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Il caso

Avvocati no Green pass: a Romano il Comitato. E sul web lo lancia il candidato sindaco di Cologno

Nato in piena pandemia Covid-19, il ComiCost ha ideato il "free-pass": una specie di "documento sostitutivo della certificazione verde" puntualmente rifiutato durante i controlli. Informato anche l'Ordine degli Avvocati

Romano di Lombardia. Si chiama ComiCost, Comitato per le Libertà Costituzionali. Dando uno sguardo al sito internet, si scopre che ha sede in via Duca d’Aosta, nella cittadina bergamasca di Romano di Lombardia. Qui si trova anche lo studio dell’avvocato Nino Moriggia, del Foro di Brescia, presidente del comitato stesso. In Rete c’è anche un video, datato 16 giugno 2020, dove l’avvocato Marco Picenni (candidato sindaco del centrodestra a Cologno al Serio con Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) presenta le attività del comitato in veste di “segretario”.

Nato nell’aprile 2020 in piena pandemia Covid-19, il ComiCost si sostiene con tesseramenti e donazioni. Su Facebook vanta oltre 50 mila ‘Mi piace’, non pochi. Ma la sua attività è balzata agli onori della cronaca dopo l’ideazione del cosiddetto “free-pass”, una specie di “documento sostitutivo – lo definisce il comitato stesso – della certificazione verde”, ovvero il Green Pass.

Impossibile sapere quante persone lo abbiano scaricato, non solo in provincia di Bergamo. C’è il caso di una bidella che lavora per una scuola superiore di Torino che – come riportato il 6 settembre da Repubblica –, avrebbe preteso di entrare nell’istituto senza mostrare il Green Pass, esibendo soltanto la dichiarazione scaricata da internet e ottenendo il rifiuto della dirigente scolastica.

Un altro episodio è stato riportato il 9 settembre da ‘Il Giorno’ e riguarda la provincia di Brescia. Precisamente il Comune di Breno, dove un professore ha sporto denuncia al comando dei carabinieri. “Mi sono presentato con il documento sostitutivo, valido a ogni effetto di legge, perché redatto da giuristi e avvocati del ComiCost”, ha dichiarato al quotidiano. Alla fine, a scuola non è stato fatto entrare e si è rivolto ai militari per denunciare l’istituto, ritenendo che siano stati lesi i suoi “diritti fondamentali, umani, professionali e civili”. “Oggi sono disoccupato – ha ammesso -. Già sospeso per un mese e 10 giorni alla fine dello scorso anno scolastico dopo 4 sanzioni da due istituti, molto legate a ciò che comunicavo a colleghi e presidi via mail per avvertirli sulla pericolosità di quelle che ritengo essere sperimentazioni allarmanti”.

Anche a Bergamo c’è chi mostra perplessità sulla natura di questa autocertificazione. Contattata da Bergamonews, la presidente dell’Ordine degli Avvocati Francesca Pierantoni ha spiegato che “l’autocertificazione può essere presentata solo in casi espressamente previsti dalla legge” e che “il decreto legge attualmente in vigore non solo non la prevede, ma richiede il possesso di Green Pass”. L’Ordine, inoltre, “non mancherà di valutare se rispetto a queste condotte sussistono violazioni di natura deontologica da sottoporre al Consiglio Distrettuale di Disciplina”, aggiunge Pierantoni. Anche le Prefetture, su questo genere di autocertificazione, si sono espresse negativamente.

Ma c’è di più. L’8 agosto il sito del ComiCost pubblicava anche dei consigli su come ‘aggirare’ i controlli del Green Pass. Il primo della lista? “Ovunque debba andare chiedo prima telefonicamente – si legge testualmente -. Ristorante, piscina, teatro etc. Chiedete il green pass? Si? Bene avete perso un cliente, andrò dove non lo chiedono”.

L’avvocato e candidato sindaco Picenni, contattato telefonicamente, ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione: né sul discusso “free pass”, né sul suo attuale rapporto con il Comitato. Nel video in cui lo presentava nell’estate del 2020, tra le altre cose, si parlava di “compressione dei diritti inviolabili dell’uomo sulla base di una presunta pandemia”.

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