• Abbonati
Osservatorio provinciale

A Bergamo il tasso di disoccupazione più basso d’Italia

A fine giugno i nuovi ingressi nel mercato del lavoro sono tornati al di sopra dei livelli del 2019, l’anno con cui, scavalcando l’anomalo 2020, ha senso un raffronto

Bergamo. Il rapporto sull’andamento del mercato del lavoro in provincia di Bergamo aggiornato al mese di giugno 2021, redatto dall’Osservatorio Mercato del lavoro – Settore Sviluppo della Provincia racconta di un periodo positivo e di una realtà, quella bergamasca, col tasso di disoccupazione più basso d’Italia che si attesta al 3%, il valore più basso dal 2016 a oggi.

A fine giugno, la crescita su base annua dell’occupazione in provincia, stimata dal saldo tra assunzioni e cessazioni, si assesta al di sopra delle cinquemila posizioni di lavoro dipendente. Al ciclo in fase positiva per costruzioni e industria si è aggiunta nel secondo trimestre la riaccensione delle assunzioni della stagione estiva indotta dalla ripresa dei servizi turisici e di consumi compressi nelle fasi di emergenza sanitaria. I nuovi ingressi nel mercato del lavoro sono tornati al di sopra dei livelli del 2019, l’anno con cui, scavalcando l’anomalo 2020, ha senso un raffronto.

Oltre i livelli pre-Covid crescono anche le cessazioni, non i licenziamenti economici ancora sospesi a fine giugno, ma le dimissioni e i rapporti temporanei giunti a scadenza dopo il loro riavvio nei mesi scorsi. L’impennata delle attivazioni e l’accelerazione del turnover sono trainati dai contratti a tempo determinato e in somministrazione a scapito dei rapporti a tempo indeterminato.

La domanda di lavoro è elevata, ma per scelta prudenziale o per necessità pare circoscritta a un orizzonte di breve termine. Non è così per i livelli professionali specialistici e tecnici, per i quali ci sono numeri importanti sul versante delle assunzioni e delle stabilizzazioni a tempo indeterminato cumulatesi dalla metà dell’anno scorso ad oggi.

Assunzioni e cessazioni a fine giugno 2021

Nel mese di giugno, si amplificano i segnali di ripresa della mobilità del lavoro in provincia di Bergamo con forti aumenti, sul 2020 e sul 2019, delle assunzioni e delle cessazioni e con una variazione tendenziale annua dello stock in lieve ripiegamento rispetto a quella registrata a maggio, ma sempre saldamente al di sopra delle cinquemila posizioni di lavoro dipendente (+5.416) .

Le assunzioni nel mese (13.053, +46,6% sul giugno 2020 e +15,9% sul giugno 2019) sono superate dalle cessazioni (13.278, 53,4% in più sull’anno e +23% sullo stesso mese del 2019), con un saldo mensile di poco negativo (-225) come accaduto altre volte in passato in occasione del turn over stagionale di metà anno.

Secondo trimestre

Il secondo trimestre dell’anno, condizionato ancora ad aprile dalle restrizioni per alcune attività di servizio al pubblico, si chiude con 33.671 assunzioni (+4% sul 2019 pre-Covid) e 30.933 cessazioni (+8,1% sullo stesso trimestre del 2019) con un saldo ampiamente positivo (+2.738).

Le assunzioni sono tornate già da tempo al di sopra dei livelli 2019 nell’industria e nelle costruzioni, ma dal mese di giugno si è aggiunto il recupero del macrosettore del commercio e servizi. In specifico, con la riapertura e il riavvio dei servizi turistici, le attività di alloggio e ristorazione hanno registrato, nell’arco dell’intero secondo trimestre,oltre 5.000 ingressi e un saldo positivo per 1.785 posizioni, pari al 65% del saldo totale.

Nel trimestre aprile-giugno 2021 le assunzioni sono state 926 in agricoltura (+1,1% sul corrispondente periodo “pre-Covid” del 2019), 4.370 nelle costruzioni (+23,5% sul 2019), 9.577 nell’industria (+8,4% sul 2019) e 18.798 nel commercio e servizi (-1,5% dai livelli pre-Covid).

La dinamica delle assunzioni beneficia di una componente stagionale, soprattutto nei servizi turistici, e di un traino ciclico robusto, grazie al momento congiunturale favorevole per buona parte dell’industria e per le costruzioni e al recupero dei consumi rinviati durante l’epidemia.

Le incertezze sull’evoluzione della situazione sanitaria e sulla stabilità e sostenibilità della fase di ripresa economica improntano alla cautela i comportamenti delle imprese: la domanda di lavoro, così temporalmente concentrata da far riemergere – nella provincia con il più basso tasso di disoccupazione in Italia – vecchie e nuove difficoltà di reperimento di personale, si traduce al momento in un volume elevato di assunzioni temporanee.

Tra aprile e giugno gli ingressi al lavoro con contratti di somministrazione (6.562) e a tempo determinato (18.233) sono già il 10 per cento in più dei livelli 2019, a fronte di assunzioni ancora sottotono nell’apprendistato (1.631, -1,0% sul 2° trimestre 2019) e nei contratti a tempo indeterminato (7.245, – 11,5% sul 2019) (vedi a pag. 14).

La vivace dinamica delle cessazioni – in tutti i macrosettori aumentate sui livelli pre-Covid più delle assunzioni – è in larga misura il riflesso differito della recente ripartenza degli avviamenti di breve durata.

A questa componente si aggiungono poi le uscite “volontarie”, cioè le dimissioni. È invece ancora minima l’incidenza sulle cessazioni dei licenziamenti collettivi o per motivi oggettivi, per i quali vigeva ancora a fine giugno il blocco generalizzato per tutte le imprese, allentato dal 1° di luglio.

A metà del 2021 la crescita su base annua di oltre cinquemila posizioni di lavoro dipendente vede un apporto più equilibrato a livello dei macrosettori (+217 l’agricoltura, +1.557 le costruzioni, +2.154 l’industria, +1.488 il terziario), segno di un’estensione della ripresa.

contratti lavoro agosto 2021

Tipologie contrattuali

Per quanto riguarda le tipologie contrattuali, la variazione è concentrata – soprattutto per le professioni meno qualificate e per alcune figure operaie, come si dirà nel seguito – nella somministrazione (saldo annuo a +3.311) e nel tempo determinato (saldo in risalita a +845). Si azzera invece il contributo del tempo indeterminato (-131 la variazione annua), compensato dalla tenuta dell’apprendistato (+1.391).

La “fine del rapporto a termine” pesa per circa la metà dei motivi classificati delle cessazioni complessive; le dimissioni mediamente pari a più di un terzo delle causali, sono arrivate nel secondo trimestre del 2021 al 40% e per i contratti a tempo indeterminato al 72% nel 2 trim 2021 rispetto a incidenze medie poco sopra il 60%.

I contratti a tempo determinato registrano anche un livello elevato di proroghe della loro durata e continueranno a beneficiare fino al 31 dicembre 2021 della sospensione dell’obbligo di indicazione delle causali previste dal Decreto Dignità del 2018.

La crisi pandemica ha avuto pesanti ripercussioni sui servizi più soggetti alle restrizioni e sui contratti a tempo determinato, mentre l’esteso utilizzo della Cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti hanno protetto i rapporti a tempo indeterminato rallentandone, anche grazie alle trasformazioni, il progressivo declino. Con l’inizio del 2021, si interrompe la prolungata caduta delle assunzioni temporanee. Come già in passato, si profila una correlazione inversa tra le dinamiche dei contratti a tempo determinato e a tempo indeterminato (vedi anche la stretta somiglianza con l’andamento nazionale fino a febbraio, di fonte Inps).

L’uscita dai lockdown e il consolidarsi della svolta ciclica, soprattutto industriale, tra la fine del 2020 e l’avvio del nuovo anno alimentano l’ascesa delle missioni in somministrazione, forse già oltre il loro tetto massimo.

Le trasformazioni dal tempo determinato al tempo indeterminato, dopo il consueto picco a dicembre, si sono ridimensionate negli ultimi due trimestri  anche per effetto dei minori reclutamenti a tempo determinato avvenuti nel periodo Covid.

I settori

Nei sottosettori economici (sezioni Ateco), il saldo degli ultimi quattro trimestri è negativo solo per le attività finanziarie (-461) coinvolte nel riassetto bancario, il trasporto e magazzinaggio (-182), le attività artistiche e d’intrattenimento (-128) e le altre attività di servizi (-50). I servizi di alloggio e ristorazione tornano dopo molto tempo in territorio appena positivo, grazie alla forte crescita delle assunzioni, molte con contratti intermittenti a tempo determinato.

I settori terziari che più contribuiscono al valore assoluto del saldo occupazionale sono i servizi di supporto operativo alle imprese (+764), l’insieme del commercio, all’ingrosso e al dettaglio (+677), la sanità e assistenza sociale (+452) e i servizi di informazione e comunicazione (+239).

Nelle divisioni della manifattura le variazioni più consistenti riguardano la gomma-plastica (+761), i prodotti in metallo (+582), la chimica (+271) e l’automotive (+261). In negativo la stampa (-242), l’abbigliamento (-160) con tessile e articoli in pelle, la metallurgia (-132) e i minerali non metalliferi (-79).

Oltre i confini del lavoro dipendente, le comunicazioni obbligatorie registrano una risalita delle nuove attivazioni di tirocini (1.365 nel secondo trimestre 2021) e collaborazioni coordinate e continuative (517), entrambi ancora al di sotto dei livelli pre-Covid.

Lavoro dipendente

Per quanto riguarda i datori di lavoro dipendente, le imprese con assunzioni di personale nell’ultimo trimestre sono state poco meno di diecimila, molto vicine ai livelli medi degli anni prima del 2020 ma con una riduzione (del 10%) di quante assumono a tempo indeterminato e un aumento di quelle che fanno ricorso a contratti temporanei, a conferma di una situazione di relativa incertezza sulle prospettive del lavoro. Simile il numero delle imprese che hanno registrato cessazioni nel secondo trimestre, ma con un incremento sul 2019 (+6,1%) di quelle con cessazioni di personale a tempo indeterminato.

L’impennata delle assunzioni a termine e l’estensione della ripresa occupazionale ai servizi che avevano particolarmente sofferto le restrizioni alla mobilità stanno riaprendo i canali di ingresso al lavoro per i giovani che rappresentano la maggioranza assoluta degli avviamenti. Nel secondo trimestre 2021 sono 9.081 i contratti con lavoratori tra i 15 e i 24 anni e altrettanti (9.131) tra i 25 e i 34 anni. Per entrambe le classi di età è netta l’accelerazione nell’ultimo periodo.

Il recupero delle attività dei servizi spiega probabilmente anche la migliore dinamica delle assunzioni femminili (+5,9% sul 2019) rispetto a quelle maschili (+3,5%) e l’accelerazione nell’ultimo trimestre per le giovani con meno di 35 anni.

Le assunzioni che coinvolgono lavoratori di nazionalità italiana (25.019) crescono (+5,1%) sul 2019 leggermente di più rispetto alla dinamica (+3,5%) degli stranieri (8.610). Influisce anche la diversa composizione per età dei nuovi ingressi degli stranieri, tra i quali sono più presenti gli over 35 e meno i minori di 25 anni.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI