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La denuncia

Bergamo, detenuto aggredisce guardie carcerarie: in tre al pronto soccorso

A darne notizia è Ennio Pipola, segretario provinciale dell’Uspp (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria) di Bergamo: “Durante ordinarie operazioni di servizio, peraltro a tutela del detenuto, il carcerato si è letteralmente scagliato contro il personale”

Bergamo. Giovedì 26 agosto nella Casa Circondariale di Bergamo, un detenuto ha aggredito alcuni agenti di Polizia Penitenziaria.

A darne notizia è Ennio Pipola, segretario provinciale dell’Uspp (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria) di Bergamo: “Durante ordinarie operazioni di servizio, peraltro a tutela del detenuto, il carcerato si è letteralmente scagliato contro il personale, riuscendo addirittura a provocare lesioni e traumi e ben cinque agenti, tra cui il responsabile della Sorveglianza Generale. L’epilogo della giornata è 3 agenti in Pronto Soccorso, per contusioni, traumi ed altro, con prognosi fino a 20 giorni. A un Sovrintendente hanno dovuto addirittura applicare un collare ortopedico. Da parte dell’Uspp auguri di pronta guarigione a tutti gli agenti coinvolti”.

Per Gian Luigi Madonia, Segretario regionale dell’Uspp, si tratta di “un altro episodio che alimenta le statistiche e la lunga serie di eventi e di aggressioni nelle nostre carceri. Adesso è il turno di Bergamo, istituto raramente interessato a questo tipo di eventi. A conferma che il sistema penitenziario non ha più certezze e che in ogni istituto ormai gli agenti sono esposti a rischi di ogni genere.
Ennesimo episodio che genera stress ed effetti psicologici, oltre che quelli fisici, per il personale che, evidentemente, si sente solo ed indifeso. Nessuno, infatti, sembra voler prendere sul serio il fenomeno delle aggressioni all’interno delle carceri affrontando seriamente il problema e/o legiferando affinché il personale possa operare in sicurezza e sia dotato dei necessari strumenti di difesa, idonei proprio per evitare di finire tutte le volte al Pronto Soccorso, solo per aver svolto il proprio dovere per lo Stato”.

L’attuale modello di gestione, prosegue, “si rivela fallimentare, incapace soprattutto di rispondere alle esigenze dei soggetti psichiatrici, in un contesto già fortemente caratterizzato da croniche carenze d’organico e strutturali, mentre la scure del reato di tortura crea il paradosso che è la polizia Penitenziaria a doversi difendere. Una politica seria, equa ed equilibrata, dovrebbe pensare alle esigenze di tutti, soprattutto quando queste esigenze, purtroppo, come nel caso di specie, sono oggettive ed inconfutabili. Se nessun politico ha ancora preso atto di tale situazione, evidentemente è perché il carcere resta una discarica sociale”.

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