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Agricoltura lombarda: Piano di Sviluppo Rurale 2021-2022

Il direttore Enzo Cattaneo: “Interventi apprezzabili, ma ora occorre una progettualità globale in vista della nuova Politica Agricola Comune”

“Apprezziamo la notizia della definizione da parte della Regione Lombardia del Piano di sviluppo rurale 2021-2022, che giunge in un momento di forte crisi del settore primario”: è quanto afferma  Leonardo Bolis, presidente di Confai Bergamo e Confai Lombardia, commentando lo scenario legato al cosiddetto piano ‘di transizione’, il quale dovrebbe traghettare il sistema di interventi per lo sviluppo rurale in vista della nuova programmazione comunitaria, che inizierà nel 2023.  Secondo le stime attualmente disponibili, il piano 2021-2022 potrebbe significare un incremento di circa 3 milioni di euro nel budget totale destinato alla Provincia di Bergamo rispetto ai criteri storici applicati in sede di politica agricola comune.

“Da un lato riscontriamo alcune misure di sicuro interesse, quali quelle che prevedono investimenti per un migliore uso delle risorse irrigue, come pure iniziative sulla strada della sburocratizzazione dei processi amministrativi – aggiunge Bolis -. D’altro canto non possiamo dimenticare che la vera partita per il futuro delle nostre aree rurali si giocherà nei prossimi 8-12 mesi in sede di definizione dei piani che si applicheranno con la nuova Politica agricola comune dal 2023 al 2027”.

È proprio in vista della nuova Pac che Confai invita la Regione Lombardia e gli altri attori istituzionali a costruire un progetto di rilancio che ponga al centro l’impresa. “Da tempo la nostra associazione insiste sulla necessità di una progettualità globale che permetta all’agricoltura bergamasca e lombarda di fare un ulteriore salto in avanti – afferma il direttore di Confai Bergamo, Enzo Cattaneo –. In particolare, nei prossimi anni ci troveremo di fronte alla necessità impellente di potenziare un tessuto imprenditoriale fatto di micro e piccole aziende agricole, ancora molto numerose, che rischieranno di perdere ogni contatto con i mercati internazionali se non procederanno ad una forte razionalizzazione dei costi di produzione. In questa sfida sarà fondamentale che le istituzioni riconoscano e accompagnino gli sforzi degli imprenditori agromeccanici, tra i pochi attori economici  attualmente in grado di cogliere i vantaggi delle economie di scala e di proiettare l’agricoltura italiana verso scenari di alta competitività e sostenibilità”.

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