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I sindacati

Bergamo, presidio dei metalmeccanici in Prefettura: “Siamo preoccupati” fotogallery

È iniziato alle 15 e terminato alle 17, proprio in concomitanza con lo sciopero. Erano presenti una cinquantina di lavoratori

C’è preoccupazione anche a Bergamo per la situazione in Italia del comparto metalmeccanico. L’onda lunga della mobilitazione sindacale contro la raffica di licenziamenti ha portato venerdì a uno sciopero di due ore e a un presidio di Fim, Fiom e Uilm fuori dalla Prefettura di via Tasso.

I rappresentanti Luca Nieri, Andrea Agazzi e Emilio Lollio hanno incontrato il prefetto Enrico Ricci, al quale in un colloquio durato mezzora hanno espresso i loro timori: “Intanto lo ringraziamo per averci accolto e per aver mostrato disponibilità – le loro parole all’uscita – .

Siamo preoccupati per la lunga serie di licenziamenti e per la situazione a livello nazionale che, se al momento non ha ancora avuto ripercussione nella nostra provincia.

Il settore metalmeccanico è uno dei più importanti a livello occupazionale della Bergamasca, per questo non abbasseremo la guardia. Il Prefetto ci ha assicurato che farà di tutto per continuare ad ascoltarci”.

Al presidio, iniziato alle 15 e terminato alle 17, proprio in concomitanza con lo sciopero,. erano presenti una cinquantina di lavoratori bergamaschi.

“Automotive e siderurgia hanno bisogno di interventi del governo per impedire che la transizione possa cogliere impreparato un sistema che ha ancora troppi punti deboli”, continuano Nieri, Agazzi e Lollio.

“È inaccettabile che in un paese moderno come il nostro una crisi aziendale finisca con il funerale dell’azienda stesa. Servono azioni industriali responsabili, ma soprattutto volontà non solo di denunciare un problema, ma anche di trovare soluzioni. Sempre di più il governo deve garantire ammortizzatori sociali adeguati e politiche attive, condizioni che ci aspettiamo nel PNRR.

A livello territoriale e regionale chiediamo tavoli sociali per gestire le difficoltà che di volta in volta dovessero presentarsi”.

“La preoccupazione è in prospettiva – hanno concluso i sindacalisti – non siamo tranquilli”.

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