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Arte

L'intervista

Giovanna Bolognini: “Anche in una tragedia come il Covid l’arte può dare dignità”

L'artista racconta come ha vissuto il lockdown e suggerisce: "Bergamo potrebbe - ma non solo ora in questa emergenza – aiutare gli artisti nel fornire loro degli spazi in cui possano lavorare senza avere la grande preoccupazione degli affitti onerosi, che non si possono permettere".

Mapello. Ritrovo Giovanna Bolognini immersa nell’atmosfera laboriosa e suggestiva del suo studio di Mapello, disponibile come sempre a un confronto sulle cose dell’arte e della vita. In questi mesi estivi l’artista bergamasca è presente a Milano in una bella collettiva alla Galleria Antonio Battaglia, dal titolo “Accademie e Dintorni”, visibile fino al 30 luglio.

L’evento rende omaggio a quattro personalità di pittori e scultori uscite dall’Accademia di Brera e che negli anni si sono fatte strada sulla scena contemporanea. Tra questi, Giovanna Bolognini propone alcune sculture recenti, tra il ludico e l’introspettivo, una perfetta sintesi del linguaggio dialettico e visionario che caratterizza la sua ricerca tridimensionale.

Figura forte del nostro panorama artistico, Bolognini è innanzitutto scultrice dalla cifra espressiva personale e inconfondibile. Abituata ad addomesticare le incandescenze del metallo e a lavorare con la fiamma viva, alla maniera dei mastri ferrai, l’artista ha la tempra tenace e la creatività ostinata di chi si dedica con passione al “fare”, senza fermarsi di fronte ad alcuna sfida, di tecnica o di volume.

Le rivolgo qualche domanda su come, da artista della materia, sta vivendo questi due anni di distanze e di smaterializzazione del reale.

ll suo lavoro ha risentito della reclusione forzata imposta dal lockdown?

Quando sono in studio a lavorare alle mie sculture o al disegno vengo totalmente assorbita in un percorso di focalizzazione della forma. Nell’esecuzione di tale processo creativo la concentrazione è dominante e assoluta e mentre creo ho bisogno di isolarmi: per cui devo dire che, nonostante tutto, no, il mio lavoro non ha subito cambiamenti. Non ho patito alcun senso di “vuoto” perché nel vuoto di rumori la mia attenzione si acutizza. Però la mancanza di incontri e di relazioni spontanee si è fatta sentire. L’arte è sempre anche dialettica, e questa è inevitabilmente calata. Nel tempo dilatato, devo ammettere che mi sono mancati gli stimoli umani che il confronto porta con sé.

Durante il Covid ci siamo digitalizzati per forza, sul fronte pubblico, privato, professionale. Da questa situazione ha tratto stimoli nuovi oppure ha vissuto questo “farsi virtuale” delle cose come una involuzione?

Durante questo periodo l’utilizzo del digitale per me si è intensificato, è stato fondamentale per i contatti sia di lavoro che di confronto a distanza. Sono contatti, però, che ho vissuto nell’astrazione, nel senso che non ho avvertito alcuna crescita individuale. D’altra parte questa forma di relazione elude un rapporto fisico e quindi anche la partecipazione emozionale e percettiva. Per cui queste sono sì nuove possibilità, ma rimangono sul piano virtuale in cui si sviluppano.

Giovanna Bolognini ok

Che contributo potrebbe dare l’arte a questa fase di crisi?

Credo che l’arte in ogni sua espressione, in qualsiasi settore, offra sempre una possibilità di sognare, di sentire muovere dentro di sè la vita. Anche dentro le pieghe di una tragedia, l’arte ha la capacità di dare all’uomo una dignità. In questo senso l’arte può contribuire anche ai momenti di crisi, non per forza facendosi “arte impegnata” o engagé.

Che contributo dovrebbe dare la politica invece all’arte?

Credo che la politica dovrebbe imparare a rispettare le espressioni artistiche senza imporre una sua linea. Questo è il primo fondamento. Poi, in particolare e in concreto, ciò che Bergamo potrebbe fare – ma non solo ora in questa emergenza – è aiutare gli artisti nel fornire loro degli spazi in cui possano lavorare tranquillamente e non avere la grande preoccupazione degli affitti troppo onerosi, che non si possono permettere.

A che cosa sta lavorando attualmente?

In questo periodo mi sto dedicando a una scultura di grandi dimensioni, che ho ripreso dopo avere interrotto per realizzare due nuove piccole sculture. A volte ho l’esigenza di alternare la loro realizzazione. Questo modo di procedere, quando il lavoro della scultura è particolarmente lungo, mi dà la possibilità di dilatare mentalmente la creazione e la mia percezione del tempo, arricchendolo di una presenza attiva. E questa libertà di entrare e uscire dalla stessa realizzazione mi fa sentire una speciale leggerezza nel procedere. Leggerezza che si riflette nella forma e nella natura stessa delle opere.

Un’opera che ha prodotto nel tempo del lockdown e che sente particolarmente riuscita?

Ultimamente ho realizzato “Il gioco dell”ombra” ed “Eccomi!“: sono due sculture che hanno in sé un carattere tra il serio e il ludico, che mi lasciano in una sospensione di sguardo e di stato percettivo. Ecco, per me questi lavori “ibridi” interpretano bene lo spirito con cui mi piace affrontare la vita, e anche le situazioni difficili come quella che stiamo attraversando.

Giovanna Bolognini ok
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