È bastato un tweet di 360 caratteri del deputato leghista Claudio Borghi per provocare una polemica. Il parlamentare e responsabile economico del Carroccio dopo che i giornalisti gli hanno chiesto se fosse vaccinati ha risposto sul social:
Un politico bergamasco, omosessuale, gli risponde attraverso Bergamonews.
Deputato Claudio Borghi,
le scrive un gay, un gay dichiarato che nulla ha da vergognarsi, perché non sono le persone con cui vado a letto a qualificarmi come persona: sono il mio pensiero, i miei comportamenti, la mia educazione a rendermi un individuo inserito nella società.
Sono Liberale. Liberale, non liberal. Liberale non come quelli che ora si autoproclamano tali ma che nel parlamento padano capitanavano le liste marxiste-leniniste della galassia leghista.
Sono stato consigliere comunale in un paese della Provincia di Bergamo per dieci anni sotto due amministrazioni di colore diverso e ho sempre lavorato dal mio ruolo di opposizione per il solo interesse della mia Comunità e non per una sola parte o per “sete di potere”.
Sono stato attivista, quadro dirigente e ora semplice elettore di Forza Italia dal 1995: la Politica mi appassiona quando ci sono qualità e sostanza, non quando c’è solo fame di notorietà e dietro c’è poco o il nulla.
Dopo essermi presentato le dico questo: dal 2015 sono sieropositivo.
È successo: errore, incoscienza, casualità, destino? non importa.
È successo a me come a tanti altri: uomini, donne, gay, etero.
Lei ha voluto fare il ganassa con un tweet che riteneva spiritoso o arguto e, solo dopo il montare delle polemiche, ha cercato di correggere il tiro.
L’ansia comunicativa viaggia pari passo con la superficialità e va a braccetto con la stupidità di certe equazioni: Gay=Sieropositivo.
Eh no deputato, non è così!
Se invece di cinguettare, riportando indietro di almeno trent’anni il lavoro svolto da medici, operatori sanitari, associazioni e volontari, si fosse fermato ai vaffa contro giornalisti tanto assillanti non saremmo qui a discutere di quanto sia esecrabile la sua dichiarazione a cui tra l’altro non mi risulta siano seguite vere scuse.
Sono sieropositivo, sono in cura, seguo la terapia assegnatami, la mia viremia è azzerata e senza problemi faccio controlli periodici seguito da medici e personale sanitario che mai hanno fatto mancare la propria professionalità e umanità. L’unica cosa che mi imbarazza della mia condizione è il costo a carico del Sistema Sanitario.
Ah, se solo Lei, prima di cinguettare per quell’ansia comunicativa priva di sostanza, avesse pensato alla portata della vergognosa equazione Gay=Sieropositivo e si fosse magari informato sullo stato della realtà parlando con qualche medico o leggendo i report dell’istituto Superiore di Sanità avrebbe avuto l’occasione di capire la volgarità di quanto da Lei twittato.
Troppe persone, ancora oggi, che siano gay o etero, di sinistra o di destra, di qualunque estrazione sociale ed economica non fanno il test HIV per paura dell’esito e per terrore dello stigma sociale.
Lei, deputato Borghi, ha peggiorato la situazione.
Certamente qualcuno chiederà le sue dimissioni o le dirà di vergognarsi per quello che ha scritto: io non sono tra quelli.
Le rivolgo invece la mia Pietà.
Con disprezzo e totale disistima.
Lettera firmata
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