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Polemica con l’asst

San Giovanni Bianco, il Comitato pro ospedale: “Torneremo in piazza”

Dopo la risposta dei vertici dell’Asst Papa Giovanni, il comitato commenta: “La pezza peggio del buco”

San Giovanni Bianco. Non intendono placarsi le tensioni tra i vertici dell’ Asst Papa Giovanni XXIII e il comitato Pro ospedale di San Giovanni Bianco, dopo la manifestazione di sabato 7 agosto che ha visto partecipare, nel paese brembano, un buon numero di abitanti della Valle e ha visto sfilare con la fascia tricolore tutti i sindaci della Comunità Montana.

Dopo la comunicazione dell’Asst, che ha ribadito l’assoluta certezza verso un futuro saldo per l’ospedale vallare (“il futuro dell’ospedale di San Giovanni Bianco non è a rischio”), il Comitato ha voluto ancora una volta porre delle domande all’Asst, in merito proprio alle dichiarazioni rilasciate dopo lo svolgimento della manifestazione.

“Comprendiamo la scelta di correre a comunicare alla stampa proprio oggi (sabato, ndr), – commentano dal comitato Pro ospedale di San Giovanni Bianco – vorremmo però porre alcune domande in merito”.

Il comitato pone la prima questione sull’ospedale di comunità, che secondo l’Asst dovrebbe essere attivato all’ultimo piano. “Nell’ambito dei progetti che riguardano l’istituzione di ospedali di Comunità, – si legge infatti nella nota dell’Azienda – l’Asst ha trasmesso a Regione Lombardia un progetto per l’incremento di posti letto per attivare l’ospedale di comunità all’ultimo piano, attualmente non utilizzato, a gestione prevalentemente infermieristica”.

Protesta ospedale San Giovanni bianco

“L’ospedale di comunità doveva essere allestito al secondo piano, adesso al terzo? – si chiedono i membri del comitato – In poco più di un sottotetto, dove hanno le stanze i medici e dove hanno il deposito gli addetti alle pulizie?”.

Una domanda riguarda poi la valutazione delle esigenze e delle priorità del territorio: “Una valutazione fatta su parametri effettivi o solo ed esclusivamente su parametri economici? Rende di più una lunga degenza, questo lo sappiamo molto bene”.

Altro tema è poi quello riguardante il personale sanitario. “Mancano anestesisti. Uno da pochi giorni è diventato medico di base e altri probabilmente ci saluteranno presto. In più, gli stessi fanno da sempre anche servizio 118. Quindi il servizio chi lo garantisce?”.

Non si trovano anestesisti, ma nemmeno gli stessi medici. “In Medicina avevamo ottimi medici, che sarebbero rimasti in valle, ma sono scappati insoddisfatti e demoralizzati – spiegano i membri del Comitato – . Poi non si trovano i sostituti?”.

Sul personale, il direttore sanitario Fabio Pezzoli ha sottolineato che, “dopo anni di difficoltà nel reclutare personale a lavorare nei presidi di montagna, nel mese di maggio è arrivato un nuovo specialista a cui si è aggiunta una collega rientrata da congedo. A settembre arriverà un nuovo medico dalla Nefrologia del Papa Giovanni XXIII per rafforzare il centro dialisi e, dal mese di novembre, partirà un potenziamento delle attività di chemioterapia attraverso il reclutamento di una figura specialistica esperta proveniente dall’oncologia del Papa Giovanni XXIII”.

Un impegno nel reclutare personale sottolineato anche dal direttore generale Maria Beatrice Stasi: “Il piano di reclutamento del personale – spiega la DG Stasi – pur tra la difficoltà di reclutamento nel trovare medici disponibili a lavorare in montagna, è in continua progressione. Non ci ha impedito di potenziare l’offerta di posti letto di subacuti e ci permetterà di riprogrammare le attività̀ di chemioterapia”.

Un tema che, a seconda della parte interessata, riguarda la posizione dell’ospedale oppure altre questioni.

Sulle urgenze (che vengono indicate dall’Asst in 7 trasporti urgenti, in media, al mese, da San Giovanni Bianco a Bergamo), il Comitato Pro Ospedale chiede invece di sapere “quante urgenze vengano inviate direttamente dalla centrale in altri ospedali senza passare per San Giovanni Bianco”.

In merito poi alle attività ambulatoriali, “già particolarmente presenti” secondo l’Asst, il comitato chiede che vengano ulteriormente potenziate: “Attività con ambulatorio ogni 15 giorni? Quelle che non sono mai presenti nelle liste del numero unico per le prenotazioni? I sindaci aspettano ancora la comunicazione sugli orari e la programmazione di questi ambulatori, presenti forse sulla Luna o su Marte”.

Il Comitato pro ospedale conclude poi con un’affermazione che non lascia spazio a fraintendimenti: “Senza offese, sembra che la pezza sia peggio del buco”.

Un botta e risposta secco, arrivato nel giro di poche ore. D’altra parte, manifestanti, organizzatori e sindaci l’avevano detto già nella mattina di sabato 7. “Questa manifestazione è solo l’inizio, non ci fermeremo fino a quando l’ospedale non sarà tornato ad essere totalmente funzionante”.

Perché, da qualsiasi parte la si guardi, la salute deve rimanere un diritto. Anche per chi abita la montagna.

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