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Il ricordo

L’11 settembre nelle parole del Papa: “Un giorno buio nella storia dell’umanità”

Altri attacchi e stragi sono stati compiuti prima e dopo in tante regioni del mondo. Ma quei quattro attacchi suicidi condotti con aerei di linea trasformati in bombe, segnarono un sinistro salto di qualità del fondamentalismo islamico

“America under attack, l’America sotto attacco” è scritto in basso sullo schermo della Cnn che trasmette le immagini di vent’anni fa, martedì 11 settembre 2001.

Ore 7.48 – Dall’aeroporto di Boston decolla un Boeing 797, volo 11 dell’American Airlines, diretto a Los Angeles con 81 passeggeri, 2 piloti e 9 membri di equipaggio; 12 minuti dopo parte il 175 della United Airlines per Los Angeles con 56 passeggeri, 2 piloti e 7 assisten¬ti.

Ore 8.45 – Il volo 11 AA si schianta contro la Torre Nord del World Trade Center di New York, all’altezza dell’80° piano. I testimoni vedono un aereo volare basso tra i grattacieli.

Ore 9.05 – Il volo 175 UA si schianta contro la Torre Sud al 47° piano.

Ore 9.28 – Il governo americano parla apertamente di attentato.

Ore 9.42 – La televisione di Abu Dhabi attribuisce l’attentato al Fronte democratico per la liberazione della Palestina.

Ore 9.45 – Un altro Boing precipita sull’eliporto del Pentagono a Washington. Il volo 93 della UA da Newark a San Francisco si schianta in Pennsylvania.

Ore 10,07 – La prima Torre crolla. L’incendio supera i mille gradi: 200 persone si lanciano nel vuoto.

Ore 10.28 – Crolla la seconda Torre.

Bilancio della strage: 3 mila morti compresi dirottatori, equipaggi e passeggeri; migliaia di feriti; 10 mila soccorritori.

Un giorno buio per l’umanità

Il mondo è cambiato dopo i feroci attentati di Al Qaeda, organizzazione terroristica di Osama Bin Laden. Altri attacchi e stragi sono stati compiuti prima e dopo in tante regioni del mondo. Ma quei quattro attacchi suicidi condotti con aerei di linea trasformati in bombe, segnano un sinistro salto di qualità del fondamentalismo islamico.

“Ricordo come fosse oggi quel terribile pomeriggio. Chiamai il Papa, che si trovava a Castel Gandolfo, gli diedi la notizia. Rimase sconvolto anche perché non riusciva a spiegarsi come l’uomo potesse raggiungere questo abisso di male…”. Joaquín Navarro-Valls, medico e giornalista, per un ventennio direttore della Sala Stampa vaticana ha bene impressa nella memoria la sequenza degli eventi dell’11 settembre 2001.

Mercoledì 12 settembre Giovanni Paolo II in piazza San Pietro dice: “Non posso iniziare questa udienza senza esprimere profondo dolore per gli attacchi terroristici che hanno insanguinato l’America, causando migliaia di vittime e numerosissimi feriti. Al presidente e ai cittadini americani porgo l’espressione del mio più vivo cordoglio. Dinanzi a eventi di così inqualificabile orrore non si può non rimanere profondamente turbati. Mi unisco a quanti hanno espresso la loro indignata condanna, riaffermando con vigore che mai le vie della violenza conducono a soluzione i problemi dell’umanità. È stato un giorno buio nella storia dell’umanità, un terribile affronto alla dignità dell’uomo. Come possono verificarsi episodi di così selvaggia efferatezza? Il cuore dell’uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo”. Nessun accenno alla matrice islamica dell’attentato.

“La religione non è motivo di conflitto”

Dal 22 al 27 settembre Wojtyla visita Kazakhstan e Azerbaijan, a maggioranza musulmana, Armenia e Bulgaria. Lancia “un fervido appello a tutti, cristiani e seguaci di altre religioni, affinché cooperino per edificare un mondo privo di violenza, che ami la vita e si sviluppi nella giustizia e nella solidarietà. Non dobbiamo permettere che quanto è accaduto conduca a un inasprirsi delle divisioni. La religione non deve mai essere utilizzata come motivo di conflitto. I cristiani e i musulmani preghino l’unico Dio onnipotente affinché possa regnare nel mondo il fondamentale bene della pace. Che le persone di tutti i luoghi operino per una civiltà dell’amore, nella quale non vi sia spazio per l’odio, la discriminazione e la violenza”.

Il 1° gennaio 2002 Wojtyla rinnova l’appello “a tutti, credenti e non credenti, perché il binomio “giustizia e perdono” impronti sempre i rapporti tra le persone, i gruppi sociali, i popoli. Le tre grandi religioni abramitiche, Ebraismo, Cristianesimo e Islam, sono chiamate a pronunciare il più fermo e deciso rifiuto della violenza. Nessuno, per nessun motivo, può uccidere in nome di Dio”.

Il 24 gennaio 2002 ad Assisi, alla seconda riunione delle religioni per la pace, dice: “Le persone e le comunità religiose manifestino il più netto e radicale ripudio della violenza, di ogni violenza, da quella che pretende di ammantarsi di religiosità, facendo addirittura appello al nome sacrosanto di Dio per offendere l’uomo. L’offesa dell’uomo è offesa di Dio. Non v’è finalità religiosa che possa giustificare la pratica della violenza dell’uomo sull’uomo”.

Bin Laden e guerra in Afghanistan

Nessuna seria autocritica si fa in Occidente sul finanziamento occulto del terrorismo e sul traffico di armi, sui catastrofici esiti di certe politiche che sostengono e armano gruppi di ribelli. Al Qaeda, l’Isis e il fondamentalismo sono finanziati da Europa e Stati Uniti attraverso Paesi dittatoriali e regimi brutali come Arabia Saudita e Pakistan. Lo sceicco saudita Òsama Bin Laden, nato nel 1957, studia a Riyadh e a Londra e combatte a fianco dei “fratelli musulmani” nel 1980 in Afghanistan invaso dai sovietici.

Nel 1989 fonda il gruppo terroristico Al Qaeda. Esplosa la prima guerra del Golfo (1991), Bin Laden accusa l’Arabia Saudita di collusione con gli Stati Uniti ed è espulso. Nel 1996 ripara in Sudan e quindi in Afghanistan, sotto i Talebani. Gli Usa lo accusano di essere il mandante degli attacchi alle ambasciate statunitensi a Nairobi (Kenya) e a Dar-es-Salaam (Tanzania) dell’agosto 1998; di atti terroristici (Riyàdh 1995; Dahran 1996; Aden 2000); dell’attentato alle Torri Gemelle (2001). È il bersaglio principale della lotta al terrorismo ma vana è la “caccia all’uomo”. Il “principe del terrore” è ucciso dai «Navy Seals» il 2 maggio 2011 ad Abbottabad in Pakistan. Stati Uniti e Gran Bretagna il 7 ottobre 2001 lanciano “Enduring Freedom” in Afghanistan. Una guerra che dura vent’anni.

Wojtyla e Ratzinger condannano “i misfatti esecrandi”

L’11 marzo 2004 a Madrid attacchi terroristici islamici sui treni provocano 191 morti e più di duemila feriti. Giovanni Paolo II domenica 14 marzo condanna: “Dinanzi a tanta barbarie si resta profondamente sconvolti, e ci si chiede come l’animo umano possa giungere a concepire misfatti così esecrandi. Nel ribadire l’assoluta condanna di atti ingiustificabili, esprimo ancora una volta la mia partecipazione”.

Anche qui nessuna menzione sulla matrice islamica. Con il successore Benedetto XVI c’è una recrudescenza del terrore. Il 7 luglio 2005 a Londra una serie di esplosioni causate da attentatori suicidi sui trasporti pubblici causano 56 morti e 700 feriti. Ratzinger: “Proviamo un profondo dolore per gli atroci attentati terroristici di Londra. Preghiamo per gli uccisi, i feriti e i loro cari. Preghiamo anche per gli attentatori: il Signore tocchi i loro cuori. A quanti fomentano l’odio e compiono azioni terroristiche ripugnanti dico: Dio ama la vita. Fermatevi, in nome di Dio!”. Nessun cenno alla matrice islamica. Nel 2006 visita la sua Baviera. All’università di Ratisbona, dove aveva insegnato, tiene la “lectio magistralis”. Una citazione dell’imperatore Emanuele Paleologo su Maometto e sulla violenza, tolta dal contesto e strumentalizzata dagli islamici e dalle tivù arabe, provoca reazioni e manifestazioni. Ci si dimentica che il discorso è critica serrata all’Occidente: “In un mondo segnato dal relativismo e che esclude la trascendenza, abbiamo assolutamente bisogno d’un dialogo autentico tra le religioni e le culture”.

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