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Bergamo segreta

La spada e la leggenda: il Lago del Barbellino e l’eroica origine delle Cascate del Serio

Secondo la tradizione c’è il pianto disperato di una ragazza rapita da una nobildonna gelosa all’origine delle cascate

Il Lago del Barbellino è una delle località più ambite dagli appassionati di trekking. Il fascino offerto dalla sua particolare colorazione e dal salto mozzafiato compiuto dalle Cascate del Serio ha permesso a questo luogo di divenire celebre anche fuori dai confini bergamaschi.

L’origine di questo bacino lacustre non è riconducibile all’intervento della natura, ma a quello dell’uomo che a partire dal 1917 decise di intervenire lungo la vallata che porta all’abitato di Fiumenero e realizzare una serie di dighe in grado di alimentare la centrale idroelettrica dei “Dossi”.

Il progetto, ideato dalla “Società Idroelettrica del Barbellino”, aveva l’intenzione di raccogliere i vari ruscelli che caratterizzano il percorso iniziale del fiume Serio e sfruttare la propria portata per produrre energia idroelettrica.

Dopo la realizzazione a cavallo fra il 1917 e il 1923 della diga di Valmorta e dell’omonimo lago, l’azienda decise di ampliare il volume di acqua sfruttabile progettando così un secondo impianto all’altezza di Pian del Campo.

Nonostante la possibilità di ottenere una capienza maggiore, le insidie legate alla conformazione del terreno spinsero gli ingegneri a puntare la propria attenzione sul Piano del Barbellino dove oggi si estende uno specchio d’acqua lungo circa un chilometro, largo trecento metri e profondo sessanta.

I lavori che interessarono questa conca iniziarono nel 1927 e si conclusero nel 1931 coinvolgendo l’intera area circostante con la costruzione di tre teleferiche per il trasporto del materiale e di un vero e proprio villaggio nei pressi del Rifugio Antonio Curò dove poter i circa ottocento operai chiamati a portar a termine l’opera.

Il completamento della diga comportò però la scomparsa delle Cascate del Serio che, sino a quel momento, erano visibili durante tutto l’anno complice l’apporto offerto dai corsi d’acqua provenienti dal Pizzo Recastello, dal Monte Gleno e dal Ghiacciaio del Trobio.

Un accordo fra l’amministrazione comunale di Valbondione ed Enel (proprietaria dello stabile) consentì a partire dal 1969 la riapertura di questa famosa attrazione turistica, divenuta celebre anche grazie a una particolare leggenda.

Secondo la tradizione una nobildonna della zona si sarebbe innamorata di un giovane pastore il cui cuore batteva però già per una ragazza di umili origini.

Più volte respinta dal mandriano e divorata dalla gelosia, l’aristocratica avrebbe così deciso di rapire la rivale e rinchiuderla nel castello dove viveva.

Il pianto disperato della prigioniera sarebbe stato così forte da trasformarsi in una serie di ruscelli in grado di distruggere tutto ciò che li circondava, compresi il fortilizio e la sua proprietaria, cambiando così per sempre la conformazione del terreno e dando infine vita alle Cascate.

L’aurea di mistero che circonda il Lago Barbellino si è infine ulteriormente rafforzata con la comparsa nel 2016 di una spada conficcata nella roccia.

A differenza di Excalibur, essa però non possiede alcun potere magico o collegamento con Re Artù in quanto donata dal guardiacaccia Matteo Rodari che, in occasione dell’iniziativa promossa dal CAI “Sentieri Creativi”, ha deciso di coinvolgere il padre Modesto e realizzare questa curiosa scultura.

Fonti

Alberto Castoldi; Bergamo e il suo territorio. Dizionario enciclopedico : i personaggi, i comuni, la storia, l’ambiente; Azzano San Paolo; Bolis; 2004

Giovanni Simoncelli; Valbondione; 1988

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