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L’ecologia si fa digitale e sociale, alla cooperativa Ruah il premio “Giusta Transizione”

Il riconoscimento è stato attribuito dall’ASviS-Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile nell’ambito dell’Earth Festival 2021

“Ha sviluppato attività di Ritiro – Riuso – Riciclo in un contesto multiculturale, impegnando lavoratori italiani e stranieri. Nata per rispondere a un’esigenza sociale, l’iniziativa ha dimostrato la capacità di investire sull’innovazione e sul rinnovamento gestionale, ponendosi anche l’obiettivo della sensibilizzazione della cittadinanza al tema del riuso e del riciclo della filiera tessile”. Con queste motivazioni il laboratorio Triciclo della Cooperativa Ruah ha ottenuto il premio “Giusta transizione”, attribuito dall’ASviS-Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile nell’ambito dell’Earth Festival 2021, organizzato dal WEEC Italia – Educazione Sostenibile (World Environmental Education Congress).

Per il Triciclo e la Cooperativa Ruah il premio non è un punto di arrivo, ma di conferma e rilancio di un progetto che guarda al futuro con nuove iniziative.

Triciclo, il riciclo dal 1997

“Partire dalla storia del Triciclo – spiega Bruno Goisis, direttore dell’area Economie di solidarietà della cooperativa Ruah – è fondamentale per capirne l’evoluzione, perché quello che raccontiamo ora non era per nulla scontato 24 anni fa, quando è nato il laboratorio occupazionale. L’idea era di abbinare l’accoglienza del migrante al recupero ecologico di alcuni materiali”. A quell’epoca il Triciclo aveva base all’interno del Patronato San Vincenzo, oggi si trova in via Cavalieri di Vittorio Veneto.

“L’obiettivo era di permettere alle persone che accoglievamo di sperimentarsi in termini lavorativi, iniziando un percorso migratorio a partire da un bisogno dei bergamaschi, quello di non gettare via dei beni che avevano un valore affettivo. Rispondevamo al desiderio di dare nuova vita a oggetti familiari dei bergamaschi e al bisogno dei migranti di costruire un futuro”, prosegue Goisis”.

Sul principio del rigenerare sono nate esperienze e aneddoti positivi: “I bergamaschi hanno aperto la porta di casa,  entrando in relazione con i migranti. Da un caffè sono nati momenti di inclusione di enorme valore”, continua.

Gli anni sono passati, la Cooperativa Ruah ha proseguito lungo questo percorso, alzando sempre di più l’asticella: “Con la crisi, sono aumentati gli italiani con difficoltà economiche, quindi la platea dei destinatari del Triciclo si è allargata. C’è stato anche il coinvolgimento di chi ha avuto esperienza con il carcere. Il nostro principio era far riemergere e rinascere le persone, tutte le persone”.

Le attività dei lavoratori del Triciclo si sono via via arricchite: dal ritiro a domicilio di mobili, oggetti, giochi, libri, casalinghi usati allo sgombero di appartamenti, cantine e solai; dallo svuotamento dei cassonetti per la raccolta degli abiti usati, collocati nel territorio della provincia di Bergamo al ritiro di cartucce usate per stampanti presso scuole, comuni e aziende. E ancora, l’organizzazione di campi estivi e di laboratori di Upcycling.

In altre parole, il Triciclo, dal 1997 ha cercato di creare, in questi anni, spazi lavorativi per migranti non ancora inseriti nel circuito produttivo locale e spazi per l’inserimento propedeutico al lavoro anche di cittadini italiani in difficoltà per favorire loro un percorso sia sociale che ecologico. La particolare attenzione rispetto all’emancipazione lavorativa delle persone ha portato, con il tempo, a una sensibilizzazione anche sui problemi dell’ambiente.

Il Covid e le prospettive future

Poi è arrivato il Covid: “Il lockdown ha imposto una riflessione sul nostro futuro e sul nostro ruolo – commenta Ammar  Shawesh, capo progetto Triciclo Digitale – Ci siamo chiesti come trasferire tutta questa nostra esperienza ai giovani. Perché i temi della sostenibilità e dell’ecologia non riguardano solo i migranti, le tematiche ambientali coinvolgono il benessere di tutti”.

È nata così l’idea di sviluppare la cultura ecologia tra i cittadini in modo innovativo: “Abbiamo deciso di trasformare il nostro laboratorio e negozio in un museo didattico interattivo e attrattivo, con obiettivo di coinvolgere e aiutare la cittadinanza a sviluppare tematiche ambientali”. Finanziato grazie anche fondi Cariplo e FondoSviluppo, si rivolgerà in modo privilegiato alle scuole.

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Tecnologia e digitale

Ora è in corso un ulteriore aggiornamento ecologico: “Creeremo percorsi esperienziali, con viste guidate al laboratorio, usando realtà aumentata e virtuale, che aiutino i visitatori a immergersi nel mondo dei riuso, a partire dalla storia di un oggetto, passando dalla sua trasformazione, per arrivare alla sua nuova vita”. Inoltre, è prevista l’implementazione di un e-commerce.

Saranno introdotti percorsi tematici sulla storia del legno, del cotone e del tessile. Grazie al supporto tecnologico, si proporranno attività per educare alle tematiche ambientali del riciclo, come la storia dell’abito usato, la nascita del vestito e il ciclo di vita che ha avuto, oltreché raccontare la storia del mobile e il servizio che svolgiamo. “Siamo anche soci fondatori del Distretto dell’economia sociale e solicale (Dess) ess e referenti provinciali per la Green School. Crediamo che oggi più che mai l’unione faccia la forza, le alleanze sono necessarie per superare le sfide che stiamo affrontando”, sottolinea Shawesh.

“La tecnologia si mette a disposizione dell’ecologia – sottolinea Goisis – questo progetto dimostra che non sono rivali”.

Un approccio che è stato apprezzato dall’ASviS: Il riconoscimento va tradizionalmente “alla persona, all’associazione o all’impresa che abbia contribuito in modo rilevante a promuovere una evoluzione verso un’economia ambientale sostenibile, capace di tenere conto dell’impatto di questo processo sulle disuguaglianze e sul lavoro”.

Conclude Shawesh: “Ci fa davvero tanto piacere avere un riconoscimento da un ente così importante, conferma il valore del nostro progetto”.

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