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Report 10-16 agosto

Contagi su per la 6ª settimana, ma non a Bergamo e in Lombardia

La Lombardia è la Regione che ha il più alto numero di vaccinati in proporzione agli abitanti: le due cose potrebbero essere collegate.

Per la sesta settimana consecutiva i nuovi contagi sono cresciuti: a livello nazionale negli ultimi sette giorni i contagi certificati da tampone sono stati 43.809; media giornaliera 6.258 (da 6.002): la crescita è del 4,3% rispetto al report precedente (quando furono 42.017). Anche considerando il basso numero di tamponi degli ultimi due giorni, la spinta sembra comunque inferiore: lo prova la curva dei contagi stabile a 0,14%, lo stesso valore della settimana scorsa. Vedremo se è un segnale che avrà un seguito, poiché sono ancor numeri da guardare col fiato sospeso.

Il rapporto medio settimanale positivi/tamponi totali è a 3,31% (in precedenza 2,97%) e sale il tasso di positività relativo ai soli tamponi molecolari dal 6,2% al 7% di una settimana fa; rapporto positivi/casi testati:13,6% (da 12,8%).

Ricoverati in area medica al 16 agosto 3.334 (dai 2.786 del 9 agosto); terapie intensive 404 (dalle 323 precedenti) con 236 nuovi ingressi nella settimana (189 nella scorsa settimana).
Ancora in diminuzione i tamponi totali: 1.403.167 (da 1.482.589; decessi settimanali 214 (154 nel periodo precedente).

Scende l’Rt nazionale da 1,56 della scorsa settimana a 1,27 di questa, ma l’incidenza prosegue nella sua salita raggiungendo 73 casi ogni 100 mila abitanti contro i 66 della scorsa.

In Italia, a lunedì 16 agosto, il 60,2% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale. L’8,6% è in attesa di seconda dose. Complessivamente, contando anche il monodose e i pre-infettati che hanno ricevuto una dose, è almeno parzialmente protetto il 68,8% della popolazione italiana. Considerando solo gli over 12, oggetto della campagna vaccinale, la percentuale di almeno parzialmente protetti è del 76,3% mentre il 66,7% è completamente vaccinato.

Lombardia e Bergamo

In Lombardia i nuovi casi sono stati 3.780, erano 4.442, quindi il decremento sulla settimana precedente è del 14,9%. Se questo calo avrà un seguito è prematuro dirlo. Di certo la Lombardia è la Regione che ha il più alto numero di vaccinati in proporzione agli abitanti: le due cose potrebbero essere collegate. È ciò che ci auguriamo.

Continua invece l’aumento dei pazienti ricoverati in Area Medica: 311 (erano 275), mentre crescono di 3 unità quelli in Terapia Intensiva: da 37 a 40. I decessi sono stati 21, in aumento di 9 rispetto al dato precedente. Come sappiamo, questi tre sono gli indici che scenderanno per ultimi.

Cala il numero delle persone attualmente positive: sono 13.026, erano 13.449. Diminuiscono i contagi ogni 100.000 abitanti: da 46 a 38. L’indice dei posti occupati in Area Non Critica è al 5%; al 3% quello relativo alle Terapie Intensive.

I nuovi casi registrati nella provincia di Bergamo sono stati 257, con una riduzione del 17,9% sul periodo precedente quando erano stati 313. Calano i pazienti ricoverati: da 23 a 21, di cui 4 in Terapia Intensiva. Anche questa settimana non si registrano decessi. I contagi ogni 100.000 abitanti scendono a 23 (precedente 30).

Il confronto con l’estate 2020

Sul fronte del Coronavirus l’estate in corso riscontra numeri più alti rispetto a quella passata. Segno eloquente di quanto la pandemia sia peggiorata.
Nei primi 50 giorni di questa estate (21 giugno/11 agosto) si sono registrati 160.820 nuovi casi; erano stati appena 12.634 nel periodo corrispondente dello scorso anno. Dallo scorso 21 giugno i ricoveri in terapia intensiva hanno segnato un saldo negativo (-52), ma la differenza era stata molto più accentuata nell’estate del 2020 (-103). Gli ospedalizzati dal 21 giugno tra ingressi e uscite sono cresciuti di 504 unità, mentre erano scesi negli stessi giorni del 2020 (-1.673). Infine il confronto tra i decessi: 1.034 (2021) contro 605 (2020).

Va anche ricordato che l’estate del 2020 fu preceduta da 70 giorni di “lockdown” decisi dall’allora governo di Giuseppe Conte. Una chiusura del Paese iniziata il 9 marzo e andata avanti fino al 18 maggio che ha permesso di frenare l’infezione. Una scelta che non è stata replicata dall’esecutivo di Mario Draghi. Dunque, nel confronto tra estati va tenuto a mente questa asimmetria. L’aumento dei casi che si è cominciato a registrare dagli inizi di luglio è dovuto anche all’allentamento delle restrizioni, mentre per vedere gli effetti del green pass bisognerà attendere ancora (almeno un paio di settimane dal 6 agosto, giorno dell’entrata in vigore).

A pesare sul bilancio dell’estate 2021, in secondo luogo, è la diffusione della variante Delta, ormai dominante in tutta Europa e caratterizzata da una maggiore trasmissibilità rispetto all’Alfa, prevalente un anno fa.

Secondo la bozza del report settimanale di monitoraggio emanata dall’Iss: “la circolazione della variante Delta è ormai largamente prevalente anche in Italia. Questa variante è associata ad un aumento nel numero di nuovi casi di infezione anche in altri Paesi con alta copertura vaccinale”.

Si sottolinea anche “una più elevata copertura vaccinale ed il completamento dei cicli di vaccinazione rappresentano gli strumenti principali per prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus sostenuta da varianti emergenti con maggiore trasmissibilità”.

Quest’anno, però, abbiamo i vaccini. E non è una differenza banale. Tutt’altro. Secondo l’ISS, l’efficacia della vaccinazione “nel prevenire il decesso è pari all’80,7% con ciclo incompleto” e arriva al 96,6% quando si porta a termine la profilassi. L’effetto di riduzione del rischio di infezione nelle persone completamente vaccinate rispetto ai non vaccinati si riscontra anche per la diagnosi (85%), l’ospedalizzazione (95%) e per i ricoveri in terapia intensiva (97%). In sintesi: il vaccino è uno scudo contro i sintomi più gravi anche se non è in grado di azzerare i contagi.

Variante Delta e copertura vaccinale

Per rendersi conto dell’impatto della variante Delta, basterebbe guardare a quanto accade in Israele: il Paese che rappresenta un esempio virtuoso nella gestione dell’emergenza Covid è alle prese con un’ondata di nuovi contagi che ha fatto svanire l’illusione di un ritorno alla normalità.

I dati allarmanti in arrivo da Israele riguardano una possibile durata ridotta della copertura vaccinale (soli 6 mesi?) nei soggetti over 60. Nulla che non possa essere affrontato grazie alle tecnologie disponibili, ma se il dato trovasse conferma sarebbe una ulteriore importante sfida per la macchina organizzativa delle campagne vaccinali.

Nel mondo

Passando al consueto punto sull’epidemia a livello mondiale, i dati dell’ultimo Bollettino epidemiologico dell’Oms (10 agosto 2021) certificano per il periodo 2-8 agosto un totale di 4.264.641 nuovi casi individuati, con una crescita del 5,7% rispetto al periodo precedente. Si tratta della settima settimana consecutiva di espansione dell’epidemia: ricordiamo che le fasi espansive della

Covid-19 durano mediamente tra le 7 e le 10 settimane. Un dato che sta trovando conferma anche dopo l’avvio delle campagne vaccinali, probabilmente a causa della maggiore diffusività delle più recenti varianti virali. A testimonianza della necessità di procedere il più rapidamente possibile con la copertura vaccinale a ciclo completo di tutta la popolazione immunizzabile, al primo posto tra i Paesi più colpiti per numero di nuovi casi troviamo nell’ultima settimana gli Usa: 734.354 nuovi casi, in crescita del 35% sulla settimana precedente. A seguire India (278.631; -2%); Iran (248.102; +20%); Brasile (228.473; -8%) e Indonesia (225.635; -18%). La variante Delta è stata riscontrata in 142 Paesi e territori monitorati dall’Oms.

Moderna efficace contro sei varianti

A sei mesi dalla seconda dose, il vaccino anti Covid-19 a mRna di Moderna continua a proteggere da almeno 6 varianti del virus SarsCov2, compresa la Delta: lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Science dal gruppo dell’istituto americano Niaid (National institute of allergy and infectious diseases). A sei mesi dalla seconda dose, la maggior parte dei vaccinati ha mantenuto gli anticorpi contro le varianti Alfa, Beta, Gamma, Epsilon, Iota e Delta.

La FDA approva la terza dose

Intanto, la Food and Drug Administration Usa ha annunciato che coloro che hanno subito un trapianto e altri soggetti con un sistema immunitario indebolito potranno avere una terza dose del vaccino COVID-19 per essere meglio protetti dalla variante Delta. L’annuncio riguarda milioni di americani che sono particolarmente vulnerabili a causa di trapianti di organi, alcuni tipi di cancro o altro. Diversi altri Paesi, tra cui Francia e Israele, hanno raccomandazioni simili. Questa decisione si applica solo a questo gruppo ad alto rischio, circa il 3% degli adulti statunitensi. Non si tratta di un’apertura alla terza dose per il resto della popolazione.

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