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L’intervista

Open campus e servizio psicologico per gli studenti: l’idea di università di Sergio Cavalieri, candidato rettore

“L’Università dev’essere un luogo di comunità, dove gli studenti possano svolgere anche attività extracurricolari, come il teatro e lo sport”

Bergamo. Il suo intento è quello di ridare vita all’Università, rendendola un luogo aperto – anche fisicamente, servendosi degli spazi dell’Ateneo -, attrattivo, che metta al centro il benessere delle persone e che punti per il futuro su una didattica integrata. Sergio Cavalieri, 52 anni, nato a Ragusa, è uno dei candidati Rettore per il sessennio 2021-2027 dell’Università di Bergamo.

Professore ordinario del dipartimento di Ingegneria, dove insegna materie legate alla gestione della produzione in ambito industriale, è arrivato in UniBg nel 2001. Ora, vent’anni esatti dopo, si candida a prendere il posto del rettore Remo Morzenti Pellegrini.

Al centro del suo programma c’è la voglia di dare all’Università una forma diversa, quella di uno spazio comune e aperto, che Cavalieri riassume nella formula di open campus. “L’Università dev’essere un luogo di comunità, dove gli studenti possano svolgere anche attività extracurricolari, come il teatro e lo sport, dove le associazioni studentesche possano ritrovarsi e confrontarsi, come avviene nei campus anglosassoni”.

Qualcosa di simile in UniBg è già stato sperimentato secondo Cavalieri e pertanto va ripreso. “Per i festeggiamenti del nostro cinquantesimo anniversario sono stati proposti eventi, come quello del cinema, che hanno funzionato molto bene, durante i quali gli studenti venivano in università anche la sera”.

Per ridare vita all’università punterà quindi, nel breve periodo, ad allungare l’orario di apertura di alcune sedi. Nel medio-lungo termine invece ci si servirà di nuovi spazi, pensando in primo luogo alla Montelungo. “È un progetto grosso e ambizioso, ma non dev’essere visto come un dormitorio, bensì come un luogo di aggregazione, di eventi e iniziative per tutti: studenti, professori, cittadinanza. Dobbiamo creare un’osmosi, perché l’università non è solo studiare ma è anche Terza Missione”.

L’idea di open campus riflette anche quella di didattica, che deve ritornare alla presenza fisica. “Ci sono studenti che per due anni hanno vissuto l’università solo a distanza, dobbiamo riportarli in aula assolutamente. Bisogna considerare la modalità duale come una soluzione d’emergenza, in alcuni corsi infatti non si sta rivelando funzionale e per i docenti è frustrante avere metà studenti in presenza e metà icone, anche la qualità dell’insegnamento cala”.

Ma il ritorno alla presenza non dev’essere imposto secondo Cavalieri, al contrario dev’essere visto come un’opportunità. E abbandonare definitivamente la modalità duale, tuttavia, non significa tornare alla didattica pre-Covid: la transizione digitale dovrà andare verso una didattica integrata. “Tutti abbiamo imparato ad apprezzare la dad. Abbiamo tanti studenti lavoratori che ne hanno tratto giovamento. Per gli studenti con disabilità poi è stata un’opportunità. Per questo dobbiamo creare un gruppo di lavoro che capisca come usare questo strumento in maniera efficace”. Secondo Cavalieri, è ipotizzabile una didattica che si avvalga in certi momenti di una modalità asincrona, prevedendo che alcune lezioni – specialmente quelle più teoriche e nozionistiche – possano essere registrate.

Importante poi è mirare al welfare. Al centro dev’essere messa l’attenzione allo studente. Tra le tante idee Cavalieri ha in mente la creazione di un servizio psicologico di supporto per i ragazzi, mentre sul fronte della didattica ha previsto per il suo mandato una delega ai rapporti con gli studenti, mettendo a disposizione una figura che faccia da raccordo fra le proposte dell’Ateneo e le esigenze dei ragazzi.

Il benessere però va garantito anche a livello gestionale e di infrastrutture. “Abbiamo un numero di spazi per studenti inadeguato, e nonostante gli investimenti siamo un caso unico a livello nazionale per il sottodimensionamento del personale tecnico-amministrativo che va risolto”.

Cavalieri è pronto a dare il proprio contributo nel segno della continuità del forte percorso di crescita intrapreso dall’UniBg durante questi cinquant’anni, mettendo al servizio le proprie competenze, ma anche le attitudini personali. “Sono una persona che medita molto prima di prendere qualunque decisione e che mette tutto se stesso in ciò che fa. Metto tutta la mia passione e il mio entusiasmo. Ed è importante, perché la passione e l’entusiasmo devono travolgere”.

È soddisfatto della campagna elettorale svolta. Eppure – ricorda col sorriso – c’è stato un giorno in cui non ha dormito. “La notte del cinque ottobre, il giorno della deposizione ufficiale della candidatura. Sentivo il peso e la responsabilità di un passaggio enorme come questo”.

A parte questo piccolo momento di tensione è sereno, ha vissuto le ultime due settimane (“intense e stancanti”) con tranquillità. La sfida con la professoressa Rizzi infine è segnata da un bellissimo rapporto professionale. “Caterina è una valida candidata – termina Cavalieri -. Oltre che una collega è anche una grandissima amica, siamo arrivati a Bergamo lo stesso giorno”.

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