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L'intervista

Licenziamenti via e-mail? L’imprenditore Piccinali: “In Bergamasca non può succedere”

Agostino Piccinali, vice-presidente di Confindustria Bergamo con delega Lavoro e relazioni industriali,  CFO e Consigliere Scame Parre Spa, commenta i licenziamenti via e-mail dei 422 dipendenti della Gkn di Campi Bisenzio, a Firenze

Bergamo. Che a commentare il caso dei 422 licenziamenti via e-mail della Gkn di Campi Bisenzio, a Firenze, avvenuto il 9 luglio scorso, siano i sindacati è fisiologico.

Ma che cosa ne pensa un imprenditore? Lo abbiamo chiesto ad Agostino Piccinali, vice-presidente di Confindustria Bergamo con delega Lavoro e relazioni industriali,  CFO e Consigliere Scame Parre Spa che comprende oggi 19 aziende partecipate e collegate in Italia e nel mondo per un totale di circa 800 collaboratori, di questi 300 in Italia.

Il commento di Piccinali è stato raccolto dopo che il Tribunale di Firenze si è espresso a favore del ricorso presentato dalla Fiom-Cgil contro i 422 licenziamenti via e-mail della Gkn di Campi Bisenzio, revocando la lettera d’apertura della procedura di licenziamento collettivo.

Invierebbe mai una mail per licenziare qualcuno dei suoi collaboratori?
“Per come siamo abituati ad operare qui a Bergamo, conoscendo sia le procedure sia gli strumenti che sono da utilizzare in caso di crisi di impresa, credo che non lo faremmo noi, nell’azienda dove lavoro io, ma stento a credere che potrebbe farlo qualsiasi azienda bergamasca. Anche per l’etica che finora ho constatato esserci nella nostra provincia”.

Non potrebbe mai succedere in Bergamasca?
“Di crisi aziendali qualcuna ne abbiamo viste o ne abbiamo sentito parlare, non mi risulta ci siano mai state misure come quella adottata dalla Gkn di Campi Bisenzio. Confesso che stento a credere che sia potuto succedere un caso simile, ma purtroppo lo dimostra il pronunciamento di una sentenza del Tribunale di Firenze”.

Perché fatica a credere?
“Le faccio un esempio. Noi come Scame Parre lavoriamo con 300 persone: supponiamo che nella nostra azienda le cose vadano malissimo, oppure pensiamo ad una scelta strategica, e quindi immaginare di inviare una mail per comunicare che il tal giorno qui si chiude mi sembra davvero assurdo. È inconcepibile”.

Le è mai capitato di licenziare qualcuno? E come lo ha fatto?
“È capitato rarissimamente volte. E anche in quei sporadici casi e abbiamo seguito le procedure concordate. I contratti prevedono i casi di licenziamento, in Italia devo dire che non è facile – come è giusto che sia – e ci sono delle procedure prestabilite da seguire. Nel caso dell’azienda fiorentina si tratta di un licenziamento di massa, non è disciplinare, è una cosa particolare ma c’era una procedura che si poteva seguire. Al di là delle formalità c’è poi un’etica imprenditoriale che in bergamasca esiste”.

In che modo esiste questa etica imprenditoriale?
“Credo che in bergamasca si cerchi di fare in modo che la presenza di un’impresa sul territorio non sia solamente fonte di lavoro, ma sia fonte anche di educazione, di crescita culturale, di restituzione al luogo dove si opera… Che oggi si riassume bene nella parola sostenibilità. Che non deve restare ed essere solamente una bella parola, ma riunire una serie di azioni che non hanno bisogno di annunci perché sono concrete”.

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