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L'intervista

La nuova Volley Bergamo 1991 nelle mani dell’allenatore Giangrossi: “Torneremo grandi”

Nelle parole del tecnico di Rieti ci sono l'emozione e la responsabilità dell'esordio sulla panchina di una squadra di Serie A1

Bergamo. Manca ancora un mese all’esordio in campionato del Volley Bergamo 1991 nato lo scorso luglio dalle ceneri del Volley Bergamo, ma cresce l’attesa tra i tifosi. L’allenatore Lino Giangrossi presenta la nuova squadra e l’ambiente che ha trovato al suo arrivo a Bergamo, non nascondendo gli obiettivi stagionali e mandando un messaggio chiaro alle sue atlete.

Mister, avete iniziato la stagione dopo Ferragosto, come ha trovato la squadra al rientro?

“Quando ci siamo riuniti il 18 agosto eravamo a ringhi molto ridotti, le ragazze avevano lavorato individualmente durante l’estate con i programmi ricevuti dal nostro staff. Di persona abbiamo avuto modo di effettuare diversi test per mirare la preparazione e personalizzarla per i singoli. A parte alcuni casi particolari in cui ci siamo mossi per superare deficit o problemi fisici, le giocatrici sono arrivate in condizioni atletiche buone”.

Gradualmente si sono aggregate altre pallavoliste al vostro gruppo, ci presenta l’organico?

“Ho a disposizione una squadra giovane, ci sono un paio di elementi più esperti come Sara Loda e Stephanie Enright e giocatrici con interessanti prospettive di crescita come Khalia Lanier che era già qui nella passata stagione. Siamo un team che può esprimere un buon potenziale di gioco perché le atlete hanno caratteristiche interessanti. Visti i tanti giovani abbiamo bisogno di fare un certo tipo di percorso per esprimere questo potenziale. Il campionato è complicato quindi dobbiamo trovare da subito una buona amalgama di gioco per sfruttare le occasioni che ci saranno”.

Quali sono i vostri obiettivi stagionali?

“Il traguardo da raggiungere è ottenere la salvezza e poi cercare di conquistare più soddisfazioni possibili. Ci sono squadre con budget più importanti del nostro, team creati per vincere. Noi invece siamo costruiti in modo intelligente”.

Ha parlato del campionato, lo start è fissato il 9-10 ottobre. A che punto della preparazione siete dopo tre settimane di lavoro?

“I primi dieci giorni, essendo in pochi in palestra, ci sono serviti per valutare lo stato di forma delle giocatrici e alzare l’intensità del lavoro cercando di evitare i piccoli problemi fisici che caratterizzano l’inizio di ogni stagione. Abbiamo mantenuto un ritmo controllato, salvo poi iniziare a spingere alla fine della seconda settimana. Da circa sette giorni stiamo saltando, abbiamo introdotto dei nuovi concetti di gioco aspettando l’arrivo a metà settimana di Marie Scholzel (impegnata negli Europei con la Germania) e Alicia Ogoms (di scena nel torneo Norceca con la nazionale canadese). Dopodiché attenderemo Stephanie Enright, ancora aggregata alla compagine del Porto Rico. Inizieremo poi gli allenamenti congiunti con altre formazioni per testare sul campo a che punto effettivamente siamo”.

Sarà anche il suo esordio sulla panchina di una squadra di A1. Quali sono le emozioni e le sensazioni che prova?

“La Serie A1 italiana è la massima espressione della pallavolo per club a livello mondiale. Nonostante siano più di venti anni che alleno e abbia provato campionati esteri, esordire su una panchina di A1 è un mix di emozioni, di sentimento e di responsabilità. Bergamo nella pallavolo ha così tanta storia e un peso specifico così importante. Nonostante questa sia una società completamente nuova, il dna e il blasone restano quelli che hanno fatto la storia della pallavolo italiana. Non vedo l’ora di iniziare, ho grande voglia di misurarmi con gli allenatori e le atlete che hanno dominato il panorama europeo”.

A proposito della nuova società che ambiente ha trovato?

“Un contesto molto professionale, persone competenti, motivate e disponibili. Molte di queste figure hanno vissuto gli anni d’oro della pallavolo bergamasca, sono abituate a stare a un certo livello e vogliono tornarci. C’è tanta voglia e la necessità di fare bene per rispettare la storia”.

Anche i tifosi hanno seguito nel corso degli anni, con passione e attaccamento alla maglia, l’evoluzione della pallavolo a Bergamo…

“La Nobiltà rossoblu è una di quelle tifoserie che chi lavora in questo sport non può non conoscere. Ho sempre visto dall’esterno e invidiato i colleghi che avevano dietro la panchina questo tipo di sostenitori. In uno dei primi allenamenti abbiamo trovato al palazzetto una rappresentanza della Nobiltà, ci hanno spiegato cosa significa essere a Bergamo e cosa rappresentano tutti quei titoli che campeggiano lungo la parete del PalaAgnelli. Anche al di fuori del campo sono stati molto gentili con me, spero di ripagare la loro fiducia con la soddisfazione di vedere una squadra che non molla mai un pallone”.

Tornando al suo gruppo, qual è il clima che si respira nello spogliatoio?

“Lo scorso weekend ho dato i primi due giorni liberi alle ragazze, dopo tre settimane, perché secondo me hanno lavorato veramente bene. Chi ha assistito all’allenamento mi ha riferito che c’è un clima bellissimo intorno alla squadra, grande affiatamento e gioia nel lavorare. Abbiamo fatto diverse attività di team building extra campo e in questo momento sta andando tutto bene. Se il buongiorno si vede dal mattino questo è un bel giorno”.

La pallavolo azzurra sta vivendo un grande momento con l’Italia Campione d’Europa…

“Ho visto una squadra centrata, finalmente il contraccolpo della brutta olimpiade si è esaurito. Abbiamo un gruppo giovane e forte e questo comporta dei momenti di buio, di passaggio a vuoto. Il problema non è mai cadere ma la capacità di rialzarsi. L’Italia è ripartita alla grande con una medaglia d’oro contro la Serbia, bestia nera delle azzurre, e ha portato a casa un grandissimo risultato”.

Tornando a voi, un messaggio per le sue ragazze?

“Never give up, never settle. Questa è la frase che più mi rappresenta e voglio trasmettere al gruppo. Il messaggio è: non mollare mai e non accontentarsi. Tutto quello che farò sarà fatto per loro e con loro. Sono le protagoniste in campo. Dal primo giorno ho cercato di mettermi a loro disposizione e spiegare anche il perché delle scelte. In cambio ho chiesto solo la disponibilità a saper uscire dalla propria zona di confort e a lavorare senza pigrizia”.

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