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Bergamo segreta

La “Via dei Contrabbandieri”, un percorso per la libertà nascosto in Val di Scalve

Un tracciato fra i monti per condurre di nascosto le merci dalla Val di Scalve alla Valtellina si trasformò in una vera e propria “via di fuga” per i numerosi ebrei in cerca di rifugio in Svizzera.

Schilpario. Un tracciato fra i monti per condurre di nascosto le merci dalla Val di Scalve alla Valtellina. Si potrebbe descrivere con queste parole la “Via dei Contrabbandieri”, storico percorso che da secoli unisce Schilpario a Carona di Teglio.

Utilizzata storicamente per raggiungere gli alpeggi in quota o per sfruttare le risorse offerte dai boschi e dalla vicine miniere, la via divenne celebre grazie al transito dei numerosi “spalloni” che, grazie alla posizione strategica, potevano eludere i controlli e superare le Orobie.

Carichi di sale, caffè, sementi, ma anche di armi e munizioni, i contrabbandieri trasportavano all’interno delle gerle i prodotti che, a seconda della direzioni, avrebbero potuto raggiungere la Bergamasca oppure la Svizzera.

Interessato durante la Prima Guerra Mondiale dai lavori di ampliamento della Linea Cadorna, il tragitto si trasformò in una vera e propria “via di fuga” per i numerosi ebrei in cerca di rifugio in Svizzera.

Accolti al Passo dell’Aprica, molti di loro riuscirono a trovare la salvezza nel paese elvetico grazie all’aiuto degli abitanti che, percorrendo tracciati poco battuti, li conducevano verso la frontiera.

Il medesimo discorso vale anche per diversi prigionieri di guerra che provarono ad attraversare il confine poco dopo l’armistizio dell’8 agosto 1943 prima di diventare uno dei punti principali della Resistenza orobica.

Nonostante il fenomeno del contrabbando si sia estinto e il sentiero sia divenuto uno dei più gettonati dagli appassionati di trekking, quel percorso conserva ancora oggi il proprio nome e con sé il fascino che lo contraddistingue.

Fonti

Lucio Benedetti, Chiara Carissoni; Trekking sulle vie storiche bergamasche; Azzano San Paolo; Junior; 2004

Giuliana Bertacchi, Angelo Bendotti; Le parole e il silenzio. La Val di Scalve del Novecento nella memoria delle donne; Il filo di Arianna; 2003

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