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Emozioni

La semplicità dietro un campione: Marcell Jacobs e l’incontro che ha acceso la passione per l’atletica

Due anni fa l’intervista al giovanissimo cronista di Bergamonews. E quel selfie…

Un lungo silenzio e poi un lungo urlo liberatorio. Impossibile festeggiare in altra maniera un risultato che probabilmente nessun italiano si sarebbe mai immaginato di vedere nel corso della propria vita.

Un momento che non verrà raccontato soltanto nei libri di storia dello sport, ma rimarrà scolpito nel cuore di tutti gli appassionati di questa disciplina perché Marcell Jacobs non ha semplicemente trionfato nei 100 metri alle Olimpiadi di Tokyo, ma ha saputo far rinascere la passione per l’atletica leggera.

La stessa emozione che ho avuto modo di sperimentare per la prima volta a Bressanone nel luglio 2019 in occasione dei Campionati Italiani vinti dallo sprinter di Desenzano del Garda: un successo che all’epoca aveva fatto parlare per il mancato duello con Filippo Tortu.

Osservare il portacolori delle Fiamme Oro Padova a fianco della pista altoatesina mi aveva infatti consentito di comprendere il grande lavoro che sta dietro un atleta, un atleta sottoposto alle attenzioni di migliaia di fiduciosi tifosi, tutti in trepidante attesa di un exploit. Ma insieme mi ha fatto toccare con mano l’umanità di un fuoriclasse: disponibile a far quattro chiacchiere con un giovane cronista, poco più che ventenne.

Quella scintilla appena scoccata mi ha probabilmente permesso di superare i timori e la tensione del momento consentendomi di far uscire la voce per le domande e così dandomi modo di scoprire un campione con la “C” maiuscola anche grazie a una semplicità che poche altre volte ho avuto modo di incontrare.

Benché quei minuti siano volati, fra domande sul salto in lungo (specialità in cui Jacobs ancora si dilettava) e ipotesi sulle Olimpiadi che parevano allora dietro l’angolo (il Covid era sconosciuto), c’e stato il tempo che per un selfie che Marcell mi ha concesso.

Un’istantanea che non racconta semplicemente un momento per me indimenticabile, ma piuttosto racchiude in sé le emozioni che uno sportivo può infondere, fuori e dentro dal campo. E che ieri tutti, ma proprio tutti abbiamo provato in quella rapidissima cavalcata d’oro di meno di 10 secondi, 9.80 per la precisione. Sotto i riflettori del mondo, rapito da questo ragazzo bello, timido, e velocissimo.

Incollato alla tv, mentre osservavo la gara vittoriosa del velocista bresciano nella notte nipponica e la gioia e gli abbracci con un altro campionissimo italiano, Gianmarco Tamberi, non ho potuto far a meno di ripensare a quella fotografia. E ringraziare a distanza Marcell Jacobs per quell’incontro che mi ha fatto amare l’atletica leggera capendo il fascino che nasconde a prescindere dai risultati.

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