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L'intervista

Vaccini Covid: “Per gli adolescenti non ci sono rischi superiori a quelli degli adulti”

Il dottor Ezio Finazzi, coordinatore dei pediatri di famiglia del sindacato SIMPeF della Lombardia e pediatra a Villa d'Almè, si esprime in merito alla vaccinazione contro Sars-Cov2 per i ragazzi dai 12 ai 19 anni.

“I genitori vanno rassicurati: alle loro paure vanno contrapposti i dati scientifici dai quali si evince che per gli adolescenti il vaccino anti-Covid non comporta rischi maggiori rispetto alle persone di età superiori. Anzi, sembra che gli effetti collaterali in questa fascia d’età siano meno”. Così il dottor Ezio Finazzi, coordinatore dei pediatri di famiglia del sindacato SIMPeF della Lombardia e pediatra a Villa d’Almè, si esprime in merito alla vaccinazione contro SARS CoV-2 per i ragazzi dai 12 ai 19 anni.

Su questo argomento si sta dibattendo molto in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico, con l’obiettivo di evitare di ricorrere ancora alla didattica a distanza e consentire lo svolgimento di una vita sociale in sicurezza, considerando le ripercussioni psicologiche che la pandemia ha già lasciato ai giovanissimi.

Abbiamo intervistato il dottor Finazzi chiedendogli di tracciare il punto della situazione.

Come sta andando la campagna vaccinale fra gli adolescenti?

Ad oggi, secondo i dati de Il Sole 24 Ore che monitora la situazione in tempo reale, nella fascia d’età tra i 12 e i 19 anni circa il 22% ha ricevuto la prima dose e circa il 27% due dosi. È un dato nazionale: si riferisce a tutto il territorio italiano e, sommando le due percentuali, si può affermare che circa la metà degli adolescenti ha ricevuto almeno una dose. Considerando che manca ancora una ventina di giorni all’inizio dell’anno scolastico e molti si vaccineranno nei prossimi giorni perchè si sono prenotati nelle scorse settimane, è presumibile che si raggiungano percentuali soddisfacenti. Per favorire le adesioni alla campagna vaccinale, inoltre, è in corso l’iniziativa che dà la possibilità di presentarsi all’Hub anche senza avere fissato l’appuntamento.

Anche bambini e ragazzi possono ammalarsi?

Si, anche se in questa fascia d’età la patologia viene contratta in forma grave più sporadicamente, alcuni casi sono stati presenti. In particolare è stata riscontrata la MIS-C, una sindrome infiammatoria multisistemica legata al Covid che interessa cuore, polmoni e reni. Sicuramente il rischio del vaccino è molto più basso di quello della malattia: su questo aspetto il lavoro più significativo è stato realizzato da ricercatori israeliani che hanno rilevato solo alcuni casi di bambini che hanno sviluppato una miocardite lieve risoltasi in pochi giorni senza esiti. Ad oggi, dunque, prevale nettamente l’indicazione a vaccinare anche perchè si tratta di una fascia d’età in cui la vita sociale comincia a diventare importante: si frequentano le scuole superiori, ci si sposta adoperando i mezzi pubblici e si pratica sport stando in gruppo. Considerando le ripercussioni che la pandemia ha già avuto sul piano psicologico, non possiamo pensare di continuare a chiedere a questi ragazzini di vivere isolati qualora si verifichino nuovi casi in ambito scolastico o una recrudescenza con percentuali significative di contagi. La posizione dei pediatri è favorevole alla vaccinazione e la risposta che stiamo avendo è ampliamente soddisfacente.

Trovarsi nell’età dello sviluppo può comportare rischi maggiori rispetto agli adulti?

No, anzi gli effetti collaterali sembrano meno in questa fascia d’età rispetto alle persone più grandi. Si tratta di timori che, giustamente, spesso sono presenti fra i genitori che considerano il proprio figlio adolescente ancora un bambino e si preoccupano pensando che sia meno forte e meno capace di dare risposta immunitaria, ma in realtà non è così. Dobbiamo superare queste paure non supportate da dati scientifici ma avvalerci di questi ultimi per valutare il da farsi: i genitori vanno rassicurati e come pediatri siamo impegnati in questo, sempre attenti a tutelare i bambini e i ragazzi.

Per concludere, la campagna vaccinale si potrà estendere anche ai bambini da 0 a 11 anni?

Attualmente sono in corso gli studi, in particolare da parte di Pfizer e Moderna. La Food and Drug Administration (l’agenzia regolatoria statunitense) ha chiesto a queste aziende di raddoppiare il numero di soggetti coinvolti negli studi al fine di avere dati che siano il più rassicuranti possibile e siamo in attesa, pertanto, di aggiornamenti. Al tempo stesso si monitora l’andamento dell’infezione tra gli under 12 e sembra che negli Stati Uniti si stia verificando un’impennata della variante Delta tra i più piccoli. Dalla valutazione di queste informazioni verranno tratte le conclusioni per indicare se vaccinarli o meno e come pediatri ci atterremo alle indicazioni che emergeranno.

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