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Il caso

Il cardinale Tisserant e altri prelati “Giusti tra le nazioni”, Papa Giovanni no. Perchè?

Il riconoscimento di Roncalli avrebbe dovuto avvenire nell’ottobre 2013. La "Knesset", il Parlamento israeliano, gli dedicò una sessione speciale sulla base della documentazione della Fondazione internazionale ebraica Raoul Wallenberg, il cui presidente Eduardo Eurnekian a fine giugno 2013 fu a Sotto il Monte, paese natale del Papa bergamasco, per onorare la memoria di Angelo Giuseppe Roncalli-Giovanni XXIII. Da allora tutto è fermo

Bergamo. I francesi cardinale Eugène Gabriel Tisserant, mons. André Bouquin e il diplomatico Francois De Vial, sono stati riconosciuti “Giusti tra le Nazioni” dallo “Yad Vashem, Memoriale dell’Olocausto” di Gerusalemme per aver salvato ebrei dalle deportazioni naziste durante la Seconda guerra mondiale.

Eugène Tisserant, studioso di Teologia e Sacra Scrittura, è segretario della Congregazione per le Chiese orientali, cardinale nel 1936, decano del Collegio cardinalizio e membro del Consiglio di presidenza del Concilio Vaticano II (1962-65). La motivazione ricorda che il cardinale francese «ha iniziato la sua alleanza con il popolo ebraico alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Nel 1939, a causa delle leggi razziali emanate in Italia, Guido Mendes fu licenziato da direttore dell’ospedale ebraico di Roma. Tisserant gli conferì una medaglia d’onore della Congregazione delle Chiese orientali, come chiara sfida al governo». Lavorò per ottenere certificati per la famiglia Mendes; aiutò il rabbino Nathan Cassuto, il professor Giorgio Levi Della Vida e il professore Aron Friedman. Nascose nella sua abitazione Cesare Verona e la famiglia Letzt; salvò Miron Lerner nella chiesa di San Luigi dei francesi, aiutato dal monsignor André Bouquin.

Altri 7 cardinali sono “Giusti fra le Nazioni” perché hanno salvato ebrei: il vigonese Pietro Boetto, arcivescovo di Genova; Elia Dalla Costa, arcivescovo di Firenze; Pietro Palazzini e Vincenzo Fagiolo hanno lavorato in Curia; Pierre-Marie Gerlier arcivescovo di Lione; Jules-Géraud Saliège di Parigi e Joseph Hoffner di Colonia. Pietro Palazzini (1912-2000): marchigiano, sacerdote dal 1934. Nel Pontificio Seminario Romano salva numerosi ebrei perseguitati; nel 1962 Giovanni XXIII lo nomina segretario della Congregazione per il Clero; nel 1973 Paolo VI lo crea cardinale e nel 1980 Giovanni Paolo II lo sceglie quale prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, fino al 1988. Il laziale Vincenzo Fagiolo (1918-2000), prete dal 1943, opera molto in difesa degli ebrei nella Roma occupata dai nazisti. Perito durante il Vaticano II, nel 1971 è nominato arcivescovo di Chieti. Nel 1984 Giovanni Paolo II lo nomina segretario della Congregazione per gli Istituti religiosi; nel 1990 è Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi; cardinale nel 1994.

Anche il cardinale Pierre Gerlier, arcivescovo di Lione e primate delle Gallie, dal 1981 è “Giusto tra le Nazioni”. Nato a Versailles nel 1880, combatte nella Grande Guerra. Vocazione adulta, sacerdote a 41 anni. Nel 1929 vescovo di Tarbes-Lourdes e nel 1938 arcivescovo di Lione e cardinale. Con l’occupazione nazista della Francia, si spende per salvare gli ebrei perseguitati, contribuisce a nascondere un centinaio di bambini ebrei e critica pubblicamente il regime razzista di Vichy. “Giusto fra le Nazioni” è padre Emilio Recchia. Nato a Verona nel 1888, a 15 anni entra tra i Padri Stimmatini. Dal tratto signorile e umanissimo, dal 1911 lavora in parrocchia e vi profonde il suo amore. Per 32 anni è parroco al servizio di tutti: poveri e disoccupati bussano alla porta del suo cuore per avere un consiglio spirituale e un aiuto materiale. Vive poverissimo e sempre sereno. Gioioso, allegro e caritatevole durante la Seconda guerra mondiale rischia molto per nascondere e salvare gli ebrei. Dal 2013 lo “Yad Vashem” lo ricorda come “Giusto fra le Nazioni”.

Non solo cattolici ma anche gli ortodossi. È il caso di Damaskinos, arcivescovo ortodosso di Atene e della Grecia, reggente del Paese dalla fine dell’occupazione nazista alla restaurazione della monarchia nel 1946. Per il suo impegno contro la deportazione nel 1969 è dichiarato “Giusto tra le Nazioni”. Nato nel 1891, ordinato nel 1917, vescovo di Corinto nel 1922. Negli anni Trenta riorganizza la Chiesa ortodossa negli Stati Uniti su mandato dal Patriarcato di Costantinopoli. Nel 1938 è eletto arcivescovo di Atene ma il dittatore Ioannis Metaxas pone il veto e l’elezione è annullata. Alla fine dell’occupazione tedesca, Damaskinos è reintegrato arcivescovo di Atene e della Grecia e assume la reggenza del Paese. Va a trovare i condannati a morte dai nazisti la sera prima dell’esecuzione; invia il suo avvocato di fiducia a difenderli nei processi; denuncia pubblicamente le deportazioni degli ebrei nei campi di sterminio. Insieme ad alcuni accademici scrive una lettera di denuncia: “Gli ebrei hanno fatto sacrifici per la Nazione e sono sempre stati in prima linea nella lotta per difendere gli inalienabili diritti della Grecia. Tutti i figli della Madre Grecia sono un’unità inseparabile: sono membri uguali del corpo nazionale indipendentemente dalla religione”. Nasconde e salva migliaia di ebrei falsificando i certificati di battesimo. Gestisce lo scontro che si conclude con la restaurazione della monarchia e il rientro in Grecia di re Giorgio II.

Stupisce che Angelo Giuseppe Roncalli non sia ancora «Giusto fra le Nazioni» nonostante l’istruttoria che dura da decenni. Visitatore e delegato apostolico in Bulgaria (1925-34) con sede a Sofia; delegato apostolico in Turchia e Grecia (1934-44) con sede a Istanbul, prima e durante la Seconda guerra mondiale aiuta migliaia di ebrei. Si adopera per liberare quelli detenuti nel campo di concentramento di Jasenovac in Croazia, per convincere il re bulgaro Boris III a permettere la partenza degli ebrei, per spingere il governo rumeno a lasciar partire gli ebrei della Transnistria, per favorire i rifugiati che transitano dal porto di Istanbul e per fornire loro «certificati di immigrazione», preziosi lasciapassare per la Palestina. I diari del delegato e i documenti vaticani riferiscono di contatti con i rabbini e la Jewis Agency per aiutare migliaia di profughi ebrei a sfuggire alla persecuzione nazista attraverso il corridoio neutrale della Turchia. Grazie al suo intervento, una nave carica di bambini ebrei proveniente da Costanza ottiene l’autorizzazione ad attraversare lo stretto dei Dardanelli e raggiungere un porto sicuro. Nel 1943 scrive a re Boris di Bulgaria pregandolo di disobbedire a Hitler impedendo la deportazione degli ebrei.

Il riconoscimento di Roncalli avrebbe dovuto avvenire nell’ottobre 2013. La “Knesset”, il Parlamento israeliano, gli dedicò una sessione speciale sulla base della documentazione della Fondazione internazionale ebraica Raoul Wallenberg, il cui presidente Eduardo Eurnekian a fine giugno 2013 fu a Sotto il Monte, paese natale del Papa bergamasco, per onorare la memoria di Angelo Giuseppe Roncalli-Giovanni XXIII. Da allora tutto è fermo. Qualcuno, maliziosamente, pensa che ci sia un segreto «braccio di ferro» fra Israele e Santa Sede sulla doppia partita beatificazione di Pio XII e dichiarazione di Roncalli “Giusto fra le Nazioni”.

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