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Cinema

La recensione del film

Cortellesi e Albanese alla riscossa 4 anni dopo

"Come un gatto in tangenziale - ritorno a Coccia di morto". Monica e Giovanni sono tornati. È trascorso del tempo dalla fine della loro storia d'amore che, come avevano previsto sulla panchina di Piazza Cavour, è durata poco, anzi pochissimo, proprio come un gatto in tangenziale.

Titolo: Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto

Regia: Francesco Milani

Durata: 109’

Interpreti: Paola Cortellesi, Antonio Albanese, Luca Argentero, Sonia Bergamasco, Sarah Felberbaum, Claudio Amendola

Programmazione: Cinema

Valutazione IMDB: 6.5/10

Se è vero che “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”, Monica (Paola Cortellesi) e Giovanni (Antonio Albanese) sono senz’altro la rappresentazione massima dell’ideale vendittiano. Lei borgatara pragmatica ora in carcere e costretta a scontare un periodo di lavori socialmente utili, mentre lui radical chic, sinonimo di un intellettuale con zero empatia, facente parte di quella sinistra altezzosa ed altolocata invisa ai più. Dopo la fine della loro atipica relazione, Monica ricontatta l’ex per farsi aiutare ad uscire di prigione per riprendere le redini della sua vita. Parallelamente a Londra, a centinaia di chilometri di distanza da Monica e Giovanni, Alessio (Simone de Bianchi) e Agnese (Alice Maselli), figli dei due, si rincontrano casualmente (si fa per dire) dopo anni di distanza.

gatto tangenziale coccia

Sequel dell’apprezzatissimo “Come un gatto in tangenziale” del 2017 e diretto da Francesco Milani, “Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto” è una commedia sentimentale brillante dal carattere ossimorico in cui due personaggi agli antipodi si trovano costretti dalle circostanze a tornare a stretto contatto dopo una prima volta dall’epilogo non troppo felice. Integrando nell’ilarità generale di una storia ben scritta, un sottotesto sociale inerente alla parità di genere, all’innovazione della chiesa (tramite un Argentero “uomo pio, molto paio”) e alla vita nelle case circondariali per sole donne, Milani scrive e dirige un’opera che, senza uscire dalle orme del primo film, allarga la narrazione coinvolgendo anche i mondi che circondano Monica e Giovanni, tanto vicini fisicamente quanto divisi da muri invalicabili.

Oltre che caratterialmente, l’incomunicabilità si palesa tra i due nei modi più disparati: partendo dagli outfit, passando per le famiglie ed arrivando fino alle espressioni usate dai protagonisti per descrivere i medesimi oggetti, creando un mix riuscito di comicità impegnata e mai frivola tramite una coppia che, più che yin e yang, ricorda Sandra Mondaini e Raimondo Vianello.

Battuta migliore: “Ti vedo un po’… impicciato!”

 

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