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L'intervista

La garante degli animali: “Il mio impegno nella tutela dei loro diritti. A Bergamo ora il problema gatti”

L'avvocato Paola Brambilla spiega in cosa consiste il compito che le è stato affidato dal Comune di Bergamo quasi otto anni fa

“L’incarico di garante per la tutela degli animali per me è una forma di impegno civile: credo fermamente nell’importanza di questo ruolo”. Così l’avvocato Paola Brambilla spiega le motivazioni che la animano nello svolgere quotidianamente il compito che le è stato affidato dal Comune di Bergamo quasi otto anni fa, senza percepire compenso alcuno.

Questa figura professionale ha la funzione di segnalare alla Polizia locale eventuali maltrattamenti in difesa della specie animale promuovendo al contempo la diffusione delle buone pratiche, a tutela dei diritti degli animali: cani, gatti, animali acquatici avifauna, anfibi, rettili e fauna selvatica. Nel regolamento per il benessere e la tutela degli animali è specificato che “opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio di valutazione ed è nominato con decreto del sindaco tra coloro che siano esperti di riconosciuta competenza nel settore dei diritti degli animali”.

Abbiamo intervistato l’avvocato Brambilla per capire meglio cosa fa il garante degli animali.

Per cominciare, qual è la sua formazione?

Sono un avvocato e mi occupo prevalentemente di diritto dell’ambiente: è una competenza che mi aiuta molto nella gestione delle dinamiche che affronto ogni giorno come garante per la tutela degli animali. In genere le richieste che mi vengono formulate dalla cittadinanza riguardano informazioni relative ai diritti degli animali, per esempio molti mi chiedono se nei condomini possono salire in ascensore, come possono gestire gli animali in caso di sfratto oppure come comportarsi in caso delle liti di vicinato che coinvolgono gli animali. È un incarico che necessita sacrificio: richiede ore di lavoro giornaliere per cercare di risolvere situazioni problematiche, preparare denunce e diffide, dare consigli ai cittadini e monitorare gli sviluppi dei casi segnalati. Ne è un esempio la nuova abitudine che è diventata prassi amministrativa di non dare l’autorizzazione al taglio di piante isolate all’interno di giardini privati senza aver prima organizzato un sopralluogo del garante degli animali.

Ci spieghi

Con il mio intervento verifico l’eventuale presenza di nidificazioni: è un risultato importante a cui siamo arrivati. Ci vado col monopattino o la bici: nel giardino dell’abitazione, che un giorno si trova a Fontana, un altro in Città Alta o in via Baracca e un altro ancora nell’area ex Molini Moretti. Mi sposto in tutta la città con il binocolo e qualora avessi bisogno di altre attrezzature le reperisco. È un bell’impegno, ma aiuta l’amministrazione a risparmiare risorse: se non svolgessi personalmente questi compiti dovrebbero eseguirli i responsabili dell’ufficio del verde. Fornisco il servizio gratuitamente, non sono remunerata, anzi. Ho acquistato a mie spese la cuccetta di plastica vegetale posizionata nel cortile della biblioteca Angelo Mai per dare riparo a un gatto che abita lì.

E cosa la spinge a dedicarsi a questa attività?

Credo fermamente nell’importanza di questo ruolo, che per me è una forma di impegno civile. I maliziosi potrebbero pensare che in qualità di avvocato, svolgendo questa funzione, riesca a intercettare pratiche da portare nel mio studio ma non è così: non solo non prendo incarichi riguardanti gli animali all’interno del Comune di Bergamo, ma non assumo in generale incarichi professionali contro il Comune di Bergamo avendo un compito che mi ha conferito il Comune. È una regola etica che mi sono data: è importante che si sappia che si può lavorare anche in questo modo e che non sono tutti protagonisti del mondo dipinto da Palamara.

Insomma, questo incarico per lei è una grande passione

Si, oltre a essere il garante per la tutela degli animali a Bergamo sono coinvolta in altre attività, per esempio faccio parte del comitato etico dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Questi impegni non sono trampolini di lancio per la vita politica: il mio modo di fare politica è attuarla in modo civico, attraverso il volontariato. E ritengo che la tutela degli animali sia prima di tutto un fattore culturale: non si può basare soltanto sulla minaccia o sull’idea che certi comportamenti vengano sanzionati.

Entrando nel dettaglio: quali funzioni svolge?

Mi occupo della tutela degli animali seguendo due direzioni. La prima: mi attivo su richiesta dei cittadini quando ci sono segnalazioni di maltrattamento, sofferenza o problematiche nella gestione degli animali e devo fornire risposte certe. Molte volte indico a chi devono rivolgersi, per esempio alla polizia locale e, in questo caso, spesso attivo il pronto intervento sapendo chi chiamare e qual è l’agente presente in quel determinato momento. Qualora dovesse intervenire l’Ats, invece, la contatto per organizzare un intervento, un ricovero al canile o al gattile sanitario di Levate quando c’è una situazione di sofferenza, un investimento o un incidente. La seconda direzione: aiuto il cittadino a capire quali sono i diritti relativi alla gestione dell’animale.

Potrebbe fare un esempio?

Quando un cittadino mi segnala che è costretto a tenere il proprio cane isolato su un balcone sotto il sole gli fornisco indicazioni concrete su come gestire la situazione con il padrone di casa o l’amministratore di condominio che magari protestano perché il cane scende in cortile. Qualora la segnalazione riguardasse il cane di un’altra persona, invece, intervengo facendola mia perchè molte volte i cittadini hanno paura di denunciare temendo ritorsioni o di compromettere i rapporti di vicinato e parentela. In questi casi ne approfondisco la veridicità, chiedo foto per documentare l’accaduto e chiamo la polizia locale senza far esporre il cittadino. Questo metodo funziona e non sempre gli interventi portano all’applicazione della sanzione: spiegare che esiste un regolamento per la tutela del benessere e dei diritti degli animali e illustrare le conseguenze di non portare il proprio cane a sgambare permette di capire i comportamenti corretti. Effettuare questa attività d’informazione ed educazione è estremamente importante e sta dando buoni risultati. Quando vengo a conoscenza di fatti che hanno consistenza di grave illecito amministrativo o penale, invece, presento segnalazioni, esposti e diffide alla Procura della Repubblica, ai carabinieri forestali e agli organi competenti.

Qual è, secondo lei, la priorità al momento?

Bisogna promuovere una cultura della co-esistenza, fondamentale nel Terzo Millennio. Dobbiamo interiorizzare il fatto che non ci possono essere serenità, fiducia e condivisione degli spazi naturali se non abbandoniamo l’idea che la nostra specie debba avere il primato sulle altre. È importante avere animali attorno a noi perché sono un termometro della salute del pianeta e del luogo dove viviamo: significa che c’è equilibrio eco-sistemico e una qualità della vita migliore anche per l’uomo.

Su quali progetti si è concentrata ultimamente?

Nonostante la pandemia da Covid abbiamo realizzato progetti molto importanti. Innanzitutto siamo riusciti a sensibilizzare i cittadini sullo stato di bisogno in cui si trovano le strutture che si occupano di animali innescando una vera e propria maratona di solidarietà con la raccolta di donazioni, contributi e cibo. Un’altra iniziativa è stata l’ideazione della “tessera della gattara”, un documento di riconoscimento che consente di spiegare il proprio ruolo a chi si occupa di colonie feline. Prima del termine del mandato, invece, vorrei posizionare nei parchi cittadini una cartellonistica che indichi il comportamento da tenere verso gli animali che si incontrano in quel luogo. Per esempio, specificherei di non dare il pane alle anatre e ai germani o di non prendere a randellate le bisce o i biacchi perchè sono importanti, mangiano i topi e altri insetti sgradevoli o problematici per l’erba.

Per concludere, uno dei problemi estivi è l’abbandono degli animali domestici per le vacanze. Come sta andando la situazione?

L’emergenza è rappresentata dal dramma spaventoso dell’abbandono delle cucciolate di gatti. Da noi ormai sono rari gli abbandoni dei cani: i canili ospitano prevalentemente esemplari molto difficili e problematici o appartenenti a proprietari che hanno subito sequestri, ricoveri in ospedale. Riscontriamo, invece, una disapplicazione totale della normativa regionale che da un paio d’anni ha introdotto l’obbligo di iscrivere all’anagrafe regionale degli animali d’affezione i gatti di proprietà che vengono ceduti da un nucleo familiare a un amico, al vicino o al nipotino: il mercato sommerso dei gatti è sconosciuto e l’abbandono delle cucciolate è sempre più massiccio. Quest’estate si è verificata un’emorragia di nascite con cuccioli abbandonati in ogni dove, in condizioni pietose, prima ancora della possibilità di distacco dalla madre e questo ha potato il gattile al collasso.

Cosa è successo?

Non ha più capienza. Ha attivato la sua rete di volontari e le altre associazioni che si occupano di felini sul territorio, come l’Associazione “I gatti di Anna”, “Balzoo”, il gattile di Treviglio e quello di Madone. Sono tutti saturi e disperati perché non si arresta la situazione di abbandoni e nascite indesiderate: bisogna fare ancora tanta strada a cominciare dalle nostre azioni quotidiane. Per esempio, nei giorni scorsi abbiamo trovato una gatta in centro città: pare che il proprietario sia andato in vacanza e abbia detto che si sarebbe arrangiata per conto suo, invece era disidrata, versava in pessime condizioni di salute e ora è stata portata al gattile sanitario di Levate. C’è molta ignoranza e si sottovaluta l’attenzione che va riservata anche a questi animali.

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