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Tre certezze e un’ipotesi

Frana Tavernola: lo studio non esclude correlazione con l’attività della miniera Ca’ Bianca

Pur avendo rallentato il proprio movimento, la frana rimane considerata dagli studiosi “molto attiva”.

Tavernola. Non si può escludere una correlazione fra l’attività di escavazione e la frana. È questa la conclusione – che una conclusione ancora non è – emersa dallo studio commissionato da Regione Lombardia sulla frana del monte Saresano. Giovedì tutti gli enti coinvolti nel caso della frana di Tavernola si sono riuniti in videoconferenza per ascoltare i risultati prodotti dalla relazione.

L’analisi, affidata al Centro per la Protezione civile dell’Università degli Studi di Firenze, al Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università degli Studi di Milano Bicocca e al Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano e diretta dal professor Nicola Casagli, aveva come obiettivi quelli di stabilire gli interventi di mitigazione del rischio con una stima dei costi e di definire le cause del movimento franoso.

Per quanto riguarda il primo aspetto le certezze, terminata la riunione, sembrano essere tre.

In cosa consisteranno gli interventi di consolidamento della montagna, innanzitutto.

L’opzione indicata dagli studiosi è quella di dare stabilità al versante attraverso dei tiranti.

Fissati nel terreno per mezzo di fori realizzati ad una profondità di 30/50 metri e raccordati fra di loro in superficie da una trave di collegamento, i tiranti agiranno su quattro diversi punti del versante sui quali si muove la frana.

Un’altra sicurezza riguarda la riquantificazione dei tempi di preavviso sul collasso della frana.

Secondo i ricercatori, anche nel caso si verificasse lo scenario peggiore e si entrasse in allarme rosso, ci saranno 36 ore di anticipo sull’evento per poter evacuare la popolazione.

Si tratta di un dato importante, che garantirebbe – se dotati di piani d’emergenza ben collaudati e condivisi con i cittadini – di mettere in salvo le vite, ma che chiaramente non potrebbe evitare danni a cose, edifici ed ecosistemi.

Infine l’ultima base solida. Pur avendo rallentato il proprio movimento, la frana rimane considerata dagli studiosi “molto attiva”.

Il termine sta a indicare che il monte Saresano è ancora fortemente instabile, sensibile a qualsiasi evento.

Tutto, anche il più piccolo dei turbamenti, dicono, può influenzarne il dissesto: lievi scosse sismiche, piogge abbondanti, escavazioni. Non esiste quindi un solo fattore scatenante, ma un insieme di concause. Che gettano forse ancora più oscurità, poiché tutto minaccia il monte Saresano.

Sulla correlazione fra l’attività di escavazione e l’accelerazione della frana invece le certezze latitano.

La Regione, come avevamo annunciato nelle scorse settimane, aveva chiesto ulteriori approfondimenti sulla questione al team coordinato da Casagli.

Per questo durante la riunione è stato annunciato che saranno eseguite nuove volate all’interno della miniera Ca’ Bianca di Parzanica tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre.

“Questa volta – spiega il sindaco di Tavernola Ioris Pezzotti – saranno impiegate cariche superiori più del doppio rispetto a quelle sparate ad agosto”.

E c’è un aspetto non trascurabile delle prove eseguite a fine estate. Nei giorni successivi alla volata del 26 agosto infatti, conferma Pezzotti, la frana aveva fatto registrare una piccola accelerazione, pur se subito rientrata.

È plausibile dunque che, non potendo escludere correlazione fra attività mineraria e frana, utilizzando ora cariche superiori, si possano verificare ancora delle accelerazioni, e più importanti? E questo sarebbe sufficiente ad affermare che l’attività mineraria sia la causa della frana o la sua causa primaria? Solo i dati lo potranno dimostrare. Fino a quel momento, però, la Ca’ Bianca rimarrà ferma.

Ma dalla conferenza dovevano uscire anche tempistiche di risoluzione e quantità di risorse economiche a disposizione.

Regione Lombarda, come comunicato nei mesi scorsi, ha stanziato 1.5 milioni di euro per la progettazione degli interventi. “Fondi regionali che verranno successivamente appaltati all’Autorità di Bacino del lago d’Iseo” ha annunciato durante la conferenza l’assessore alla Protezione civile Pietro Foroni.

La progettazione dovrà essere consegnata entro novembre del 2022. E gli interventi veri e propri, quanto costeranno?

Gli esperti hanno quantificato i lavori in una cifra che si aggira tra i 4 e i 6 milioni di euro e che dovrà essere finanziata dal Governo.

I tempi sono chiaramente lunghi. “Tra la consegna del progetto, la preparazione dei bandi e le gare d’appalto, ci vorranno anni – conclude Pezzotti -, per questo bisogna fare il prima possibile”.

Nel frattempo dall’esecutivo si attendono ancora fatti concreti sui dieci punti approvati a fine maggio con la risoluzione parlamentare del deputato Devis Dori.

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