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L'intervista

Domenghini, 80 anni di emozioni: “La tripletta per la Coppa, una perla unica”

"L'Atalanta è ancora più forte, non è assurdo sognare lo scudetto. Gigi Riva? Nessun attaccante come lui"

“Se mi ricordo ancora l’esordio nell’Atalanta? Come no… avevo vent’anni, a Udine, il 4 giugno 1961. Come sono arrivato in nerazzurro? Giocavo a Verdello al torneo notturno e don Antonio che era responsabile dell’Oratorio e con cui avevo il mio primo piccolo contratto mi segnalò al dottor Brolis. Così mi ingaggiò l’Atalanta, ma don Antonio mi diede anche 200mila lire per la mia cessione: mai nessuna società l’ha poi fatto per un mio trasferimento”.

Angelo Domenghini compie 80 anni (25 agosto 1941), sfoglia l’album dei ricordi e non perde anche la vena polemica, quando serve. Ma anche tante emozioni, come… “I tre gol nella finale di Coppa Italia, un sogno: non ho mai più segnato una tripletta e quella è stata fantastica perché abbiamo conquistato un trofeo che resta nella storia”.

E l’Atalanta ha riprovato a vincere, ma per ora…

Beh vincere è sempre difficile, però anche arrivare in finale è sempre una bella cosa.

Ma dall’Atalanta all’Inter, i nerazzurri di Milano erano la sua squadra preferita?

A dir la verità mi volevano anche Torino e Milan, poi invece mi ha scelto Helenio Herrera.

Il mago era così speciale?

Speciale per i suoi allenamenti, puntava tutto sul pallone, sulla velocità.

Si parla sempre di grande Inter.

Era grande per tutto, la società, l’allenatore, i giocatori. In cinque anni abbiamo vinto tutto, merito di tutti, dal presidente Moratti ai magazzinieri. Adesso invece ci sono tanti preparatori, uno staff mi sembra veramente esagerato, ridicolo.

Altro giro, altre vittorie, lo scudetto poi col Cagliari e si parla sempre del Cagliari di Gigi Riva, ma c’erano anche Domenghini, Albertosi, Cera e altri ottimi giocatori.

Grande squadra, predestinata a vincere. Prima di me era già arrivata seconda, poi siamo arrivati Poli, Gori, io e la squadra è diventata più competitiva. E c’era un portiere fortissimo.

Qualche gol l’ha fatto fare anche lei, a Riva?

Si giocava tutti per Riva.

Ma è l’attaccante più forte con cui ha giocato?

Nessuno come lui, basta vedere che in Nazionale ancora nessuno ha fatto tanti gol come lui. Sicuramente uno dei più forti.

Anche con la Nazionale, ha vinto tanto: l’Europeo, il suo gol che ha consentito di ripetere la finale…

Peccato perché avremmo potuto vincere il Mondiale nel 70 e invece l’unico rammarico è stata l’accoglienza al rientro in Italia per colpa dei 6 minuti di Rivera. Ci hanno presi a bastonate. Assurdo!

E l’Atalanta, che posto ha nel cuore di Domenghini?

La vedo ancora più forte. Bisogna vedere i nuovi, se non fanno quel che dice Gasperini… lui è responsabile di tutto, poi c’è la società, i tifosi che sono sempre molto legati alla squadra.

Per il terzo anno in Champions.

Ma sono cinque anni in Europa, non è più una provinciale, l’Atalanta è una grande.

Però sentir parlare di scudetto non è un po’ strano?

No, nel calcio può succedere di tutto. Ci sono sette squadre che possono lottare per vincere e c’è anche l’Atalanta

Un regalo per i suoi 80 anni? Un ricordo speciale? “I ricordi sono tutti belli”, conclude Domenghini. “Ho fatto sempre gol decisivi, in Nazionale e nei club dove ho giocato. E ho sempre giocato per l’allenatore”.

Adesso tifa per Atalanta, Inter o Cagliari?

Faccio il tifo per il bel calcio.

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