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Appunti & virgole

L’Atalanta fa tremare i campioni: i “guerrieri” della Dea alla pari con l’Inter fotogallery

Emozioni e spettacolo, a San Siro i nerazzurri di Gasperini superano un altro esame da grandi

Se giochi così, in casa dei campioni d’Italia e li costringi a pareggiare dopo 18 vittorie consecutive sul loro campo, forse non sarai da scudetto, però sei una grande squadra. E tutto il resto è noia.

Cioè. Si può discutere e disquisire finchè si vuole sugli errori dei difensori, sul gol preso pronti via come accadeva qualche volta in passato, sulla grande ingenuità di Demiral che ha rischiato di mandare a monte tutto con quel mani sciagurato.

Però, guardiamo anche quello che a tutti è rimasto in mente: è stato uno spettacolo, merito della partenza dell’Inter, stramerito di tanta Atalanta che ha risposto colpo su colpo, anzi ha costretto gli scudettati a rincorrere, a recuperare una partita che alla fine la Dea rischiava di vincere e magari avrebbe meritato (ai punti, si direbbe nel pugilato) di portare a casa.

Ci vuole personalità, ci vogliono gli attributi da grande squadra per mettere alle corde una delle principali candidate allo scudetto, per metterle paura.

Con il gioco e anche le occasioni da gol, non solo il possesso palla: se c’è una partita in cui le due squadre hanno pensato solo a vincere, dal 1′ al 96′, è proprio questa sfida che rende onore al palcoscenico dove l’Atalanta ha celebrato diverse belle imprese in Champions.

Insomma, non sarà casa sua, ma a San Siro l’Atalanta si esalta e almeno questa volta ha raccolto qualcosa, considerato che in altre occasioni proprio con l’Inter era stata sconfitta immeritatamente e non vince dal 2013-14.

I numeri dicono anche che in nessuna partita di Serie A si era tirato tanto in porta come in questa Inter-Atalanta: 21 volte i Gaspboys, 19 la squadra di Inzaghi. A favore dell’Atalanta anche 63 recuperi contro 36 e 83 passaggi nella 3/4 avversaria contro 73, che giocando fuori casa non è un dato certo frequente.

Poi giù il cappello a un Malinovskyi stellare che fa un gol e mezzo, prima col missile e poi col tiro respinto e ribattuto in rete da Toloi e centra anche un palo. Ruslan dai nervi d’acciaio, tra l’altro, perché non si sa come faccia a passare oltre a un’ammonizione dopo appena tre minuti. No, gli incubi vengono ai suoi avversari che non sanno da che parte pigliarlo e fermarlo. Lo toglie Gasperini dopo un’ora, assieme a Pessina e Zapata e un po’ dispiace, perché si deve rinunciare all’artiglieria pesante, ma bisogna ogni tanto ricordarsi che non si può andare a mille all’ora in campionato e in Champions. Quindi se Zapata deve giocare (come è giusto che sia), ogni tanto deve anche rifiatare, lo stesso vale per Pessina, per Ruslan col suo magnifico tiro mancino.

E tornando alla premessa, se c’è una partita in cui le pagelle dei singoli contano relativamente è proprio questa di San Siro. Perché è una bellissima prova di squadra, di tanti guerrieri, prendete l’immagine di Toloi che già aveva segnato il secondo gol e sembra stravolto dalla gioia dopo la rete poi annullata a Piccoli. Non vogliamo pensare alla sua delusione, si prende anche un’ammonizione per proteste, figuratevi lo stesso Piccoli che shock. Ma la grinta del capitano è quella di tutta la squadra, di un’Atalanta che si dimostra alla pari con l’Inter e nel gioco anche meglio, se l’esame poteva essere utile per capire la forza attuale della Dea.

E non è escluso che possa diventare più forte, se i nuovi entreranno come sa fare Zappacosta nei meccanismi del Gasp, se rientrerà un certo Muriel, che sappiamo quante partite può risolvere. Gli errori difensivi? Se dimentichiamo che dall’altra parte c’era l’Inter e con quanta facilità sa fare gol…

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