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Bergamo

Cascina Ponchia, il comitato a Valesini: “Negato il dialogo sulla destinazione”

"Dov'è la partecipazione? Qual è la finalità del recupero? I contenitori anteposti ai contenuti, i mattoni alle persone"

Il Comitato Ponchia Otto sottolinea in una lettera all’assessore all’Urbanistica Francesco Valesini come non sia stato ancora sciolto il nodo della destinazione dello stabile di Bergamo e come nessuno abbia ancora avviato un minimo di dialogo col gruppo.   

Un anno è passato dallo sgombero – scrivono – e dato che lei parla di 2022 come avvio lavori di recupero della Cascina, sembrerebbe che tutto stia procedendo per il verso giusto.

Peccato però che non sia mai stata resa nota la destinazione dell’immobile, se non con un generico “sociale”, peccato inoltre che l’Amministrazione di cui fa parte abbia negato qualsiasi possibilità di dialogo rispetto ad essa, anche solo per dissipare i dubbi rispetto alle modalità di concessione e poi di gestione della Cascina.

Un anno fa, quando ci siamo costituiti come Comitato, lo abbiamo fatto con una finalità propositiva, e non rivendicativa ed oppositiva, e lo abbiamo fatto prendendo parte ai canali partecipativi che l’Amministrazione Gori ha creato (le reti di quartiere e il dibattito attorno al PGT), senza mai ottenere un’interlocuzione anche solo a livello informativo, se non un timido passaggio con il suo collega Angeloni.

Eppure, proprio lei stesso dichiarò il giorno dopo lo sgombero: “Accettiamo il dialogo con qualsiasi interlocutore, ma devono esserci i fatti anche dall’altra parte, non solo la disponibilità a dialogare”.

Non capiamo perché sia stata negata questa possibilità ad un gruppo di residenti nel quartiere, vicini di casa della Cascina Ponchia, da parte di un’Amministrazione che ha fatto della partecipazione uno dei suoi tratti qualificanti. Sembrerebbe un corto circuito, un paradosso che fa riflettere.

Sia chiaro: siamo consapevoli delle competenze dell’Amministrazione, ma ci piace pensare che le trasformazioni urbanistiche e le progettualità sociali possano essere davvero costruite attraverso la partecipazione e non calate dall’alto. Questa è la nostra idea di città, idea che proviamo a portare nella quotidianità delle nostre relazioni sociali dentro al quartiere che viviamo.

Ci preoccupa invece sapere che è ormai imminente un intervento di recupero senza che ne sia chiara la finalità, sembra quasi che i contenitori siano anteposti ai contenuti, i mattoni alle persone. Noi, attraverso il nostro percorso, stiamo cercando di dire altro e lo abbiamo formalizzato attraverso una richiesta di riconoscimento della Cascina quale bene comune, finalizzata ad un utilizzo transitorio socio-culturale, inviata alla Giunta pochi giorni fa.

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