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Appunti e virgole

Nerazzurri ko, una lezione di Italiano? Ma nella ripresa riecco la vera Atalanta

Si riparte da un super Palomino e un gran secondo tempo. Zapata torna, ma come spalla Miranchuk non è il più adatto

Bergamo. Se la differenza quasi sempre la fanno gli attaccanti (salvo papere dei portieri ormai frequenti come se invece che in Serie A si giocasse in Eccellenza) Atalanta-Fiorentina porta la loro firma, con quel gol di scarto che in questo momento è quasi inevitabile: Vlahovic è uno dei più forti attaccanti in circolazione, firma due rigori e arriva a un pelo da fare un altro gol.

E se non straripa è perché ha di fronte un mastino in grande spolvero come Palomino, ancora il migliore dei nerazzurri. Zapata segna un rigore e sbaglia un gol, corre e fa reparto come una ruspa e non si può nemmeno chiedergli di più, al rientro da un infortunio. Però, il serbo è spalleggiato da Sottil che quando corre sembra imprendibile e fa impazzire il pur bravo Zappacosta o Toloi a sostegno, mentre Duvàn è aiutato da Miranchuk. O almeno, così dovrebbe essere, perché in realtà il primo tempo scivola via con un’Atalanta troppo leggera davanti, una squadra che preme ma senza incidere. Mettiamoci anche il gol annullato, più sfortuna che no, con Zapata attivo e non passivo sull’azione conclusa da Djimsiti, ma del resto il Panterone come può essere presente in un’azione senza metterci piede o testa?

Il problema è che il primo tempo se ne va così, sotto di un gol e subito nel secondo arriva il raddoppio. Ma è un’altra Atalanta, quella della ripresa. Per fortuna, certo non poteva essere quella di prima. Purtroppo all’inizio anche Gasp stavolta si incarta un po’, dando fiducia a Miranchuk che finisce per rimbalzare contro la difesa viola e non è solo colpa della statistica se l’ultima volta che Alexej è stato titolare in casa, contro la Lazio, l’Atalanta ha perso 3-1 (il 31 gennaio scorso), mentre meglio era andata fuori (vittorie col Genoa e a Verona), quando il russo poteva agire in spazi un po’ diversi. A Bergamo, invece, l’ex Lokomotiv ha inciso di più altre volte entrando nell’ultima mezz’ora.

Comunque l’Atalanta cambia faccia nella ripresa, merito anche di un Gosens ben diverso da Maehle, oltre a un’intensità e numero di palle gol di ben altra forza rispetto ai primi 45′. Peccato per il danese, che stava attraversando un bel momento sia in avvio di campionato che in Nazionale ed è incappato nel fallo di mano da rigore e poi nel passaggio sbagliato che ha messo in difficoltà Djimsiti contro Bonaventura, costringendolo a provocare un altro rigore.

Poi per il resto del secondo tempo altri episodi sono stati tutti contrari, con la palla che ha ballato davanti a Terracciano ma non è entrata. Si è visto anche un Malinovskyi più utile alla causa, pur senza riuscire ad arrivare al tiro, bene Zappacosta che sarà sicuramente molto utile e per quel che s’è capito nel finale anche Koopmeiners. Perciò si può ripartire da qui, da queste note positive del secondo tempo, oltre a uno Zapata ritrovato che non è poco considerata l’assenza di Muriel.

La prima sconfitta è brutta da digerire, perdere per due rigori dà fastidio e però l’Atalanta ha avuto una reazione più forte rispetto a quella che s’era vista dopo i due rigori di Kessie, sempre a Bergamo, lo scorso 23 maggio nel 2-0 del Milan. Quella era un’Atalanta scarica, ora l’assedio ai viola del secondo tempo porta un’iniezione di fiducia anche per la Champions.

Curiosità: 4 punti nelle prime tre partite, come nel 2018-19: Atalanta-Frosinone 4-0, Roma-Atalanta 3-3, Atalanta-Cagliari 0-1. Pensate che c’era ancora Rigoni, autore anche di una doppietta a Roma, c’erano Masiello, Ali Adnan. All’attacco Zapata, Barrow, Ilicic, il primo Kulusevski, per qualche mese Rigoni… Eppure con 23 gol di Zapata e 12 di Ilicic l’Atalanta, nonostante la partenza in salita, aveva conquistato il terzo posto. Per dire, siamo solo all’inizio.

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