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Coop di inserimento lavorativo, proposte innovative per rilanciare l’offerta

Il presidente di Confcooperative Bg: “Alti livelli qualitativi”

Spinta all’innovazione, livelli qualitativi elevati, varietà dell’offerta: la norma le definisce di tipo B, ma la nomenclatura non rappresenta il valore delle Cooperative di inserimento lavorativo, soggetti preziosi per la provincia bergamasca. Perché non solo danno alle persone svantaggiate la possibilità di avere nuove occasioni occupazionali e di vita. Creano anche valore per l’economia del territorio, permettono al tempo stesso alle aziende di assolvere agli impegni presi nel segno della responsabilità sociale d’impresa. La crisi pandemica ha rappresentato per queste realtà un momento di grande riflessione, per poter fare un ulteriore passo in avanti, all’insegna dell’arricchimento della proposta, attraverso il rafforzamento delle competenze delle singole cooperative e dei loro operatori.

Il presidente di Confcooperative Bg: “Alti livelli qualitativi”

“Le cooperative di inserimento lavorativo – afferma Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative Bergamo – sono la rappresentazione più emblematica delle cooperative sociali, del senso della mutualità del lavoro finalizzata all’inclusione sociale. Le prime cooperative sociali nascono proprio per dare occasioni di lavoro alle persone svantaggiate”. Secondo Guerini sono un’espressione di grande valore, realtà che nel tempo hanno anche saputo sviluppare una capacità intrinseca per raggiungere ottimi livelli di competenza e occupazionali.

Le cooperative di inserimento lavorativo hanno vissuto un’enorme evoluzione nel corso del tempo: “Non sono più le realtà di 30 anni fa – sottolinea – da attività semplici, come l’assemblaggio, sono cresciute, fino ad arrivare oggi a occuparsi di meccanica ed elettromeccanica”. Oltre a ciò, la presenza diffusa consente di garantire opportunità occupazionali anche a zona periferiche della provincia, come le aree interne montane.

In Bergamasca il più alto numero di convenzioni

“L’articolo 14 della legge Biagi – prosegue Guerini – consente alle aziende che hanno l’obbligo di assumere persone svantaggiate di stipulare convenzioni per l’inserimento in cooperative sociali alle quali i datori di lavoro privati conferiscono commesse. La provincia di Bergamo ha realizzato il più alto numero di convenzioni, un dato che testimonia quanto il privato creda nelle cooperative. Purtroppo, dobbiamo rilevare che non c’è la stessa attenzione da parte degli enti locali. In passato il ruolo del pubblico è stato fondamentale e ancora oggi è necessario che si recuperi questa apertura a lavorare con le cooperative”.

Anche per le cooperative si prospettano grandi sfide per restare competitive: “Ora, più che mai è necessario tenere il passo della trasformazione tecnologica, perché l’economia sta vivendo cambiamenti rapidissimi e il mondo delle cooperative non può permettersi di restare indietro. Anche perché le nuove tecnologie digitali ci offrono la possibilità di adattare le macchine alle capacità delle persone, con enormi vantaggi per tutti gli attori coinvolti.

Secondo la norma, spiega Sergio Manzoni, membro del Consiglio di Presidenza di Confcooperative Bergamo, “i lavoratori svantaggiati devono essere non meno del 30% del totale. In realtà nelle cooperative questo numero è ampiamente superiore, segno di una capacità inclusiva ancora più alta. Ma soprattutto testimonia come la cooperazione sociale sia uno strumento straordinario per dare lavoro alle persone svantaggiate, anche andando oltre i limiti e alle opportunità previste dalla legge”.

Ma non si tratta solo di numeri: “È uno strumento che accresce il valore del lavoro e che spesso aiuta anche gli enti locali a risolvere i tanti problemi che spesso si presentano nella vita dei comuni”.

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L’offerta delle Cooperative di inserimento lavorativo 

I servizi offerti sono molto vari e diversificati: “Sono suddivisibili in 6 macrocategorie – spiega Fabio Benigni – Vanno dal supporto amministrativo, ad esempio con l’archiviazione digitale, fino alla sicurezza e guardiania, con la gestione dei campi sportivi, l’attraversamento pedonale e la custodia dei parchi. E ancora, si aggiunge la fornitura di beni con assemblaggio e produzione prodotti, la manutenzione, il trasporto sociale e altri servizi che vanno dall’educazione ambientale, alla tutela ecologica, alle stirerie”.

Alla varietà dell’offerta si aggiunge la qualità: “L’investimento in innovazione è continuo, quindi si garantisce a tutti i potenziali fruitori alte prestazioni – prosegue – Quindi, se da un lato c’è l’aspetto positivo del garantire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, in linea anche con la responsabilità sociale d’impresa, dall’altro c’è la certezza di elevata qualità”.

I nuovi progetti: investire in innovazione

La crescita è ancora in corso: “Negli ultimi due anni il sistema delle cooperative,  nonostante le tante criticità, è riuscito a reggere – afferma Benigni – Questo tempo ha rappresentato anche un momento di riflessione forte, ci ha portato a interrogarci su come fare un ulteriore salto in avanti. Abbiamo già alta qualità produttiva, ma vogliamo continuare a innovare per consolidare il mercato, per garantire la tenuta economica e creare ulteriori occasioni di inserimento lavorativo”.

Da qui nasce l’idea di Confcooperative di investire in una progettualità nuova: “Stiamo lavorando, in un’ottica di coinvolgimento e di sistema – continua – alla raccolta di informazioni circa i bisogni emergenti, per poi elaborare una proposta innovativa che toccherà piani di lavoro non raggiunti finora”.

Conclude Manzoni: “La cooperazione sociale di inserimento lavorativo non solo dà una mano a chi è in difficoltà, è una buona cooperazione e rispetta tutti i requisiti stabiliti dalla legge. Le cooperative sociali di tipo B sono tutto fuorché di serie B”.

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