Hanno lavorato fianco a fianco con i militari italiani in Afghanistan per 17 anni e ora chiedono al nostro Paese di essere salvati: l’appello, disperato, arriva direttamente da Kabul, dove negli ultimi giorni alcuni cittadini si sono riuniti in segno di protesta per provare a far arrivare la loro voce fino al governo di Roma.
Ecco quanto hanno scritto alla nostra redazione:
“Ciao, siamo quelli che hanno lavorato con le forze italiane per 17 anni. Ci restano solo i voli di salvataggio. E nessuno è responsabile nei nostri confronti, le nostre vite sono in pericolo qui. Siamo tutti dipendenti, negozianti, traduttori e appaltatori.
La NATO, l’ISAF e le forze italiane hanno lavorato anche più a lungo dei traduttori e ora viviamo in condizioni economiche e di sicurezza precarie con le nostre famiglie in Afghanistan.
E abbiamo paura che i talebani ci trovino e ci distruggano con le nostre famiglie. Perché siamo stati tutti nel processo di evacuazione per 2 settimane a Kabul con le nostre famiglie alle porte dell’aeroporto. E ora siamo tutti identificati dai talebani.
E ora si è detto che i talebani hanno dispositivi biometrici avanzati e che il processo di identificazione è iniziato alle porte delle città.
Per non parlare del fatto che abbiamo perso un certo numero di nostri parenti e colleghi nell’esplosione terroristica avvenuta all’aeroporto di Kabul e alcuni di noi sono rimasti feriti.
Va notato che dal punto di vista dei talebani, tutti noi, traduttori di negozianti e appaltatori, non siamo diversi da loro, e dal loro punto di vista siamo tutti colpevoli e siamo perseguiti per aver collaborato con la NATO.
Pertanto, vi chiediamo sinceramente di collaborare con noi nel processo di evacuazione, che ricomincia, e di salvare le nostre vite e le vite delle nostre famiglie. Grazie per la collaborazione e l’aiuto”.
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