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Lettere

La lettera

“Rigenerazione urbana, tante parole e pochi fatti: nell’ex Reggiani perché non creare un parco?”

La proposta di un cittadino al Comune di Bergamo

Riceviamo e pubblichiamo la lettera che un cittadino, Eugenio Cortinovis, ha mandato alla nostra redazione con una proposta sul futuro dell’ex fabbrica Reggiani.

Lo sviluppo di politiche di riqualificazione e rigenerazione di aree urbane è un tema fondamentale per il Comune di Bergamo.

La dismissione della fabbrica ex Reggiani non deve essere l’occasione per costruire altre case, ma per proporre piuttosto una rigenerazione verde, con la realizzazione di un grande parco pubblico. Del resto, dove un tempo c’erano prato e alberi, possono ancora tornare.

Il Comune dovrebbe indire da subito un concorso internazionale per farne un parco e garantire un’elevata qualità della vita ai suoi cittadini. Nel parco dovrebbero esserci spazi verdi, funzionali per persone di ogni età e provenienza sociale, con criteri di sostenibilità a basso consumo energetico. E ancora piante come salici, betulle, pioppi, ed erbacee tappezzanti, come querce e altre specie arboree specie frugali, a rapido accrescimento.

Poi c’è l’acqua, l’elemento che disegna i paesaggi del parco. In esso coesistono spazi umidi, prati rustici e fossati inondabili, piccoli boschetti. Il parco è così in grado di offrire in condizioni climatiche normali un’area verde accessibile dotata di giochi e di aree attrezzate, che in caso di piogge intense si trasforma in un vero e proprio bacino a riempimento progressivo.

Pensato come un luogo sociale ed incontro, il parco dovrebbe essere ricco di attrezzature per il tempo libero e gli sport urbani, di fontane e giochi d’acqua, pensati per favorire il benessere delle persone anche durante la torrida canicola estiva. Un progetto simile rafforzerebbe la vocazione verde della città Bergamo e la sua immagine diventerà anche un’attrazione turistica.

Certo è che la realizzazione del parco richiede ingenti risorse per la demolizione degli edifici. In una città come Bergamo – con 5000 appartamenti sfitti – che senso ha costruire ancora nelle aree dismesse se poi non si riesce a venderle? La rigenerazione urbana, al contrario, incarna a tutti gli effetti le strategie per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva.

Recuperare aree urbane caratterizzate da fenomeni di dismissione e restituire nuova qualità ambientale, economica e sociale risponde pienamente all’idea di città sostenibile, limitando il consumo di nuovo suolo, riducendo gli impatti ambientali propri delle aree urbanizzate come quelle dei quartieri santa Caterina- Redona-Monterosso e incoraggiando processi di partecipazione civica nella definizione delle scelte progettuali. Non riempiamo la bocca solo di belle parole verdi o proclami di ambientalismo, dobbiamo passare veramente ai fatti.

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