• Abbonati
Bergamo

Ubi, Bazoli alla Corte prima della sentenza: “L’angoscia del processo è già una pena”

Il banchiere bresciano di 88 anni che avrebbe orchestrato il presunto patto occulto, ha reso una serie di dichiarazioni spontanee: "Quella di Ubi è stata solo una storia di successo"

Bergamo. Dopo oltre tre anni di udienze parla il principale imputato. Processo Ubi, martedì 14 settembre prende la parola Giovanni Bazoli e racconta la sua verità sulla nascita della Banca nel 2007. In particolare riguardo la fusione tra la BPU Banca – Banche Popolari Unite e “la sua” Banca Lombarda e Piemontese organizzata insieme al bergamasco Emilio Zanetti (al vertice di Bpu).

All’origine di quell’accordo, secondo l’inchiesta della procura di Bergamo coordinata dal sostituto procuratore Paolo Mandurino, che per Bazoli ha chiesto una condanna a 6 anni e 8 mesi, ci furono da una parte il tentativo di ostacolare le autorità di vigilanza (Banca d’Italia e Consob) e dall’altra l’influenza illecita sulle decisioni dell’assemblea.

Dopo una giornata di controrepliche da parte degli avvocati dei 31 imputati (Banca compresa), poco prima delle 16 il banchiere bresciano che  a dicembre compirà 89 anni si posiziona nel primo banco e si rivolge alla Corte, non prima di aver chiesto e ottenuto il permesso al giudice Stefano Storto di poter esporre da seduto le sue dichiarazioni spontanee: “Prima di tutto desidero precisare che non è mia intenzione entrare nel merito della mia posizione processuale – esordisce Bazoli con tono fermo – perchè quella è già stata trattata in modo esaustivo dai miei avvocati. Forse risulta inconsueta questa dichiarazione al termine del dibattimento, ma inconsueto è anche il contesto in cui ci troviamo e mi trovo. Tutti gli imputati sono cittadini incensurati e stimati professionisti. Da sette anni sono coinvolti in una vicenda giudiziaria che ha profondamente colpito la loro vita. L’angoscia del processo è già una pena irrogata, come ha scritto in un recente articolo Natalino Irti. Il pubblico ministero ha chiesto pene che non sarebbero state maggiori se fossimo accusati di aver rapinato una banca, mentre qui non si parla di una banca rapinata o in dissesto, ma in piena salute, la migliore acquistata dalla migliore”.

“Il reato ipotizzato – prosegue Bazoli con accanto la figlia Francesca, anch’essa finita nell’inchiesta – non contempla perdite economiche a carico di qualcuno o vantaggi per altri, ma un supposto difetto di informazioni alle autorità di controllo. Tra queste Banca d’Italia, che in teoria sarebbe parte offesa ma ha giudicato insussistenti le ragioni per costituirsi parte civile. L’altra, la Consob, aveva adottato a suo tempo un intervento censorio di carattere amministrativo, che è stato annullato dalla Corte di Appello di Brescia”.

“Considerando la mia situazione personale, risulta inconsueto che sia accusato di aver ostacolato l’azione di Banca d’Italia un uomo che nei suoi quarant’anni di carriera ha puntato alla crescita e al consolidamento del sistema bancario italiano in strettissima collaborazione con l’autorità. Per questo reputo un paradosso l’accusa che mi viene rivolta”.

“Il pubblico ministero mi ha descritto come il regista di tutte le azioni illegali riguardanti Ubi – afferma voltandosi verso il magistrato alla sua sinistra – parlando di una sfrenata e irriducibile ambizione di potere e aggiungendo che alla soglia degli ottant’anni occorreva iniziare a dismettere qualcosa. Non commento queste parole irrispettose”.

“Dico invece che la storia di Ubi, che non sarebbe mai nata senza quelle misure che l’accusa ritiene sbagliate, è la storia di un’impresa bancaria difficilissima ma che ha raggiunto con successo gli obiettivi e ha occupato per anni una posizione di spicco nel sistema bancario italiano. Era il terzo polo bancario nel nostro Paese. Per acquisire prove di quel presunto patto occulto per cui siamo qui oggi sono state messe in atto indagini degne di quelle per una pericolosa associazione a delinquere. Ma non è stato trovato nulla, semplicemente perchè non esisteva”.

“Quella di Ubi – conclude Bazoli – è stata una storia di successo, come è dimostrato dal suo epilogo con l’acquisizione da parte della maggior banca italiana con rimpianti per il territorio ma certezze sul suo stato di salute. Questo è il quadro della vicenda. Ora attendo il vostro giudizio serenamente con il peso non lieve dei miei anni e con inalterata fiducia nella Repubblica e nelle sue istituzioni”.

La prossima udienza, con le controrepliche degli ultimi avvocati e poi la camera di consiglio per la sentenza, è in programma venerdì 8 ottobre.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI