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L'appello

A Bergamo 75 profughi afghani, gli Enti locali per la pace: “Si amplii l’accoglienza”

La crisi nel Paese dopo la presa del potere da parte dei talebani continua a spingere migliaia di persone fuori dai confini nazionali.

Il Coordinamento provinciale Enti locali per la pace di Bergamo si attiva per l’accoglienza dei profughi afghani in fuga dalla guerra.

Le notizie drammatiche che continuano ad arrivare dal Paese stanno tenendo alto l’allarme umanitario, con la Lombardia che sta facendo la propria parte per garantire la migliore esperienza solidale: anche Bergamo, sulla scia di quanto già fatto in passato, si è mossa per sollecitare le amministrazioni comunali.

“Il ponte aereo organizzato dal Governo italiano per fare uscire dall’Afghanistan le persone che hanno collaborato nei lunghi anni di presenza dell’Esercito italiano e delle missioni di cooperazione internazionale nel Paese ha portato in Italia circa cinquemila persone, di cui circa quattrocento settanta sono destinate alla Lombardia e, di queste, circa settantacinque arriveranno o sono arrivate a Bergamo.

Si tratta di nuclei familiari per i quali la Prefettura sta organizzando l’accoglienza, appoggiandosi agli appartamenti messi negli anni a disposizione per l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei profughi provenienti da Paesi in guerra e in miseria.

Il Coordinamento provinciale Enti locali per la pace, da tempo attivo per promuovere e sostenere progetti di accoglienza diffusa, propone ai Comuni bergamaschi di attivarsi secondo le indicazioni di ANCI (Associazione Comuni Italiani): ampliare il Sistema Accoglienza Inclusione (SAI) in cui i Comuni si fanno promotori di progetti di accoglienza diffusa su tutto il territorio, individuando appartamenti liberi di privati disponibili ad attivare regolari contratti di locazione con le cooperative vincitrici del bando prefettizio, sia aumentando il numero dei Comuni aderenti ai cinque SAI esistenti in Provincia, sia attivandone di nuovi.

Le notizie dall’Afghanistan di queste ultime settimane, le terribili immagini diffuse dai mezzi di comunicazione, le distruzioni e l’angoscia per il futuro, in particolare di donne e bambini, suscitano forti emozioni e il desiderio di fare qualcosa per aiutare la popolazione afghana sofferente e in fuga.

Il Coordinamento ricorda tuttavia che molti giovani afghani hanno lasciato il proprio Paese nei mesi scorsi e che lungo la rotta balcanica a migliaia premono alle porte dell’Europa.

Afghani, siriani, pakistani riempiono i centri di accoglienza di Lampedusa e di tutta Italia e ora ciascuno di noi sa che cosa hanno lasciato e perché hanno dovuto partire dalle loro case distrutte e minacciate.

Le esperienze di accoglienza diffusa realizzate in bergamasca sono state molto positive, non hanno creato problemi di ordine pubblico ed hanno consentito a numerosi giovani di origini diverse di imparare l’italiano, di svolgere tirocini formativi, di trovare lavoro e di realizzare i loro progetti di vita. Esperienze da far conoscere, da diffondere, da ampliare ora per le famiglie afghane e non solo”.

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