranze con l’indiano Modi

Novanta minuti tra il presidente Usa Joe Biden e Papa Francesco. Molto problematico l’incontro con il primo ministro indiano Narendra Modi, che al termine dell'incontro invita il Pontefice in India

Roma. Novanta minuti di Joe Biden con Papa Francesco; risate e scambio di doni; tutt’altro clima rispetto a quello tetro del 24 maggio 2017 con Donald Trump.

“Il Pontefice è contento che sia un bravo cattolico”. Secondo la Casa Bianca, il Papa gli avrebbe confidato di “essere felice di avere di fronte un buon cattolico, che continua a ricevere la Comunione”. In tutto 90 minuti – 75 per “Vatican News” -, il doppio di Trump, tre volte tanto Obama. Il primo presidente cattolico degli Usa John Fitzgerald Kennedy fu ricevuto il 1° luglio 1963 da Paolo VI, eletto il 21 giugno. Joe Biden è ricevuto 58 anni dopo, il 29 ottobre 2021, con la moglie Jill. Francesco gli avrebbe offerto un appoggio non scontato prima del voto dei vescovi americani che a metà novembre si esprimeranno sulla “coerenza eucaristica”. “Il Papa ha detto una preghiera per me e ha benedetto un rosario”.

Anche se di aborto in senso stretto non hanno parlato
“È stata una conversazione privata” chiosa Biden – il tema di fondo, secondo i media americani e italiani, resta la sua posizione da cattolico sui temi eticamente delicati. E non è un mistero che il mondo cattolico conservatore statunitense osteggi Papa Bergoglio. Francesco e Biden si erano incontrati già tre volte. Durante la visita negli Stati Uniti nel 2015 Francesco, in un hangar dell’aeroporto di Philadelphia, lo confortò dopo la perdita di Beau, il figlio stroncato pochi mesi prima da un tumore al cervello. Biden regala a Bergoglio una moneta: “Mio figlio avrebbe voluto che lei avesse questa moneta”.
L’incontro del 29 ottobre, il primo dopo l’insediamento alla Casa Bianca, ha per Biden un sapore speciale. Riconosce l’autorità morale di Francesco: “Lei è il più grande combattente per la pace che abbia mai conosciuto”. Dice un comunicato vaticano: “Si soffermano sul comune impegno nella protezione e nella cura del Pianeta; sulla situazione sanitaria e la lotta contro la pandemia; sul tema dei rifugiati e dei migranti; sulla tutela dei diritti umani, incluso il diritto alla libertà religiosa e di coscienza; sulla pace nel mondo tramite il negoziato politico”.

Il presidente lo ringrazia “per aver fatto sentire la voce sulle persone ingiustamente detenute, anche in Venezuela e a Cuba”. Biden regala a Francesco un abito talare tessuto a mano nel 1930 dal famoso sarto Gammarelli in centro a Roma. Francesco ricambia con il dipinto su ceramica “Il Pellegrino”, documenti del pontificato tra i quali il “Documento sulla fratellanza umana”.
L’incontro è osservato con attenzione dai cattolici americani per la tensione fra il capo della Casa Bianca e la Chiesa statunitense. Fra meno di tre settimane i vescovi si riuniranno a Baltimora per l’assemblea d’autunno, e uno dei punti all’ordine del giorno è il documento sulla “coerenza eucaristica”. Il documento esaminerebbe l’opportunità di negare la Comunione ai personaggi pubblici, in particolare politici, che sostengono l’aborto. È escluso che il testo menzioni Biden, ma molti osservatori vedono nel documento un chiaro rimprovero di una parte non piccola dell’episcopato
al presidente. Per Biden sarà un momento delicato. Nel 2019 un sacerdote della Carolina del Sud si rifiutò di dargli la Comunione per la sua posizione a favore dell’interruzione di gravidanza. E all’indomani dell’insediamento alla Casa Bianca nel gennaio 2021 la Conferenza episcopale lo rimproverò: “È grave che uno dei primi atti del presidente promuova attivamente la distruzione di vite umane nelle nazioni in via di sviluppo. Quest’ordine esecutivo è antitetico alla ragione, viola la dignità umana ed è incompatibile con l’insegnamento cattolico”.

La Santa Sede invita i vescovi alla cautela su posizioni che rischiano di essere strumentalizzate. Non è bello fare della Comunione un fatto politico. “Non ho mai rifiutato l’Eucaristia a nessuno”
suole dire Francesco. Molto problematico l’incontro con il primo ministro indiano Narendra Modi, al governo dal 2014. Al Pontefice porta in dono un candelabro di argento e un volume
sull’impegno a favore dell’ambiente. Francesco ricambia con una formella in bronzo con la scritta “Il deserto diventerà un giardino”, i documenti papali e in particolare il “Documento sulla Fratellanza umana” firmato il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi dal Papa e dal Grande Imam di Al-Azhar. Modi è capo del nazionalista “Baratiya janata party, Partito del popolo indiano”.

In un contesto di violenze anti-cristiane, la Conferenza episcopale ha sempre cercato il dialogo. Nel gennaio 2021 i cardinali Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, George Alencherry, arcivescovo maggiore dei siro-malabaresi, e Baselios Cleemis, arcivescovo maggiore dei siro-malankaresi, hanno illustrato a Modi l’opera della Chiesa in campo educativo, sanitario e sociale.
Non è allegra la situazione delle minoranze religiose in un Paese in cui i cristiani sono appena il 2,3 per cento e sono colpiti dalle leggi anticonversione, cioè non ci si può convertirsi dall’Induismo al Cristianesimo. In questi anni di governo dell’indù Modi gli attacchi contro i cristiani sono proseguiti incessanti, anche a causa delle leggi anti-conversione applicate in 8 dei 28 Stati che compongono l’India. Frizione ha provocato la morte in carcere a luglio di padre Stan Swamy, anziano gesuita attivista per i diritti degli indigeni. Modi ha invitato il Papa in India. Istanza analoga era stata avanzata nel 2017. Due Pontefici hanno visitato l’immenso Paese: Paolo VI a Mumbai (Bombay) nel dicembre 1964 per il Congresso eucaristico internazionale; Giovanni Paolo II nel febbraio 1986 e nel novembre 1999.

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