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Forme 2021

Il futuro del formaggio tra le sfide del mercato e la custodia delle tradizioni

Spunti di riflessione che saranno al centro dell’International Creative Summit: Remember the Future e del Dairy Culture and Civilisation Forum, evento d'apertura di Forme 2021

Bergamo. È possibile ricordare il futuro? Sì, se la frase vuol essere un’esortazione a guardare avanti con speranza e a mettere sempre al centro dell’elaborazione il futuro, ma al tempo stesso invita a ricordare l’eredità della storia e delle tradizioni.

Spunti di riflessione che saranno al centro dell’International Creative Summit: Remember the Future, il grande laboratorio di pensiero e di innovazione che dopo il successo del 2020 torna a offrire uno sguardo sul futuro del settore lattiero-caseario e delle filiere del cibo, ormai inscindibili dai temi dello sviluppo e della sostenibilità.

L’appuntamento, a cura del Comune di Bergamo, è per venerdì 22 ottobre (14.30-17.30) all’ex Monastero Vallombrosano di Astino, che ha vinto la terza edizione del Premio Nazionale del Paesaggio con il progetto “La biodiversità dentro la città: la Val d’Astino di Bergamo”.

Le Città Creative Unesco tornano a incontrarsi per disegnare il proprio futuro, con l’obiettivo di mettere in rete gli asset creativi, condividere opportunità, strutture e know-how in un processo di reciproco arricchimento e conoscenza.

Oltre a Parma, Bergamo e Alba parteciperà un selezionato parterre di Città Creative Internazionali da quattro continenti: la svedese Östersund, la boliviana Cochabamba, la brasiliana Belo Horizonte, l’australiana Bendigo e l’americana San Antonio. Per la prima volta il summit si apre anche al cluster della Letteratura con Milano.

“Ci troviamo di fronte a sfide fondamentali dalle quali passerà l’evoluzione del settore – evidenzia Francesco Maroni, presidente del progetto Forme – Il grande successo dello scorso ha reso evidente l’importanza di creare anche contenuti online fruibili da tutti e in tutto il mondo, in qualsiasi momento. Per questo abbiamo deciso di inserire sul sito del progetto un’esposizione virtuale permanente dei grandi formaggi D.O.P. italiani e quelli delle Città Creative Unesco, creando una sorta di enciclopedia dell’intera produzione casearia d’eccellenza italiana insieme ad alcuni tra i più prestigiosi formaggi internazionali”.

Il formaggio sarà naturalmente al centro dell’evento di apertura di Forme 2021, venerdì dalle 10 alle 12.30 al Monastero di Astino: il convegno, durante il “Dairy Culture and Civilisation Forum” organizzato da AFIDOP, l’associazione che riunisce i più importanti consorzi di tutela caseari italiani, celebrerà i 70 anni dalla firma della Convenzione di Stresa che ha dato vita alle Denominazioni d’Origine.

Un confronto tra operatori del settore, consorzi di tutela, rappresentanti delle istituzioni ed enti regolatori che, partendo dai temi di stretta attualità, approfondirà le nuove tendenze: sostenibilità, blue economy di filiera, internazionalizzazione, digital transformation, tutela della qualità e dell’identità sono tra le maggiori sfide, ma anche opportunità, che il settore è chiamato ad affrontare.

“Il patrimonio di formaggi D.O.P. e I.G.P. italiani è ineguagliabile – sottolinea Antonio Auricchio, presidente Afidop – per tipologia di prodotti, freschi, stagionati, morbidi, duri o semiduri, a pasta filata, cruda o cotta, per tipologia di latte impiegato, vaccino, di bufala, ovino o caprino, per area geografica rappresentata; praticamente in ogni Regione italiana esiste una produzione a Denominazione di Origine. Una diversità unica resa possibile grazie alla capacità di trasformazione delle nostre Aziende che hanno saputo conservare e tramandare queste produzioni. Un patrimonio di formaggi buonissimi che il mondo ci invidia e che dobbiamo promuovere e tutelare in ogni sede possibile, nazionale o estera che sia”.

Ed è esattamente quello che chiedono le produzioni casearie D.O.P.: “Un comparto costituito oggi da 53 formaggi che a livello nazionale rappresentano la metà della produzione casearia italiana e che si rafforzano sempre più nei mercati esteri – conclude Auricchio -, segno del grande apprezzamento e riconoscimento dato ai nostri formaggi”.

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