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Il presidente della comunità montana valle brembana

Lobati: “Troppi morti in montagna per far finta di nulla, servono regole chiare”

"Siamo completamente carenti su prevenzione e riduzione del rischio, penso sia giunto il momento di fare quel passo in più, come l'obbligo di indossare parte degli indumenti ad alta visibilità e il dotarsi di sistemi elettronici di ricerca come si richiede agli scialpinisti"

“Chi deve fare le leggi ci pensi, provi a trovare una soluzione perché di morti e dispersi ce ne sono troppi per far finta di nulla”. Il presidente della Comunità Montana Valle Brembana nonché sindaco di Lenna, Jonathan Lobati, interviene su in tema spinoso, quello della sicurezza e degli incidenti in montagna.

“Ogni anno ne parliamo, lo commentiamo, lo critichiamo, ma il problema si ripresenta puntuale quando ricomincia la stagione delle camminate in montagna, per poi esplodere con il periodo della raccolta funghi. Non è solo un problema della Valle Brembana, anche se la morfologia del nostro territorio contribuisce a inasprirlo – osserva -, ma è un problema di tutto l’arco alpino”.

La macchina dei soccorsi “tra Areu, Soccorso Alpino Speleologico, Servizio Saf dei Vigili del Fuoco e la Protezione Civile più in generale – elenca – ha fatto passi da gigante e le risorse per poter fare dei buoni interventi di ricerca e soccorso sono effettivamente notevoli e tempestive. Solo in Lombardia sono disponibili ben 5 elicotteri con team sanitario a bordo, due di questi disponibili anche di notte oltre a quelli delle altre forze, ci sono droni, ci sono i cani da ricerca ma più di tutto conta il ruolo del personale a terra che oltre a essere attrezzato e preparato devo conoscere bene la zona di ricerca e le stazioni del Soccorso Alpino svolgono un ruolo fondamentale in questo”.

Fatte le premesse del caso, “volutamente senza soffermarmi sui costi di queste operazioni” perché “la vita di una persona anche se imprudente non ha prezzo – precisa Lobati – devo però rilevare che siamo completamente carenti sulla prevenzione e sulla riduzione del rischio, perché al netto del buonsenso che ognuno lo interpreta a suo modo, servono regole e riferimenti da rispettare, perché va detto, non siamo supereroi e la svista, lo scivolone può succedere a tutti a maggior ragione quando per la raccolta funghi ci si allontana dai sentieri per cercare quelle meraviglie che il bosco regala”.

Chiude con un appello. “Io non sono tra quelli che vogliono chiudere la montagna, penso però sia giunto il momento per fare quel passo in più, come l’obbligo di indossare parte degli indumenti ad alta visibilità e il dotarsi di sistemi elettronici di ricerca come quelli che si richiedono agli scialpinisti. Non lo so quale sia lo strumento più adeguato – ammette -, anche il casco e le cinture di sicurezza sono presidi salvavita, ma è servita una legge per farli usare a tutti. Pensiamoci”.

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