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Il convegno

Le nuove sfide dei formaggi Dop, Centinaio tende la mano: “Presto una task force a loro tutela”

Il sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali lo ha promesso all'evento di apertura di Forme 2021, che ha celebrato i 70 anni dalla Convenzione di Stresa sulle denominazioni d'origine

Bergamo. Il Dairy Culture and Civilisation Forum, primo appuntamento dell’edizione 2021 di Forme, ha messo subito sul tavolo della discussione alcuni dei temi più caldi all’ordine del giorno nel settore lattiero-caseario italiano.

Lo ha fatto celebrando i 70 anni dalla firma della Convenzione di Stresa, pietra miliare nel percorso di tutela delle Denominazioni di Origine, ma anche fornendo un’ampia prospettiva sulle principali sfide che attendono produttori e consorzi nell’immediato futuro.

Significativo che la discussione si sia tenuta a Bergamo, capitale europea delle Dop con i suoi 9 riconoscimenti, e al Monastero di Astino che dalla sua riqualificazione ha assunto il ruolo di casa dell’agroalimentare bergamasco.

“Le denominazioni d’origine sono il punto di forza del nostro Paese, ciò che ci rendono un’eccellenza – ha sottolineato Gian Marco Centinaio, sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali – Il lavoro di tutela e valorizzazione che stiamo portando avanti a 360 gradi è continuamente sotto attacco, perché le multinazionali pensano che sia molto più facile produrre in laboratorio e standardizzare. Ciò che stiamo facendo a difesa del prosecco è qualcosa che vorrei istituzionalizzare: prometto una task force interministeriale che sia a disposizione di consorzi e produttori per anticipare i problemi e non rincorrerli a fatica. Così come il vino, anche il formaggio deve essere ambasciatore del Made in Italy nel mondo. L’attenzione da parte mia è alta, il mio pallino è sempre stato l’integrazione tra valorizzazione del territorio, agroalimentare e turismo”.

Introdotto dal presidente dell’Associazione dei Formaggi italiani Dop e Igp Antonio Auricchio, il convegno organizzato da Afidop (Associazione Formaggi Italiani Dop e Igp) è stato investito di una particolare importanza dal presidente di Forme Francesco Maroni: “Per me è un appuntamento che vale di più dell’aver portato a Bergamo il World Cheese Award – ha evidenziato – Qui c’è il cuore della produzione lattiero-casearia italiana”.

Per comprendere lo stato di fatto e i passaggi futuri era però fondamentale ricostruire le tappe che hanno portato alla firma, l’1 giugno 1951, della Convezione di Stresa e ai successivi adeguamenti normativi a livello nazionale ed europeo: un processo iniziato già nel 1914, che ha dovuto fare i conti con due guerre mondiali e che a piccoli passi è riuscito a trovare una formula comune per la tutela delle produzioni dei formaggi.

La partita, però non è ancora conclusa perché nonostante nel 1992 un regolamento europeo ha reso applicabile automaticamente quei principi a tutti gli Stati membri e nel 2012 si sia introdotto l’elemento della gestione dei prodotti, sempre a livello comunitario si sta per fare un ulteriore passo in avanti nel campo della protezione sui mercati.

“Occorre passare a un modello basato sulla valorizzazione – ha intimato Leo Bertozzi, membro del comitato esecutivo della rete OrIGin – Tocca a tutti noi il compito urgente di trasformare i consorzi da organismi di tutela a organismi di gestione”.

Ma quanto valgono, oggi, le denominazioni d’origine e le indicazioni geografiche? Lo hanno spiegato i vertici dei consorzi di tutela di Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Mozzarella di Bufala Campana e Grana Padano, primi baluardi del Made in Italy agroalimentare.

“Le nuove sfide sono inevitabilmente globali ed è lì che va portato il livello di protezione  – ha incalzato Riccardo Deserti, Direttore Consorzio di Tutela Parmigiano Reggiano – L’obiettivo è ancora molto lontano, ma non dobbiamo perdere per strada ciò che ci siamo guadagnati finora: il tutto mantenendo il rapporto col consumatore che sta cambiando ed esprime bisogni differenti. Noi per primi dobbiamo dare le risposte, essere eccellenti anche sulle nuove sensibilità”.

In cima alle priorità odierne, la sostenibilità: “Ambientale, certo, ma anche sociale – ha aggiunto Gianni Maoddi, Presidente Consorzio Pecorino Romano – L’allevamento in Sardegna è una risorsa che si sta rivalutando, i giovani stanno tornando in questo mondo interrompendo anche lo spopolamento dei piccoli centri: l’intero comparto del Pecorino Romano rappresenta per la Sardegna la seconda economia in termini di Pil”.

Dalla sostenibilità all’innovazione: “Non solo di prodotto, ma anche di packaging – ha sottolineato Domenico Raimondo, Presidente Consorzio Mozzarella di Bufala Campana – Insieme all’Università di Napoli stiamo cercando la soluzione ecologica migliore per le nostre confezioni, eliminando plastica e polistirolo in favore di vaschette biodegradabili, ma per noi è un problema perché il consumo è rapido e non possiamo fare magazzino. Siamo d’accordo con la maggiore riduzione possibile di CO2 nelle aziende agricole, ma non notiamo la stessa attenzione, ad esempio, agli sprechi energetici in altri settori”.

E infine il turismo: “Il nostro sistema ha capito che possiamo assolutamente approfittare del bene che la natura ci ha dato – ha concluso il ciclo di interventi Renato Zaghini, presidente Consorzio Tutela Grana Padano – Abbiamo spazi territoriali che insieme al nostro prodotto sono il vero valore aggiunto: possiamo portare turismo e conoscenza, valorizzando l’insieme e non le singole particolarità”.

Forme 2021

In conclusione di evento l’approfondimento sulle nuove sfide per il comparto caseario dop: “Dal punto di vista normativo ci troviamo in un momento unico – ha commentato Nicola Cesare Baldrighi, presidente di OrIGin Italia – In questi sei mesi ci giochiamo gran parte delle opportunità che avremo nei prossimi cinque anni. Giusto che si parli di sostenibilità, ma come indicazioni geografiche temiamo che possa sfumare l’interesse su prodotti che rappresentano la nostra identità territoriale. Bisogna anche essere concreti e l’economia si fa tramite l’attività industriale, commerciale e con la promozione dei prodotti”.

Impossibile pensare di affrontare le sfide future senza agire di concerto con gli altri rappresentanti del settore: “Stresa ci ha dimostrato l’importanza di saper fare squadra – ha ricordato Erasmo Neviani, presidente del Comitato Italiano Fil-Idf – Sarà importante stabilire nuove regole comuni, che non siano strumenti di competizione non corretta ma di condivisione di innovazione. Guardiamo alla nostra storia: l’innovazione di ieri è la tradizione di oggi e dobbiamo continuare su questo solco. Un’innovazione che non va improvvisata, ma studiata e applicata in modo corretto solo dopo averla declinata nelle diverse realtà produttive”.

L’innovazione passa certamente anche dalla digitalizzazione, come ha aggiunto Giorgio Mercuri, presidente Confcooperative FedAgriPesca: “Tutto ciò che facciamo oggi nelle stalle per dare più valore alle produzioni deve essere trasferito al consumatore: lo potremo fare con le tante risorse in arrivo, ad esempio, dal Pnrr. Come Paese ci viene data la possibilità di fare politiche di settore, mettendo le aziende nelle condizioni di potersi aggiornare ogni anno in base a ciò che il mercato richiede, mantenendo i disciplinari e agevolando molto il costo produttivo”.

A Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, il compito di chiudere il cerchio: “Per i prossimi 70 anni abbiamo una visione molto chiara: i consorzi devono continuare a fare promozione, tutela e qualità, giocando le partite anche sui mercati di tutto il mondo perché ci sono ancora ampi margini di crescita. Abbiamo grande fiducia nel consumatore, disposto a pagare di più perché consapevole del valore del prodotto”.

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