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Per le cooperative lattiero casearie è il momento del rilancio

Il Progetto Forme, giunto alla sesta edizione, proseguirà tutto il fine settimana con tante iniziative

Non si sono mai fermate, nemmeno quando il Covid ha imposto il confinamento. Perché nell’agroalimentare è la natura che impone i ritmi. Per le cooperative agricole, in particolare per quelle operanti nel lattiero caseario, ora non è tanto il momento della ripartenza, ma del rilancio. E a segnare idealmente l’occasione è anche un evento pubblico, che dopo un anno di stop, torna in presenza. Il Progetto Forme, giunto alla sesta edizione, prenderà avvio oggi per proseguire lungo tutto il fine settimana con tante iniziative.

L’edizione 2021 sarà il palcoscenico dove il presente e il futuro del formaggio si incontrano. “L’obiettivo è la valorizzazione e promozione nazionale e internazionale dell’intero comparto italiano. A partire dalle eccellenze orobiche”, evidenzia Francesco Maroni, il presidente del Progetto Forme e referente di Confcooperative Bergamo che sostiene l’iniziativa.

Per il settore si prospettano nuove sfide: “È necessario fare un passo avanti, raccontando tutto il nostro lavoro”, sottolinea Robert Roncali, della Cooperativa Torre Pallavicina e rappresentante dell’area di pianura.

Un patrimonio mondiale che parte dal locale

“Questa iniziativa – racconta Maroni, direttore della Latteria sociale di Branzi e Presidente del Progetto “Forme” – ha avuto formalmente inizio nel 2015, in occasione di Expo, anche se aveva già una storia. L’idea è di parlare non solo dei formaggi bergamaschi e di Bergamo, ma di mantenere un approccio di apertura, di inclusione. FORME è un progetto di rete dedicato alla valorizzazione e promozione nazionale e internazionale dell’intero comparto lattiero caseario italiano, partendo dalle eccellenze delle nostre aree prealpine che hanno visto nascere e crescere famiglie importanti del settore. Famiglie che hanno avuto la capacità di industrializzare la produzione di formaggio, varcando i confini locali e aprendosi al mondo”.

Gli obiettivi di questa iniziativa sono di creare una cultura diffusa della qualità del formaggio italiano, aumentando la percezione del valore, contribuendo a migliorare la conoscenza non solo dei prodotti, ma anche dei territori e delle realtà da cui nascono, perché dietro a ogni formaggio c’è la storia di tante persone che si impegnano per il benessere dell’animale e dell’ambiente, con approccio sempre più sostenibile”.

Cooperative di montagna e logistica

Il territorio bergamasco è costellato di cooperative lattiero casearie che ogni giorno affrontano delle criticità, soprattutto nel caso in cui siano localizzate in alta valle. “Anche in occasione del lockdown, abbiamo continuato a operare – sottolinea Maroni – la raccolta del latte non si può mai fermare. In montagna, viviamo problematiche in termini di logistica non di poco conto”.

Si tratta di criticità che comportano costi che vanno a incidere sul prezzo finale: “Se inseriamo questi aspetti nel momento di enorme evoluzione che stiamo vivendo, con la creazione di ecommerce su scala globale, l’incidenza di questi costi per le realtà periferiche crea delle diseconomie, rendendo automaticamente il latte di montagna fuori mercato”.

È necessario, secondo Maroni, individuare dei modelli di distribuzione vantaggiosi economicamente: “È essenziale aggregare progetti comuni, valorizzare la materia prima e che siano implementate forme di finanziamento strutturali che sostengano concretamente le eccellenze di montagna”.

L’impegno futuro: trasparenza e coraggio

È anche il momento per le cooperative agricole di guardare al futuro, spiega Robert Roncali, della Cooperativa Torre Pallavicina e rappresentante del settore nell’area di pianura, con un approccio nuovo: “Abbiamo la fortuna di avere i migliori prodotti alimentari del mondo, ma oggi non basta più la sola qualità. Oggi serve un impegno in più, nel segno della trasparenza. È necessario raccontare che cosa c’è dietro a un prodotto, la storia, il processo di trasformazione, che cosa si fa per il benessere dell’animale, per avere un approccio sostenibile. Filiera e qualità sono i prerequisiti, la base di partenza”.

Secondo Roncali ora è necessario avere coraggio. “Non bisogna avere paura a raccontarsi e a condividere le esperienze, naturalmente mantenendo la propria identità”.

Per le cooperative lattiero casearie  è il momento del rilancio

La ripresa delle esportazioni 

“Durante il primo lockdown – ricorda – le realtà hanno avuto il dovere sociale di continuare a produrre il cibo per la nostra popolazione e di trasformare il latte che veniva munto ogni giorno. Ci siamo trovati a operare in un momento di grande difficoltà, soprattutto per il timore che i nostri operatori si ammalassero, considerato anche che eravamo nel periodo in cui reperire i dispositivi di protezione individuale era molto difficile. In questo Confcooperative ci ha aiutato concretamente nel trovare le mascherine”. Ma quella del contagio non era l’unica preoccupazione: “Temevamo, anche che se si fosse ammalato qualcuno, non avremmo potuto lavorare il latte, interrompendo la trasformazione e mettendo in difficoltà le aziende agricole dei soci”.

E ancora, l’aspetto commerciale rappresentava un’ulteriore criticità: “Se in Italia, durante il confinamento, è avvenuto un aumento degli acquisti nel retail, nel canale della ristorazione c’è stato il blocco praticamente totale del settore.  Questo è avvenuto anche a livello internazionale e con un’interruzione delle esportazioni. Il risultato è stato un enorme invenduto con i prezzi di mercato che sono precipitati”.

Il settore si è trovato in ginocchio: “All’uscita del lockdown, in autunno, fortunatamente sono ripresi i consumi all’estero e in breve siamo tornati a una situazione di equilibrio. Ora possiamo pensare al domani con positività”.

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