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Il report

Lavoro, laureate in coda e pagate di meno: il bilancio di genere dell’UniBg

Presentato alla presenza del ministro alle Pari Opportunità Elena Bonetti: "Donne e uomini devono poter competere partendo dallo stesso piano"

Le donne scelgono i corsi di studio legati alla cura e all’istuzione, gli uomini quelli scientifici e tecnici. Le uomini trovano con più facilità un’occupazione al termine degli studi, le donne sono pagate di meno.

Tutti cliché confermati dal primo bilancio di genere dell’Università di Bergamo, un documento riferito all’anno 2019/2020 che fotografa il mondo accademico in modo scientifico, analizzando dati e ricavandone statistiche.

Presentato venerdì nell’aula magna dell’università, il bilancio è stato l’occasione per un confronto con il Ministro alle Pari Opportunità e alla famiglia Elena Bonetti, arrivata a Bergamo proprio per sottolineare l’importanza di questo strumento per proporre dei cambiamenti atti a favorire l’uguaglianza tra i sessi.

Il 63 per cento degli iscritti alle facoltà dell’ateneo bergamasco sono donne, con una crescita pari al 25 per cento nell’ultimo triennio, il 28 per cento in più rispetto alla crescita degli studenti maschi.

L’80 per cento delle persone iscritte alle facoltà di Scienze Umane e sociali è donna e la percentuale arriva al 90 per cento nella laurea a ciclo unico in Scienze della formazione. Il 90 per cento degli iscritti ad Ingegneria e scienze applicate e Ingeneria gestionale è uomo.

ministro elena bonetti università

 

“Questi dati mostrano chiaramente come le donne siano maggiormente impiegate nei settori della cura e della formazione, sopratutto a livello di scuola inferiore, mentre agli uomini vengano riservati ruoli nell’ambito delle scienze e della tecnologia”, spiega Giovanna Galizzi, autrice del bilancio di genere insieme a Chiara Oppi.

Il report non analizza solamente la componente studentesca, ma si concentra anche sul personale docente e sui ricercatori, tra i quali il 42,3 per cento risulta essere donna, pertanto in numero inferiore rispetto agli uomini a tutti i livelli della carriera accademica. Il 50 per cento dei docenti delle discipline legate alle Scienze umane è donna, il 90 per cento dei docenti delle discipline scientifiche e tecniche è uomo.

La maggior parte del personale tecnico-amministrativo dell’università, con una percentuale del 75 per cento, è donna, ma gli uomini si collocano ai livelli più alti della carriera.

“Il bilancio di genere è punto di partenza, è uno strumento che ci consente di analizzare la distribuzione di donne e uomini a tutti i livelli dell’ateneo, di monitorare le azioni messe in atto in relazione a questo tema e infine di valutare le distribuzioni delle risorse per le pari opportunità”, commenta il rettore Remo Morzenti.

Il ministro Bonetti ha elogiato l’università “per questo importante risultato che certifica la qualità della gestione dell’ateneo bergamasco, che mette al centro le politiche legate alla parità di genere per promuovere anche per le donne un processo di crescita sul fronte della competenza, della ricerca e dell’innovazione. Le donne possono e devono poter svolgere un ruolo da protagoniste in questi ambiti. Le studentesse spesso hanno carriere scolastiche brillanti che poi purtroppo non si traducono in altrettanti successi nel mondo lavorativo. Bisogna quindi introdurre una meritocrazia che metta davvero tutti sullo stesso piano, allo stesso punto di partenza per poter competere alla pari”.

Per quanto riguarda il Family Act, inserito nel Pnrr, “è necessario promuovere azioni per incentivare lavoro femminile, in particolare nel mondo accademico, istituire servizi per le politiche familiare per consetire una conciliazione piena tra la carriera e la vita privata”, ha concluso il Ministro.

 

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