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Il caso

El Salvador, Bitcoin una moneta a corso legale

La Repubblica di El Salvador è diventata il primo stato al mondo a dare corso legale al bitcoin.

Nella Gaceta Oficial della Repubblica di El Salvador dello scorso 9 giugno 2021 è stato pubblicato il decreto 57/2021, il famoso “Ley Bitcoin” che introduce l’uso del bitcoin nel Paese come “corso legale”. La legge è entrata in vigore 90 giorni dopo la pubblicazione in gazzetta ufficiale e rappresenta un esperimento monetario senza precedenti, che può avere implicazioni molto importanti sia sulle sorti del bitcoin, sia sull’economia del paese, dove la valuta legale è anche il dollaro americano.

Quest’ultimo infatti ha mantenuto il suo corso legale ed è valuta di riferimento per la rendicontazione dei bilanci. El Salvador ha così due valute.
Si ricorda che una valuta con corso legale è una valuta che si caratterizza per il fatto che una offerta da parte del debitore per estinguere un debito genera un obbligo di accettazione da parte del creditore. Tutti i debiti espressi in dollari ancora in sospeso possono essere saldati in bitcoin e i contribuenti possono pagare le tasse in bitcoin. Si sancisce inoltre che il prezzo di qualsiasi prodotto o servizio possa essere espresso in bitcoin. La criptovaluta diviene così un’unità di conto ufficiale nel paese (anche se, data la forte volatilità corrente del prezzo del bitcoin nei confronti del dollaro, al momento è difficile che qualsiasi commerciante voglia prezzare i propri prodotti in criptovaluta).

El Salvador si impegna a garantire ai suoi residenti la conversione automatica e istantanea tra bitcoin e dollari, in modo che chiunque riceva bitcoin come pagamento possa convertirlo subito in dollari (evitando così il rischio che la somma ottenuta in bitcoin perda valore, nel caso che il prezzo del bitcoin in dollari si riduca velocemente subito dopo la transazione), o viceversa.

In poche parole, per comprare il pane, la pasta, ad esempio, si possono usare i dollari cartacei ma anche i Bitcoin. Inizialmente la novità, una vera e propria rivoluzione, era stata accolta con scetticismo dalla critica nonché dagli stessi salvadoregni, che avevano dato vita ad accese proteste in piazza, a volte sfociate anche nella violenza, ma con il passare dei giorni la situazione è tornata alla normalità.

Il presidente Bukele ha diffuso tramite Twitter informazioni statistiche su Chivo – il wallet offerto dal governo di El Salvador: a) più di 2 milioni di utenti (in rapporto con l’Italia, sarebbe come avere 20 milioni di italiani con un wallet Bitcoin, che, tra le altre cose, utilizzano concretamente; b) nessuna delle banche di El Salvador ha un numero di clienti così alto (questo è avvenuto in meno di un mese, e nonostante qualche problema tecnico che ha colpito il sistema nei primi giorni di operazioni); c) quasi 15.000 transazioni al giorno (un numero destinato a crescere – dato che El Salvador ha ancora una media superiore ai 100.000 iscritti al giorno. Cifra importante per una blockchain, che per molti non era in grado di gestire micropagamenti, dati i costi e tempistiche coinvolte. In questo caso a fare la differenza è stato l’arrivo di Lightning Network – che seppur ancora a caccia di una massa critica si sta affermando come la soluzione ideale per tutti coloro i quali vogliono pagamenti in Bitcoin rapidi e indolore).

La normativa complessiva di El Salvador è stata modificata, con i seguenti principi:
1) il dollaro è valuta a corso legale poiché con cambio fisso al còlon;
2) il bitcoin come valuta alternativa la cui accettazione è generalizzata (salvo limitazioni); 3) le valute estere a corso legale possono essere utilizzate nei contratti.
La Ley Bitcoin ha riconosciuto due funzioni della moneta al bitcoin nello Stato di El Salvador e in particolare: (i) unità di conto; (ii) mezzo di scambio.

Ragioni della Legge
Innanzitutto bisogna ricordare che una buona parte delle entrate della Repubblica di El Salvador è costituita da rimesse di cittadini emigrati, soldi che gli emigrati salvadoregni inviano alle proprie famiglie in patria dai paesi in cui si sono trasferiti per sostenerle economicamente. El Salvador ha 6,5 milioni di abitanti e un prodotto interno lordo annuale di 27 miliardi di dollari; gli emigrati salvadoregni nel mondo (che solo negli Stati Uniti sono 2,2 milioni, un terzo di quelli rimasti in patria) inviano nel paese circa 6 miliardi di dollari ogni anno, cifra che rappresenta il 22% del Pil: più di un quinto. Si stima che circa un terzo delle famiglie salvadoregne riceva un sostegno finanziario di questo tipo.

Queste transazioni internazionali sono molto costose: le commissioni possono arrivare al 20% della somma inviata. Questo significa che centinaia di milioni di dollari l’anno finiscono nelle casse degli intermediari invece che arrivare a famiglie che ne hanno bisogno.
Il presidente di El Salvador sostiene che dando la possibilità agli emigrati di trasferire questi fondi in bitcoin si abbassano i costi di transazione, lasciando più soldi a disposizione delle famiglie bisognose.
Anche trasferire bitcoin comporta il pagamento di commissioni, tra l’altro molto variabili. I miners, cioè coloro che vidimano le transazioni in bitcoin, guadagnano anche attraverso una commissione e danno priorità alle transazioni che offrono una commissione più alta. In momenti di forte congestionamento della rete, quando arrivano molte richieste di transazione in un breve lasso di tempo, questo meccanismo fa sì che le commissioni salgano a parità di tempo d’attesa (non dipendono invece dall’importo inviato). Al momento comunque, inviare una qualsiasi quantità di bitcoin in un’ora costa circa un dollaro, mentre se si aspettano 24 ore si spenderanno circa 13 centesimi. Quello che sostiene il presidente di El Salvador è corretto, a meno che non si vogliano inviare molto in fretta somme molto basse.

Un secondo motivo è legato a ragioni di politica monetaria. El Salvador è quella che si chiama un’economia dollarizzata, cioè uno stato che ha deciso di adottare il dollaro come valuta legale. Nel 2001, El Salvador ha sostituito il colòn salvadoregno con il dollaro dopo averlo ancorato al suo valore per sette anni, assicurando ai cittadini un cambio fisso tra le due.
La decisione di legare la propria valuta al dollaro, di affiancarla o addirittura di sostituirla, di solito viene presa dopo una importante crisi economica seguita da iperinflazione. L’iperinflazione rende molto instabile il valore della moneta locale, che non può più essere usata come mezzo di scambio perché le persone non si fidano ad accettarla in cambio di merci o servizi.

Questo caso però non fù il caso di El Salvador, che dopo la guerra civile finita nel 1992 riuscì a controllare la propria inflazione, e dal 1993 al 2000 fece crescere il proprio Pil del 4,4% all’anno in media. Il governo di El Salvador scelse la dollarizzazione per ragioni diverse: a) voleva attirare investimenti dagli Stati Uniti, e pensò che ne avrebbe attratti di più se avesse eliminato il rischio di cambio per gli investitori sostituendo la propria valuta col dollaro. Il piano non funzionò, perché per attrarre gli investitori di un paese non basta usare la loro stessa moneta: serve anche stabilità sociale, cosa che El Salvador non poteva offrire dato il suo alto tasso di criminalità; b) il piano fallì. La crescita economica del paese da allora è cambiata poco (è passata dall’1,1% del 2000 al 2,4% del 2019). E oltre a non aver avuto gli effetti sperati, la dollarizzazione ha tolto a El Salvador la propria sovranità monetaria, la capacità d’influenzare l’economia decidendo quanta moneta mettere in circolazione.

Nell’ultimo periodo, per alleviare la crisi economica dovuta alla pandemia negli Stati Uniti, la Fed ha messo in circolo quantità di dollari enorme. Questo fattore, insieme ad altri, stà facendo aumentare l’inflazione non solo negli Stati Uniti, ma anche in El Salvador, dove nello scorso aprile i prezzi sono saliti del 2,79% rispetto allo stesso mese di un anno fa.
Lo scopo del provvedimento è così quello di dipendere meno dalla Fed affiancando al dollaro il bitcoin, la cui emissione non è legata alle decisioni della banca centrale di un paese straniero, ma avviene a una velocità predeterminata da un algoritmo e decrescente nel tempo. Inoltre, il numero di bitcoin è predefinito: si arriverà a un massimo di 21 milioni di bitcoin nell’anno 2140, quando tutti saranno estratti. Questo lo differenzia da qualsiasi altra valuta tradizionale, che può essere stampata a piacimento da una banca centrale.

Dipendere meno dalla Fed però non significa avere una sovranità monetaria. Con questa legge, il governo di Bukele continua a non avere uno strumento di politica monetaria con cui regolare la quantità di denaro circolante nell’economia.
Il piano di Bukele prevede di far diventare El Salvador un paradiso per società e investitori attivi nell’industria delle criptovalute. In un tweet recente, il presidente ha in effetti elencato una serie di ragioni per cui queste persone e società dovrebbero spostare le proprie attività nel piccolo paese sulle coste del Pacifico: ottimo meteo, spiagge perfette per il surf, nessuna tassa patrimoniale, nessuna imposta sui guadagni da bitcoin dal momento che sarà valuta legale e una promessa di residenza permanente e immediata agli imprenditori del settore.
El Salvador non costituisce un’eccezione nell’aver rinunciato all’emissione di una propria valuta, rinuncia che costituisce una facoltà nell’esercizio della propria sovranità monetaria.
La sovranità monetaria implica anche la possibilità di rinunciare all’emissione di una propria valuta, e alcuni paesi hanno deciso di usare la valuta di altri, come da tabella:

Generico ottobre 2021

Le istituzioni mondiali
A frenare l’entusiasmo di El Salvador in merito all’adozione di Bitcoin come moneta a corso legale vi è la Banca Mondiale che interpellata dal paese del Centro America per ricevere supporto nella fase di implementazione, ha risposto negando il proprio aiuto.
Quali i motivi? La perplessità riguardano la criptovaluta in fatto di trasparenza e sostenibilità. Il Bitcoin può prestare il fianco a impieghi illegittimi e mantenere operativa l’infrastruttura necessaria per l’elaborazione delle transazioni ha un impatto non trascurabile sull’ambiente (consumo energetico).

Le implicazioni geopolitiche
In primis sul fronte degli stessi intermediari finanziari il piano può dare luogo a un sistema complementare a quello tradizionale che bypassa gli intermediari esistenti e si mette in concorrenza con quelli già in essere, attribuendo notevoli benefici ai consumatori.
La decisione presa può costituire altresì un precedente rispetto allo scontro tra criptovalute e monete fiat. Pechino ha di fatto vietato le transazioni in cripto, non perché non c’è interesse allo sviluppo di valute digitali. Il Governo cinese infatti, conscio che i sistemi di pagamento cashless sono molto diffusi, da un lato punta a creare il suo yuan digitale, dall’altro, vuole impedire la nascita di un mercato di monete virtuali parallele.

Alla base del nuovo piano c’è lo sfruttamento del cosiddetto “lighting network. Si tratta di una rete di trasferimento “off chain” (fuori dalla catena di blocco) sviluppata sopra la blockchain stessa del bitcoin, ovvero di una tecnologia che, vista la lentezza del sistema di validazione (“proof of work”) del bitcoin, bypassa il problema e consente di usare la criptovaluta regina come “mezzo di trasporto del valore”.

El Salvador inizia ufficialmente il mining di Bitcoin utilizzando l’energia di un vulcano
El Salvador ha ufficialmente iniziato il mining Bitcoin sfruttando l’energia geotermica proveniente dal vulcano Santa Ana. Il procedimento ha già generato 0,00599179 Bitcoin, pari a circa 269 dollari, secondo un tweet del presidente Nayib Bukele. Il vulcano Santa Ana alimenta un impianto di mining di Bitcoin in El Salvador. A giugno, Bukele aveva promesso di mettere a punto un piano per il mining di Bitcoin attraverso energia economica da produrre, al 100% pulita e interamente generata tramite fonti di energia rinnovabile. Il mining di criptovalute, come noto, richiede un’elevata intensità energetica, al punto da non essere sempre conveniente sia economicamente che dal punto di vista ecologico. Sfruttare l’energia geotermica, invece, sembra un metodo conveniente da entrambi i punti di vista. L’utilizzo di energia geotermica per alimentare il mining non è una prerogativa di El Salvador, in quanto è già stata adottata in altre nazioni come l’Islanda.

Convivenza tra monete private e sovrane
Si prospetta la coesistenza tra monete virtuali private e monete sovrane. In realtà il tema non è così semplice. Una moneta, al di là dei requisiti a tutti noti (unità di conto, mezzo di scambio, riserva di valore), ha un’altra funzione, ovvero quella di mezzo di pagamento, che le consente di estinguere il debito che è stato contratto.

Alberto Giordano, consulente finanziario per Global Finance Magazine Nyc, scrive per il Gruppo Il Sole24ore.

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