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L'assemblea

Niente fusione, ma Confindustria Bergamo evolve: produzione ed export già oltre i livelli pre-Covid

Una nuova casa, numeri incoraggianti e un territorio che ha dimostrato grande responsabilità sociale: fattori che fanno guardare al futuro con ottimismo

Bergamo. Confindustria Bergamo evolve: la coniugazione al presente del verbo scelto per rappresentare al meglio il tema dell’assemblea generale accende i fari su un processo ancora in corso in seno agli industriali orobici e che guarda al futuro con la fame imprenditoriale di chi è poco abituato a reagire alle difficoltà piangendosi addosso.

Il proverbiale rimboccarsi le maniche dei bergamaschi, da sempre universalmente riconosciuti come lavoratori dediti e infaticabili, ha trovato nuove conferme nei tempi più bui della pandemia: tra di noi ce lo siamo detti un miliardo di volte, di quanto orgogliosi siamo stati assistendo alla risposta che il territorio e la sua gente hanno dato a un’emergenza sanitaria che sembrava averci resi la capitale mondiale della pandemia.

Ce lo siamo raccontati senza troppa enfasi, quasi fosse scontato per noi che quei gran lavoratori dei bergamaschi in una settimana sarebbero riusciti a costruire da zero un ospedale da campo riconvertendo gli spazi fieristici di via Lunga.

L’enfasi, invece, ce la mette (giustamente) chi questa impresa l’ha vista dall’esterno. Per celebrare l’evoluzione, presente, di Confindustria Bergamo, il numero uno degli industriali italiani Carlo Bonomi ha voluto partire da lì, dal passato: dall’applauso doveroso agli alpini al riconoscimento dell’unità come fattore decisivo per la risoluzione della crisi, fino a “responsabilità e impegno sociale che qui (a Bergamo ndr) hanno una storia lunghissima”.

La stessa responsabilità sociale che il presidente di Confindustria Bergamo Stefano Scaglia prima e lo stesso Bonomi poi, hanno cucito come una stella al merito sul petto della stragrande maggioranza degli italiani che hanno scelto la strada della scienza e della vaccinazione, per dare il proprio contributo nel lungo e tortuoso percorso che porterà all’uscita dalla pandemia.

Vaccinazioni e, di conseguenza, Green pass: strumento apprezzato e sostenuto dalle Confindustrie, locale e nazionale, che da un lato evidenziano con soddisfazione come nella prima giornata di obbligo sui luoghi di lavoro non si siano registrati particolari problemi e dall’altro non vogliono sentir parlare di costi dei tamponi da addossare alle imprese o allo Stato.

Un’evoluzione che ci sta portando fuori dall’emergenza, affiancata da un’industria bergamasca che evolve anche sotto il profilo dei risultati: “Le imprese bergamasche, dopo avere dato il loro significativo contributo nelle fasi difficili della pandemia, stanno ora dimostrando una eccezionale capacità di reazione sui mercati – ha evidenziato con una certa soddisfazione Scaglia nel suo discorso d’apertura – La produzione industriale con un grande balzo tra il primo e il secondo trimestre si è riportata su livelli record superando i livelli pre-Covid, e ciò malgrado la differente velocità di recupero che caratterizza i diversi comparti del manifatturiero”.

Aggiungiamoci che anche l’export sta guardando i numeri pre-crisi dallo specchietto retrovisore e, probabilmente, a fine anno raggiungerà i 17 miliardi di euro di valore, il più alto di sempre.

Ancora una volta Confindustria Bergamo evolve, dalle difficoltà: nel pensiero, nell’organizzazione, nei metodi e negli strumenti, nelle persone e nei numeri, in una nuova casa-gioiello al Kilometro Rosso e in una visione talmente ampia e rapida sul proprio futuro che è stata costretta a un inaspettato rallentamento.

La mancata fusione con Lecco-Sondrio ha lasciato parecchio rammarico, soprattutto all’ombra delle mura venete: il presidente Scaglia lo ha ammesso di nuovo, a distanza di due giorni dalla conferenza nelle quali illustrava le ragioni dello stop, perchè ormai si viaggiava spediti verso la creazione di “un’area pedemontana lombarda ad alta vocazione manifatturiera, avanzata e sostenibile, un aggregato unico, senza rivali in Europa”.

Poi il passo indietro, perchè “una parte di colleghi di Lecco-Sondrio non sono riusciti a superare una certa visione del territorio inteso solo come provincia e non sono riusciti a riconoscersi in quella visione più ampia della vocazione industriale”.

“Confindustria Bergamo evolve anche grazie a questa esperienza” ha chiosato con rinnovato orgoglio Scaglia che ha tradito un po d’emozione nella voce rivendicando il ruolo di primo piano che il tessuto industriale bergamasco ha deciso di ricoprire: “Abbiamo avuto la riprova di essere una grande associazione fatta di imprenditori preparati, partecipativi, capaci di vedere l’opportunità e andare oltre l’ostacolo che da questa ci separa perché animati da coraggio, intraprendenza e da spirito di servizio per l’industria, per il territorio ed il Paese, ciascuno cosciente del proprio ruolo e delle proprie responsabilità”.

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