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Bergamo segreta

L’Oratorio di San Lupo: un gioiello neoclassico celato fra i palazzi di Borgo Pignolo

Costruita nei pressi di un antico cimitero, la struttura sacra venne riedificata e ampliata nel 1734 su progetto dell'architetto Ferdinando Caccia continuando comunque ad esser utilizzata nei decenni successivi come luogo di sepoltura

Bergamo. Imponente quanto curioso, l’Oratorio di San Lupo è uno degli edifici più affascinanti di Bergamo. Nascosto fra gli edifici di via San Tomaso, esso attrae la curiosità di coloro che attraversano Borgo Pignolo complice l’aspetto monumentale caratterizzato dalla facciata neoclassica.

Ripercorrere la storia di quest’opera appare un’impresa alquanto ardua poiché non esistono documenti che descrivano con precisioni le sue origini. Costruita nei pressi di un antico cimitero, la struttura sacra venne riedificata e ampliata nel 1734 su progetto dell’architetto Ferdinando Caccia continuando comunque ad esser utilizzata nei decenni successivi come luogo di sepoltura.

Dal 1739 sede della “Congregazione dei giovani Figlioli”, lo stabile spicca fra i palazzi circostanti grazie alla maestosità offerta dalle quattro colonne in mattoni stuccati che contraddistinguono l’aspetto esterno di quest’ultimo. Accompagnate da una serie di finestre quadrate che completano la facciata, esse sostengono la trabeazione dove spicca la scritta a caratteri cubitali “DIVO LUPO BERGOMATUM DUCI” in cui viene ripresa la leggendaria tradizione legata al santo.

Nello zoccolo del primo pilastro è visibile invece l’iscrizione “OPUS HOC TETRASTYLO TUSCANICUM FACTUM ANNO MDCCXXXIV” in cui viene indicata la data e i caratteri architettonici della costruzione. Come sottolineato da Luigi Angelini nel suo libro “Cose belle di casa nostra”, l’ingresso non rivela in realtà la destinazione dell’intero edificio.

È infatti necessario varcare la piccola porta laterale per scoprire un ambiente nuovo composto da un’unica navata e caratterizzato da decorazioni di tipo barocco. La presenza di arcate sovrapposte suddivise da lesene scanalate rendono lo spazio simile a quello di un teatro con tanto di loggiati e matronei a farla da padrona nella sezione superiore dove sono visibili un dipinto raffigurante la “Crocefissione” insieme ad altri affreschi riguardanti il tema della Passione. I riferimenti all’antico luogo di sepoltura sono osservabili anche nella pavimentazione la quale ancora oggi conserva una lapide tombale contrassegnata dalla scritta “ ET EXPECTO RECURRECTIONEM MORTUORUM”.

Al piano inferiore risplende infine l’altare maggiore, mentre il soffitto è completamente decorato da un dipinto ritraente Santa Grata in atto a raccogliere la testa mozza di Sant’Alessandro.

Fonti
Andreina Franco-Loiri Locatelli; Borgo Pignolo in Bergamo. Arte e storia nelle sue chiese; Gorle; Litostampa Istituto Grafico; 1994
Luigi Angelini; Cose belle di casa nostra: testimonianze d’arte e di storia in Bergamo; Bergamo; Stamperia Conti; 1955

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