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Appunti & virgole

Ko, ma ci ha fatto sognare: questa Atalanta merita la rivincita

Al "Teatro dei sogni" quasi un'ora alla grande, poi senza Demiral... E Gasp resta con pochi cambi, mentre il Manchester ritrova Pogba e Ronaldo

Peccato. Alla fine i cambi hanno davvero… cambiato la partita. Prima erano un punto di forza dell’Atalanta, adesso, nell’emergenza, sono un po’ il suo tallone d’Achille: almeno, se le cinque sostituzioni sono state più volte un’arma in più per Gasperini, in questo momento diciamo che non portano gli stessi benefici. Soprattutto se affronti certi avversari…

Intendiamoci: nessuno avrebbe previsto che l’Atalanta dettasse legge all’Old Trafford con un primo tempo da leccarsi i baffi, avanti due a zero e risultato non ancora in cassaforte, ma una prestazione con grande personalità e attenzione.

La Dea ha fatto tremare i Red Devils e, fino al loro pareggio, gli ha tenuto testa e fatto meglio di loro.

Certo, nel secondo tempo il Manchester ha reagito, non era più l’ombra di quella squadra un po’ molle dei primi 45′. Però merito anche dell’Atalanta, capace di andare in gol dopo cinque minuti con un’azione da manuale, con la partecipazione di tutto l’attacco nerazzurro, da Ilicic e Muriel e poi Zappacosta fino a Pasalic. Tornato SuperMario, già a Empoli aveva dimostrato di essere in un gran momento.

Poi il raddoppio di Demiral, forse il migliore in campo nei primi 45′, implacabile dietro non solo su Ronaldo. Ma il suo forfait ha costretto Gasp a mettere un altro cerotto a una squadra già in emergenza, parti con De Roon in difesa che dovrebbe fare invece l’equilibratore a centrocampo (e si sa quanto sia prezioso in mezzo Marten), poi devi inserire Lovato debuttante in Champions e, pur con buone qualità, un difensore che l’allenatore ancora non ritiene pronto, almeno come gli altri.

Però la situazione è questa e s’è visto, Lovato subito ammonito, anche Palomino, Ronaldo più spavaldo fino al gol finale che è un po’ il marchio di fabbrica di CR7, già decisivo in questo modo contro il Villarreal. E nemmeno Musso, comunque bravo in diversi interventi, ha potuto evitare il ko.

L’Atalanta cade, ribaltata dall’ex juventino e siamo qui a recriminare sull’occasione mancata da Zapata che poteva portare al terzo gol, magari anche sull’ultima azione, svanita perché l’atalantino non ha colto l’attimo. Cioè Miranchuk, purtroppo poco incisivo qando è entrato, come si era notato nelle ultime esibizioni.

E qui torniamo a quello che si diceva all’inizio, cioè alle carte che hanno potuto giocare gli allenatori nel secondo tempo, a Solskjaer che ha potuto calare gli assi Pogba e Cavani, oltre a Sancho, mentre la panchina nerazzurra doveva fare i conti con gli infortuni.

Assenze pesanti, giocatori come Gosens e Pessina già decisivi in Champions, per non dire della difesa senza Toloi e Djimsiti e, a Manchester, dopo 45′ appunto Demiral.

La morale è che a questa Atalanta non si può dire nulla, se non applaudirla: ha saputo farci sognare al “Teatro dei sogni”, poi la realtà è risultata diversa, qualche errore c’è stato come il passaggio sbagliato di Ilicic a Koopmeiners sul primo gol inglese, però si può anche capire visto che l’intesa non può essere la stessa, con Koop, come con De Roon.

Ci sono comunque tanti aspetti positivi da sottolineare, se pensate che due anni fa l’Atalanta fu travolta con cinque gol dal City, dopo aver segnato il primo gol su rigore con Malinovskyi.

Lo United sarà meno forte della squadra di Guardiola, però nel suo stadio e con oltre 70mila spettatori che ti spingono difficilmente fallisce. E ha reagito e bisogna mettere nel conto, rivedendo la partita, che c’è anche un avversario, fino a prova contraria favorito nel girone di Champions.

Ora la sconfitta non compromette nulla, l’Atalanta deve solo continuare a credere in se stessa, certo pensando al ritorno potrebbe forse rientrare solo Toloi, mentre domani sapremo qualcosa di più su Demiral.

Ogni sconfitta brucia, questa fa male perché tutti ci siamo un po’ illusi per circa un’ora. Ma l’Atalanta non ha deluso, si è solo dovuta arrendere a una squadra forte e a un campione, magari antipatico ma spesso decisivo. Non è una colpa: la rivincita, a Bergamo il 2 novembre, sarà tutta da vedere.

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