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Il centenario

Il socialista Venturati e il comizio del ’76 a Rovetta: “Per ostacolarlo il parroco suonò le campane”

Mercoledì 21 luglio al cimitero di Treviglio una cerimonia nel centenario della nascita. Un ricordo e un aneddoto

Ricorre il centenario della nascita dell’avvocato Carlo Venturati, stimato legale e leader socialista bergamasco. Per rendergli omaggio, mercoledì 21 luglio alle 10 al cimitero di Treviglio avrà luogo una cerimonia organizzata in accordo con la sua famiglia e aperta alla partecipazione di tutti.

La passione per l’impegno civile che lo ha sempre animato riporta a una politica d’altri tempi, fondata su ideali, partecipazione attiva e militanza, tanto fermento all’interno e all’esterno delle sezioni dei partiti, numerosi momenti di confronto e uno stretto legame con la cittadinanza. In questo contesto si inserisce l’operato di Venturati, che percorse in lungo e in largo il territorio per ascoltare le esigenze dei cittadini e prendere parte a iniziative e incontri. Un testimone, G. M, ricorda: “L’ho conosciuto molto bene nel ’76, quando si recò a Rovetta per tenere un comizio in piazza dei Ferrari, vicino al municipio, in vista delle elezioni. Penso che sia stato un sabato pomeriggio tra la fine di maggio e i primi di giugno: era accompagnato dall’autista Fassi di Albino, a bordo di una 127 sulla quale erano state posizionate delle trombe che servivano per richiamare l’attenzione delle persone affinchè partecipassero all’evento. Il parroco del paese, don Giuseppe Bravi, fece suonare in continuazione le campane arrivando quasi al punto di impedire lo svolgimento del comizio: sono trascorsi oltre quarant’anni, all’epoca ero un diciassettenne, ma ho ben presente quell’avvenimento”.

Fu un episodio curioso, che colpì i presenti. G. M. prosegue: “Don Giuseppe Bravi, classe 1889, era originario di Medolago e svolse il proprio ministero in qualità di parroco per tanti anni. Nella prima guerra mondiale era stato cappellano militare dei bersaglieri, mentre nel 1945 fu a capo del Comitato di Liberazione Nazionale a Rovetta, anche quando si verificò l’eccidio dei 43 repubblichini. L’ordine di suonare le campane durante il comizio di Venturati certamente non arrivò dal sacrestano, a cui non importava molto di questa faccenda: giunse dal parroco. Secondo me quest’ultimo, che aveva lottato tanto contro lo stemma Garibaldi, simbolo dell’alleanza social-comunista nel ‘48, scambiò il comizio per un raduno con questa matrice, così cercò di ostacolarlo o per lo meno di disturbarne la realizzazione. Personalmente, in seguito, sono rimasto in contatto con molti dei partecipanti tra i quali vi furono l’avvocato Olivati e l’avvocato Baruffi. Erano molti, infatti, gli avvocati impegnati in questo partito: tra loro c’era Arbace Mazzoleni, stimato legale, reduce di guerra, antifascista, musicofilo e cittadino benemerito, ma anche Eugenio Bruni, storica figura del mondo partigiano bergamasco, e suo figlio Roberto, ex sindaco di Bergamo”.

L’avvenimento a Rovetta testimonia l’eterogeneità delle forze che diedero vita al comitato di liberazione nazionale e alla lotta di Resistenza. Vi entrarono, infatti, movimenti di diversa estrazione culturale e ideologica, composta da rappresentanti del Partito Comunista Italiano (PCI), della Democrazia Cristiana (DC), del Partito d’Azione (PdA), del Partito Liberale Italiano (PLI), del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP) e del Partito Democratico del Lavoro (DL). G. M. evidenzia: “Non era un blocco unico, era un’aggregazione di anime diverse, che si riflettevano anche a livello locale. Per esempio, il partigiano Salvo Parigi veniva dal Partito d’Azione, mentre Fassi era dello Psiup, il partito Socialista Italiano di Unità Proletaria”.

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