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Salute

L'intervista

Diabete, malattie cardiovascolari e piede diabetico, l’esperto: “Ecco qual è il legame”

Chi è diabetico corre più rischi di patologie del cuore anche gravi ma anche di complicanze di tipo vascolare

Una persona su tre con diabete tipo 2 presenta una malattia cardiovascolare. È questo il dato emerso da un studio, presentato al congresso dell’American Diabetes Association nel 2020 e condotto dal prof. Dharam Kumbhani, che ha coinvolto il più alto numero di pazienti diabetici con scompenso cardiaco. Una ricerca che ha dimostrato non solo che è sempre più alto il numero di diabetici che soffrono di patologie cardiovascolari, ma anche che si tratta di persone con un alto rischio d’insorgenza di problematiche vascolari che possono arrivare fino al temuto piede diabetico. Ce ne parla il dottor Roberto Mezzetti, responsabile dell’unità di Chirurgia Vascolare del Policlinico San Marco di Zingonia e di Smart Clinic “Le Due Torri” e “Oriocenter”. Grazie alla grande esperienza e all’alto volume, l’unità di chirurgia vascolare è centro di riferimento per il trattamento del piede diabetico e delle altre complicanze vascolari del diabete non solo a livello provinciale ma regionale, anche in virtù della collaborazione con altri ospedali del Gruppo San Donato, come gli Istituti Clinici Zucchi di Monza. Questa sinergia fa sì che nei casi di rivascolarizzazione o di gestione di ulcere difficili i pazienti delle altre strutture del Gruppo possano accedere al trattamento presso il Policlinico San Marco, con un percorso diretto e in tempi brevi.

Roberto Mezzetti

Dottor Mezzetti, in che modo il diabete e i problemi vascolari sono collegati?

La storia naturale della malattia diabetica è strettamente associata allo sviluppo di complicanze croniche micro e marco vascolari. Questo dipende dal fatto che l’eccesso di zuccheri nel sangue può facilitare la comparsa dell’aterosclerosi, cioè dell’accumulo di grassi nelle pareti delle arterie, responsabile del restringimento dei grossi e medi vasi sanguigni. L’incidenza di eventi coronarici fatali e non fatali nei diabetici è riportata dai diversi studi epidemiologici da 1,5 a 3-4 volte superiore rispetto ai non diabetici di pari età. Esistono però altre temibili complicanze vascolari: i disturbi di tipo ischemico, cioè dovuti a una mancata o ridotta ossigenazione dei tessuti. Tra questi in particolare: gli eventi ischemici cerebrali che possono essere transitori o stabili (TIA, Ictus) quando sono coinvolte le arterie carotidee, e l’arteriopatia obliterante degli arti inferiori il cui quadro clinico può variare da sintomi più o meno invalidanti dalla claudicatio (il dolore durante la deambulazione) sino alla vera e propria ischemia critica dell’arto. Il cosiddetto piede diabetico resta ancora oggi un problema importante e spesso invalidante: una persona diabetica ha un rischio relativo di amputazione d’arto quaranta volte superiore a una non diabetica. Questa condizione è la risultante di più malattie che tipicamente complicano il diabete mellito: neuropatia motoria e sensitiva, disfunzioni microcircolatorie, estrema vulnerabilità alle infezioni e la macroangiopatia.

In che modo è possibile prevenire queste complicazioni?

Per stabilire con certezza a quali controlli sottoporsi per tenere sotto controllo l’evoluzione delle patologie e prevenirne l’insorgenza delle complicanze vascolari del diabete mellito è indispensabile un attento studio della vascolarizzazione degli arti inferiori e dei tronchi sovraortici. Esame essenziale sia per la persona con sintomi lievi sia asintomatica.

Quali sono i trattamenti oggi indicati per queste problematiche?

Nel caso di complicanze a carico degli arti inferiori si può valutare la cosiddetta rivascolarizzazione chirurgica che può essere effettuata con chirurgia tradizionale o mini-invasiva endovascolare (l’indicazione a una o all’atra tecnica deriva da un attento esame obiettivo del paziente unitamente alla diagnostica vascolare non invasiva). Il concetto di ischemia critica è del tutto particolare in questi pazienti e di conseguenza anche l’approccio terapeutico. Oggi la migliore conoscenza della patologia aterosclerotica degli arti inferiori in questi pazienti ha aperto nuove frontiere nell’ambito delle rivascolarizzazioni periferiche. Nel paziente diabetico le lesioni aterosclerotiche hanno una distribuzione del tutto particolare, coinvolgono principalmente le arterie tibiali e l’arteria peroniera. Proprio per questo motivo trattandosi di arterie molto piccole quindi di difficile approccio chirurgico “open” le tecniche endovascolari hanno trovato ottimo campo di applicazione. Esistono però ancora molti casi nei quali la chirurgica tradizionale ha ampia indicazione e casi nei quali è invece consigliato un approccio “ibrido” nel quale si possano utilizzare contemporaneamente entrambe le tecniche. Presso il Policlinico San Marco l’esperienza dei chirurghi vascolari unitamente alla tecnologia presente nelle nuove sale operatorie è in grado di garantire le varie possibilità terapeutiche.

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