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Report 28 settembre – 4 ottobre

A differenza del 2020 il Covid a settembre non ha rialzato la testa: dati tutti positivi

E buone nuove arrivano dal farmaco di Merck & Co. Cos'è l'effetto paradosso

L’elevato grado di copertura del Paese ha reso questo settembre 2021 molto diverso da quello del 2020, dove l’epidemia aveva rialzato la testa. Per il momento non si registra un impatto della riapertura delle scuole e delle altre attività. Un dato da leggere ovviamente con cautela e attenzione nei prossimi giorni.

La settimana epidemiologica 28 settembre – 4 ottobre segna quindi un nuovo calo della curva epidemica: 21.298 sono stati i nuovi casi, in calo del 9,8% rispetto al periodo precedente (quando furono 23.601); media giornaliera 3.043 (da 3.371).

La curva dei decessi fa lo stesso: sono stati 326 negli ultimi 7 giorni; con una variazione percentuale rispetto ai precedenti 388 del -16%. Sono in diminuzione anche i ricoveri ordinari (3.032, erano 3.487 lunedì scorso), con una variazione percentuale del -13% e quelli in terapia intensiva (sono 437 erano 488 sette giorni fa), con un calo del -10,4%. Diminuiscono da 220 a 158 i nuovi ingressi in T.I. (-28,2%).

Anche il tasso di positività ai tamponi molecolari è in discesa: ora è al 2,8% (dal 3,4% di una settimana fa); mentre il rapporto medio positivi/tamponi totali comprensivo dei rapidi è all’1,09% (in precedenza 1,22%); rapporto positivi/casi testati 5,6% (da 6,30%). Il valore di Rt nazionale è a 0,83.

Incrementa un poco il numero dei tamponi totali: 2.000.252 da 1.989.777. L’incidenza dei nuovi casi resta al di sotto della soglia critica dei 50 nuovi casi settimanali per 100.000 abitanti, permettendo un corretto svolgimento delle attività di contact tracing.

La trasmissione dell’infezione resta sostanzialmente autoctona (l’85% dei contagi è avvenuto sul territorio nazionale) mentre l’età mediana dei nuovi positivi individuati si è ormai portata in area 40 anni, proseguendo un trend crescente iniziato con l’arrivo dell’estate (un andamento identico a quello registrato nel corso del 2020).

In Lombardia e a Bergamo

Diminuisce anche in Lombardia il numero dei nuovi casi, che passa da 2.771 a 2.360 con un decremento del 14,8%. Decresce il numero dei ricoveri in Area Covid: 365 gli attuali (erano 389), come quelli in Terapia Intensiva che passano da 62 a 56. Cala rispetto alla settimana scorsa anche il numero dei nuovi ingressi in T.I.: 16 vs. 26.

I decessi sono stati 34 (erano stati 43). Le persone attualmente positive sono 10.009, in calo rispetto alla settimana scorsa, quando erano 10.863. L’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti passa da 28 a 24. Cala anche in Regione l’indice medio settimanale di positività, ora all’0,63% (era a 0,79%).

I nuovi casi registrati nella provincia di Bergamo sono stati 186, in diminuzione del 12,3% sul periodo precedente, quando erano stati 212.

Decresce il numero dei pazienti ricoverati in Area Medica: da 31 a 25, e quello relativo alla Terapia Intensiva: da 8 a 6. Si registrano due decessi.

Scende l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 20 a 17.

Gli operatori sanitari

Segnaliamo che il numero dei casi registrati tra gli operatori sanitari, dopo una breve fiammata da inizio luglio, ha invertito la rotta e da metà agosto segna una costante diminuzione: la spiegazione di questa oscillazione anomala e temporanea è probabilmente legata al periodo feriale, perché le infezioni sono sempre state rilevate in base alla professione svolta e non al luogo dove sono avvenute. Durante le ferie è probabile che gli operatori sanitari, al di fuori dall’ambito professionale dove usano costantemente misure di protezione individuale, abbiano abbassato la guardia adottando comportamenti meno “rigidi” rispetto a quanto accade negli ospedali. Con il progressivo rientro in ambito lavorativo le misure sono state di nuovo adottate con rigore, riportando il numero dei casi a una fase calante. Per “misure” intendiamo in particolare l’uso della mascherina, perché gli operatori sanitari sono impossibilitati (ovviamente) a mantenere il distanziamento con i pazienti. Se così fosse si tratterebbe dell’ennesima dimostrazione dell’efficacia delle mascherine, che per fortuna funzionano (quelle Ffp2 in particolare) contro qualsiasi variante virale, Delta inclusa.

Come già fatto più volte in passato ne raccomandiamo l’uso, nelle situazioni di contatto con altre persone al di fuori del proprio ambito, anche ai vaccinati: un piccolo sacrificio che può fare la differenza. Indossare la mascherina è sicuramente fastidioso, ma per sopportarla qualche decina di minuti in modo continuativo, basta pensare proprio agli operatori sanitari che la indossano (almeno) 8 ore dal giorno.

A un passo dall’80% di vaccinati

Il 72,3% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale. Il 4,4% è in attesa di seconda dose. Considerando solo gli over 12, oggetto della campagna vaccinale, rispetto alla platea individuata dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, il 79,3% è completamente vaccinato.

Il target del governo era l’80% entro fine settembre non è stato raggiunto esattamente in quei termini, ma ci siamo quasi. L’ultima media mobile a 7 giorni di vaccinati ogni giorno in Italia è di circa 98.000. A questo ritmo ci vorranno altri 4 giorni per coprire l’80% della popolazione vaccinabile.

Si conferma, tra le persone vaccinate, una fortissima riduzione del rischio di contrarre l’infezione (-77% rispetto ai non vaccinati); del rischio di ricovero in area medica (-93%); del rischio di ricovero in area critica e del rischio di decesso (-95%).

Le nuove dosi rallentano

Tuttavia la ripartenza delle nuove vaccinazioni sta frenando. Il decreto-legge approvato lo scorso 16 settembre, che introduce l’obbligo di green pass per tutti i lavoratori dal 15 ottobre, ha dato lo sprint alle nuovi dosi, cresciute del 19% nella prima settimana, con punte di oltre il 50% nella fascia dei cinquantenni. Ma in questa settimana la corsa a vaccinarsi ha subìto una frenata. Anzi si è registrato un lieve arretramento (-2%).

Come depurare l’effetto paradosso

Quando le vaccinazioni nella popolazione raggiungono alti livelli di copertura si verifica il cosiddetto “effetto paradosso”, per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile tra vaccinati e non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nel numero di questi ultimi.

Occorre quindi analizzare i dati in modo accurato poiché essi possono apparire fuorvianti.

Cosa che è già evidente nella fascia di over 80, dove la copertura vaccinale è superiore al 90%. Qui, secondo gli ultimi dati che vanno dal 30 luglio al 5 settembre, ci sono stati 352 decessi tra i non vaccinati (48%) e 402 tra i vaccinati (52%).

Significa che il vaccino non funziona? Al contrario, è un esito prevedibile quando si ha una quota ampia di immunizzati con un vaccino che garantisce una protezione molto elevata ma inferiore al 100%. Per ipotesi, se tutta la popolazione italiana oggi fosse vaccinata, a essere contagiati o ricoverati sarebbero una minima quota di vaccinati, in tutta probabilità anziani o immunodepressi.

Questi rappresenterebbero il 100% dei casi, non essendoci più “non vaccinati”.

Situazione negli Stati Uniti e nel mondo

Resta critica la situazione negli Usa dove, nonostante un calo del 31% sulla settimana precedente, i nuovi casi restano su livelli molto elevati: 765.827 tra il 20 e il 26 settembre, un numero che rappresenta il 22,5% delle nuove infezioni rilevate a livello mondiale. A pesare in senso negativo è l’ancora ridotto numero dei vaccinati con doppia dose: il 29 settembre solo il 56% della popolazione totale, molto lontano dall’80% circa che si rende necessario a causa della circolazione della variante Delta, altamente diffusiva.

Negli Stati Uniti si ha anche il maggior numero di vittime al mondo (705.000) molto più avanti di altri paesi come Brasile e India che ne sommano 600.000 e 450.000 rispettivamente.
Per quanto riguarda l’epidemia a livello mondiale l’ultimo aggiornamento dell’Oms indica, per il periodo 20-26 settembre, un ulteriore calo a quota 3.391.394 nuovi casi (-7,6% sulla settimana precedente). In calo anche i decessi totali (55.830; -6,6%). La variante Delta nell’ultima settimana è stata rilevata in due nuove aree geografiche, portando il totale a 187 su 211 Paesi e territori di monitoraggio dell’Oms.

Nuove speranze da un farmaco

Chiudiamo con una buona notizia. Un farmaco antivirale ha ridotto di circa il 50% le possibilità che i pazienti con nuova diagnosi di Covid-19 vengano ricoverati in ospedale. È quanto hanno annunciato, in un comunicato stampa da Merck & Co, sulla base dei risultati preliminari, condotto su adulti non ospedalizzati con almeno un fattore di rischio e con Covid-19 in forma lieve o moderata.

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