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Comune di bergamo

Angeloni: “Nessun fannullone, con lo smart working il dipendente pubblico è più controllato”

"La prima sperimentazione dello smart working al Comune di Bergamo risale al 2016/2017. Prima ancora dell'emergenza Covid e del conseguente lockdown" afferma l'assessore Giacomo Angeloni

Il tema dello smart working è sempre più attuale. Il Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, annuncia che “il pubblico impiego tornerà in presenza come modalità ordinaria di lavoro”. E aggiunge che “si stanno finalmente definendo le regole del lavoro agile nei nuovi contratti, i cui rinnovi ho voluto sbloccare. Quella che abbiamo sperimentato è stata una risposta emergenziale nel momento più tragico della pandemia”.

Il ministro Brunetta preme per riportare al più presto i dipendenti pubblici in ufficio, riducendo progressivamente al 15% la quota di lavoro da casa che attualmente è al 37%. In Parlamento, durante il question time nei giorni scorsi, il ministro aveva affondato ulteriormente il colpo sull’efficacia del lavoro da remoto: “È un lavoro a domicilio all’italiana. Su Wikipedia in inglese si dice che è un lavoro self service, all’italiana, da casa. Pensare di proiettare questo tipo di organizzazione nel futuro mi sembra un abbaglio. È nata nell’emergenza, è stata costruita dall’oggi al domani spostando l’organizzazione del lavoro pubblico dalla presenza al remoto, a casa, senza contratto, senza obiettivi, senza tecnologia”. Sempre secondo il ministro, in questo anno e mezzo lo smart working “non ha garantito i servizi pubblici essenziali. Quelli li hanno garantiti i lavoratori della sanità, medici e infermieri, i lavoratori della sicurezza, carabinieri e poliziotti. I lavoratori in smart working non hanno affatto garantito questi servizi”.

Il Comune di Bergamo, che ha fatto dello smart working una bandiera della propria efficienza, risponde attraverso una video intervista all’assessore Giacomo Angeloni.

“La prima sperimentazione dello smart working al Comune di Bergamo risale al 2016/2017. Prima ancora dell’emergenza Covid e del conseguente lockdown – precisa Angeloni -. Avevamo obbligato i dipendenti a fare una sperimentazione. Poi abbiamo lavorato con Ubi e con dei sistemi informatici per poter realizzare questa modalità del lavoro agile. Durante la pandemia siamo stati costretti a chiudere gli uffici e a sospendere il lavoro in presenza, ma l’attività del Comune non di è mai fermata perché abbiamo avuto tra l’88 e il 90% di dipendenti in grado di lavorare da casa. Se non avessimo avuto questa sperimentazione adottata negli anni scorsi, forse non avremmo saputo gestire in modo così attento ed efficace”.

Per l’assessore Angeloni ben venga una strutturazione dello smart working. “Impossibile lavorare sempre da casa, è necessario confrontarsi con i colleghi di persona, rispondere al pubblico in presenza, ma non per questo il lavoro agile è da denigrare o ridurlo ad opportunità per i fannulloni. Esistono dei mezzi e dei controlli precisi: i fannulloni non amano lo smart working che fissa degli obiettivi da raggiungere, è monitorato e controllato. È bene sapere che questa modalità di lavoro aiuta e rientra tra gli obiettivi che ci siamo posti come amministrazione comunale di ridurre il traffico e l’inquinamento, ma d’altra parte siamo i primi a sostenere che serve una giusta proporzione tra lavoro da casa e lavoro in presenza in ufficio proprio per mantenere una programmazione e un’organizzazione dei servizi. Non cadrei però negli slogan dei tornelli o delle facili definizioni sui fannulloni, chi lavora in samrt working nella pubblica amministrazione viene controllato e la propria attività viene verificata. Consiglierei di non buttare sempre in polemica e banali discussioni un progetto al quale il Comune di Bergamo, come amministrazione pubblica, ha creduto ed investito da tempo”.

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