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40enne di caravaggio

Sclerosi, team guidato da una bergamasca identifica proteina chiave nel processo neurodegenerativo

Martina Absinta: "La speranza è che la sua inibizione possa ridurre le lesioni croniche attive e fermare la progressione della disabilità nella sclerosi multipla”

Una ricerca condotta dal National Institutes of Health (NIH) statunitense e il San Raffaele di Milano ha tracciato l’identikit delle cellule immunitarie che promuovono la degenerazione nella sclerosi multipla progressiva e ha identificato una proteina chiave del processo, aprendo la strada a nuove terapie.

Come riporta Tgcom 24, un gruppo di scienziati guidati dalla neurologa ricercatrice Martina Absinta, 40enne bergamasca di Caravaggio, tornata in Italia dopo un lungo periodo di ricerca negli USA, ha analizzato oltre 66.000 cellule presenti sul confine delle lesioni in espansione, profilandone individualmente l’espressione genica attraverso il sequenziamento dei trascritti di RNA nucleare.

La scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature e possibile anche grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, è il frutto di una ricerca iniziata da Absinta presso l’NIH, sotto la guida di Daniel Reich, e terminata nel laboratorio di Neuroimmunologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano guidato da Gianvito Martino, prorettore alla ricerca e alla terza missione dell’Università Vita-Salute San Raffaele.

Martina Absinta specifica: “Questo lavoro è in realtà il frutto di quasi dieci anni di ricerche, svolte al confine tra l’impiego di tecniche avanzate di risonanza magnetica e l’analisi cellulare e molecolare dei tessuti cerebrali patologici. Pur essendo un lavoro di ricerca di base, si poggia su un background clinico e ha potenziale traslazionale”.

È grazie a una tecnica di imaging che è stato possibile riconoscere le cellule da analizzare, appartenenti all’anello esterno della lesione, quello che guida il processo degenerativo. Utilizzando le più recenti tecniche di sequenziamento dell’RNA, i ricercatori hanno profilato tutte le cellule (incluse quelle immunitarie) in queste aree e le hanno confrontate con quelle di soggetti sani.

Lo studio si focalizza particolarmente sul ruolo della microglia e della sua interazione con altre cellule immunitarie come i linfociti e con gli astrociti (cellule residenti del tessuto nervoso). Le cellule della microglia fanno parte del sistema immunitario e hanno il ruolo fisiologico di proteggere il sistema nervoso dalle minacce. Nei pazienti con sclerosi multipla si comportano in modo anomalo: secernono molecole infiammatorie e tossiche che danneggiano le altre cellule nervose, causando la perdita della guaina mielina e la degenerazione neuronale.

Analizzando più nel dettaglio, i ricercatori hanno identificato che la proteina C1q sembra giocare un ruolo chiave nel mantenere l’infiammazione cronica attiva. Per dimostrarlo, il gruppo guidato da Martina Absinta ha inibito C1q in un modello sperimentale, producendo una netta riduzione dello stato infiammatorio e della progressione della malattia. “Questo lavoro suggerisce che l’infiammazione cronica nella sclerosi multipla progressiva potrebbe essere modulata farmacologicamente. La speranza è che l’inibizione di C1q possa rappresentare un approccio terapeutico nuovo per ridurre le lesioni croniche attive e fermare la progressione della disabilità nella sclerosi multipla” spiega Absinta.

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